martedì 7 gennaio 2014

NEL GIOIA E NEL DOLORE di Patricia Gaffney

Non so perchè ma esistono libri che ti prendono da subito e devo dire che questo è uno di quelli.

Dal momento in cui gli occhi pigri e svagati di Sebastian Varlaine si posano sulla donna ferma davanti al potente triunvirato cittadino per essere sottoposta a giudizio, qualcosa dentro di lui scatta improvviso.
Rachel Wade è una donna distrutta che il carcere ha trasformato in un'ombra con l'aspirazione di dissolversi con l'arrivo del giorno. Il suo folle desiderio di passare inosservata è quello che colpisce Wade che se ne sente attratto in maniera insolita. Lui è un damerino annoiato che aspetta solo di ereditare il titolo di Conte da una famiglia con cui non ha nessun contatto. Avendo per il momento ereditato quello di Visconte da un cugino, si è trasferito in campagna, abbandonando la sua amante parigina che gli è venuta a noia, per scoprire se questo mondo agreste possa esercitare qualche fascino su di lui.
L'incarico di giudice gli è arrivato frutto della sbornia. Se fosse stato sobrio non avrebbe accettato. Eppure magicamente c'è qualcosa in questo mondo rustico che lo affascina, come nella figura della Signora Wade, uscita di carcare dopo 10 anni per aver ucciso un marito vecchio e crudele dopo solo una settimana di matrimonio.

Bellissimo il personaggio di lei, sfuggente, impaurita, in lotta continua con la vita! Il modo in cui si relaziona alle cose, alla libertà è commovente, come il modo in cui reagisce a Sebastian, con una passività che lo irrita, lo sconcerta, lo attira. A lei non importa se il potente giudice le ha concesso la libertà in cambio dei suoi servigi. Lei non da importanza alla vita.  Almeno così si dice, si ripete! Ma Sebastian non è l'orrendo signor Wade e piano piano riesce a trovare un canale per scuoterla. La seduzione di Rachel è bellissima come la scena del primo bacio. quando sconvolto lui, che aveva iniziato il tutto per tormentarla, si ritira quasi spaventato dicendosi che "il seduttore poteva essere sedotto!"

 Sebastian è un uomo che non vuole rinunciare alla sua vita dissoluta, al suo spirito irrequieto. C'è qualcosa in lui di profondo che rifiuta con determinazione. Non vuole ammettere che la vita in campagna lo affascina più della mondanità di Londra, che una semplice governante con un passato oscuro lo tocca molto più delle raffinate amanti del bel mondo a cui lui è abituato.
E' un uomo che lotta, che non vuole diventare o svelare quel lato dolce che esiste dentro di lui.
Non sappiamo cosa sia successo per renderlo tale, ma ne vediamo tutti i segni.
L'arrivo al castello di alcuni sui conoscenti, tra cui anche Sully, l'erede del Signor Wade, vengono vissuti da lui come l'occasione per dimostrare al mondo e soprattutto a Rachel che lui è un uomo frivolo, crudele, non interessato a niente e a nessuno.

 Ed effettivamente tutta la scena dei suoi amici che tormentano Rachel sotto il suo sguardo senza che lui intervenga è molto dura e crudele.
Eppure Sebastian non gioisce neanche un minuto. Si impone di non intervenire, ma quando la situazione degenera lui sceglie! Il momento in cui Sully, deciso ad inseguire Rachel fino alle stanze di lei, gli chiede:
- E' tua? - e lui nega, è costruita come un crescendo di tensione che esplode con la folle corsa fino alle stanze di Rachel per salvarla da Sully. E qualcosa in lui si spezza. Da quel momento il loro rapporto cambierà.

 Sebastian Varlaine è l'uomo che tutte le donne meritano, tutte quelle che hanno ricevuto tanti colpi dalla vita e che hanno perso tutti i loro sogni, che si vedono allo specchio e scoprono che hanno uno sguardo triste e che hanno smarrito tutte le loro illusioni.
Lui compare e cerca di guarire l'anima malandata di Rachel
Ed ogni sogno infranto ridiventa lucente e brillante, ma Rachel resta malinconica fino alla fine perchè sente che tutta questa felicità non può durare.
Ho trovato credibile anche la scena del litigio, prima che lui parta per ritornare al castello del padre ormai morto per dividere l'eredità.
Lui ama Rachel, ma ha terrore del cambiamento e la sua reazione al sacerdote che propone un matrimonio frettoloso per difenderla è davvero credibile, ben descritta dall'autrice, come la rabbia della donna che lo affronta dicendogli che non gli perdonerà il fatto che abbia riso di lei.
Romanzo che mi ha sorpreso. Non conoscevo l'autrice, ne avevo mai sentito parlare del romanzo, eppure vale davvero la pena leggerlo.

RETRO COPERTINA AMERICANA

FRASI TRATTE DAL ROMANZO

Per dirla tutta, era ubriaco fradicio. Ma loro non potevano saperlo, visto che era un maestro nel fingersi sobrio.
 
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Sebastian era un convinto assertore dell'assioma che la familiarità generi disprezzo.
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Tuttavia, nonostante la posa, emanava un'aura tutt'altro che abietta o furtiva; appariva semplicemente disperata. Gli diede l'impressione di una donna a tal punto vessata, da non poter essere più nemmeno una schiava.
 
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Non mi toccherai, diceva il suo corpo, perché sono intoccabile.
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 Tirannia: la scappatoia preferita dall'aristocrazia inglese quando le cose in democrazia non andavano come volevano loro.
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Tutti i movimenti e i gesti di lei adesso erano controllati, misurati in modo da attirare meno possibile l'attenzione. Era l'annullamento di sé innalzato a forma d'arte.
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I rintocchi cupi e riecheggianti erano tristi e confortanti, erano il suono stesso della solitudine. Il tempo trascorre piano, era il messaggio contenuto nel suono lento della campana. Ma il tempo del mondo e quello in una prigione non appartenevano neppure alla stessa dimensione.
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Li vide tutti e non smise di guardarli, incontrò tutti gli occhi, perché se avesse ceduto, se avesse curvato le spalle e si fosse resa invisibile, avrebbe fallito e perso la sua unica speranza di riscatto.
 
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La vita, aveva deciso anni prima, era assolutamente, spettacolarmente insignificante e un uomo saggio imparava a convivere in modo intelligente con questa deludente verità.
 
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Passarono i secondi. Ritrovò l'autocontrollo, ma era diffidente. Aveva imparato una lezione. Il seduttore poteva essere sedotto.
 
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Torturare Rachel doveva essere il divertimento della serata. Lo sapevano tutti. Il fatto che lui ne fosse rimasto nauseato non contava niente; al contrario indicava l'esistenza in lui di una nuova e pericolosa debolezza che non gli piaceva, e che voleva a tutti i costi eliminare.
 
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«Ti sei annullata», disse Sebastian e lei rispose: «Sì, proprio così. Mi sono uccisa senza morire».
 
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«Stai arrossendo. Dio, quanto sei carina.» «Non sto arrossendo.» E non era neppure carina, ma quando lui la guardava così, le sembrava di esserlo.
 
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Era una donna oppressa dal fardello più pesante di tutti, almeno secondo il suo amante: una coscienza borghese.
 
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Caparbietà, si disse. O forse solo un digrignare i denti, un'abitudine acquisita dalla determinazione di attraversare questa incombenza della vita senza provare nulla.
 
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«Penso che sia usare le poche capacità che possiedo per cercare di fare del bene nel mio angolino di universo. Ed essere felice senza fare del male a più persone dello stretto indispensabile.»
 
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«Ma io sono una ex galeotta.» «Lo eri. Adesso sei una martire. E prima o poi diventerai un'eroina, ne sono sicuro.

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