sabato 24 dicembre 2016

JEREMY POLDARK di Winston Graham


Mi sono prefissata l'obiettivo di leggere tutta la saga. Quando mi innamoro di una storia, sono fatta così: non demordo e affronto tutto quello che viene, desiderosa di arrivare al traguardo. Certo sono consapevole che con i volumi successivi dovrò affrontare la parte più difficile, e quelli che hanno visto la seconda stagione della BBC sanno di cosa parlo.



JEREMY POLDARK, malgrado il titolo, non è dedicato al primo figlio della nostra amata coppia, nel senso che le vicende riprendono esattamente dove le avevamo lasciate con DEMELZA , ovvero poco dopo il naufragio e la perdita della piccola Julia. Non assistiamo alla scena drammatica che chiudeva la prima intensa stagione della serie televisiva, ovvero quella dell'arresto di Ross sulla spettacolare scogliera. Qui tutto sembra procedere in maniera alquanto burocratica. Il carattere impulsivo del nostro eroe, infatti, gli ha fatto guadagnare molti nemici e qualcuno alla fine lo ha segnalato come responsabile del saccheggio e delle violenze avvenute sulla spiaggia di Hendrawna, di sua proprietà.

Soffiano venti di guerra oltre la Manica e Graham riesce con la sua solita abilità narrativa a farcene percepire il clima, senza rendere pesante il racconto, attraverso riferimenti a Mark Daniel, ormai in Francia, ai racconti dei profughi fuggiti dalla violenza, con la percezione della storia da parte di chi in qualche modo ne fa parte e la sta costruendo. L'Inghilterra ha paura di un certo tipo di discorsi che potrebbe alimentare la ribellione dei poveri e dei minatori del distretto e Ross, con le sue idee rivoluzionarie, è un personaggio pericoloso.

Le vicende del processo vengono raccontate attraverso gli occhi dei personaggi coinvolti: i timori, le speranze, un futuro incerto e terribilmente angoscioso. L'amore di Ross e Demelza sembra in qualche modo focale e appannato allo stesso tempo, soprattutto nella parte successiva. La morte di Julia ha come fatto precipitare Ross in un dolore assoluto, come il risveglio dal sonno incantato nel quale era caduto. La vita non è solo felicità assoluta e perfetta e all'orizzonte c'è sempre il ricordo di un amore mai vissuto e quindi in qualche modo inviolato, ad insinuarsi pian piano, preparando il terreno per il secondo volume.

Eppure qui il libro ci parla soprattutto del tentativo di ritrovare la speranza, basti pensare a Demelza, che nasconde per lungo tempo a Ross la notizia del arrivo di Jeremy, timorosa che lui possa non voler affrontare ancora un possibile dolore. Quindi JEREMY POLDARK è soprattutto una piccola speranza che Demelza cova nel suo cuore per buona parte del racconto.

Ritornano intensi anche altri personaggi, come Verity, felice accanto a Blamey, malgrado tutto e tutti, alle prese con la sua nuova esistenza di moglie e matrigna di due ragazzi grandi; il fragile e tormentato Francis, che si sente colpevole di quello che sta capitando a Ross e non trova modo per esprimere la sua gratitudine a Demelza che ha salvato la loro vita ad un prezzo così alto; e poi Dwight, il nostro dottor Enys. A lui viene affiancato in questo volume il frizzante personaggio di Caroline Penvenon. la nipote di uno dei personaggi di spicco della società in cui ci muoviamo.

Caroline arriva come una ventata d'aria fresca e Dwight ne è subito colpito, ma memore della terribile fine di Keren, cerca di stare lontano da una donna così lontana da lui dal punto di vista sociale, che potrebbe portare solo altra disperazione alla sua vita. I due si punzecchiano, si scontrano con la loro visione del mondo e si sfidano in uno scontro che al momento finisce in pari, con un singolare pagamento in arance che segnerà in qualche modo i loro rapporti.

La loro è la storia romantica in qualche modo secondaria che mi ha affascinato sicuramente di più e per il fatto che qui abbia inizio riscatta il fatto che Ross e Demelza cominciano a porsi su due piani distanti che un po' ci fanno rimpiangere quella fase di innamoramento che Graham aveva così ben descritto nei volumi precedenti.

Eppure tutto resta in equilibrio, perfettamente incastrato, spingendoci ad attendere con ansia l'arrivo del prossimo volume, quello dal titolo WARLEGGON, l'antitesi di Ross.

VOTO: 8

FRASI TRATTE DAL LIBRO.

La morte di Julia era stato il colpo più duro. Demelza aveva sofferto quanto lui, ma la sua natura era più flessibile e rispondeva involontariamente a stimoli che per lui significavano poco: una celidonia che sbocciava fuori stagione, una cucciolata di gattini scoperti in soffitta, il caldo sole dopo un periodo di freddo, l'odore della prima bracciata di fieno. Per lei tutto questo era sempre un temporaneo sollievo  che offriva al dolore meno possibilità di ferirla. Anche se lui non ne era consapevole, gran parte dell'affetto che si era manifestato durante tutto quell'anno proveniva da Demelza.

***

«Non esistono cose permanenti, ma solo momenti fugaci di calore e fratellanza, secondi meravigliosi di calma in una successione di giorni inquieti.»

***

—Vivo unicamente per te. Tu hai fatto di me quello che sono. Mi hai fatto credere di essere bella, mi fai credere di essere la sposa di un gentiluomo.
 —Stupidaggini. Sono sicuro che ti sposeresti di nuovo. Se io sparissi, ti ritroveresti richiesta da tutti gli uomini della contea. Non lo dico per lusingarti. No, è solo la verità. Potresti scegliere tra dozzine di uomini.
_ Mai. Non mi risposerò mai.
***

Gli esseri umani che si agitavano in un turbine di luci e di ombre avevano perso parte della loro individualità e si comportavano mossi più dall'impulso della massa che già non era quello di ogni singolo uomo, ma la somma delle rispettive anime individuali.

**

—Sono figlia di un minatore —disse Demelza—. Non mi hanno cresciuto tra lenzuola di seta. La nobiltà dei modi (è questa la parola?) è qualcosa che ho appreso quasi da adulta. È qualcosa di cui devo essere grata a Ross...e a te. Però tutto questo non ha cambiato la mia essenza. Ho ancora due segni sulla schiena dove mio padre ha usato la frusta. Degli ubriaconi non potranno farmi nulla a cui io non sappia rispondere. L'unica cosa di cui ho bisogno è un po' di coraggio.

***

—Si, come massa —disse Dwight— sono una marmaglia. E una marmaglia ubriaca è una cosa pericolosa. Non mi fiderei neanche un istante. Però considerata per ogni singolo individuo che la compone scoprirà che sono abbastanza piacevoli. Una creatura debole, come lo siamo anche noi, capace di sperimentare gelosia e sentimenti meschini, come tutti, ed egoista e codarda come tutti. Però spesso generosa, amabile e pacifica, laboriosa e buona con la propria famiglia. O per lo meno mostra queste qualità nella stessa misura del gentiluomo comune.

***

Il silenzio della stanza era diventato opprimente e sembrava colpire le sue orecchie. Era come un eco di terrore suscitato dalla decisione definitiva, l'ultimo impulso della mente e del muscolo a cui tutto portava, nello stesso modo in cui un fiume corre frettoloso verso il proprio annichilimento nel mare.

***

Bene,  brindo  al demonio. Ignoro da che parte sia stato questa notte.
(Francis)

***

La casa era isolata e vuota, in un mondo oscuro ed immobile. Il battito della vita si era estinto mentre loro erano lontani. .
(Ritornando a Casa dopo il processo)

***

—Mi piacerebbe sapere quanto potremmo guadagnare per Garrick al mercato —disse Ross—. Un
meticcio di grossa taglia, carnivoro, che provoca i tori e si prende cura dei neonati, addestrato a sedersi sulle piantine appena nate e a strappare i fiori. Rompe il vasellame e soffre di alitosi. Risultati assicurati.


***
Durante un minuto gli occhi della giovane si incrociarono con quelli del medico. A Dwight sembrò vedere nella profondità di quello sguardo come nella profondità di un laghetto, li dove nascono tutte le correnti.

***

Nella Leisure avevi una rara combinazione di minerale abbondante e facile drenaggio. Nella Grace certamente non ci sarà lo stesso drenaggio. Che cosa cerchi, oro?
 —No —disse  Ross — la libertà di considerarmi padrone della mia anima.
(Ross e George)

***

 Gli esseri umani erano creature cieche ed assurde, sempre camminando su filo incerto del rpesente, condannati a cambiare le proprie tattiche e le proprie esperienze per mantenere l'equilibrio dell'esistenza, senza sapere quali risultati avrebbero prodotto domani gli atti compiuti oggi.

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