domenica 17 dicembre 2017

SEGRETI di Janet Kendall


Non mi capitava da una vita, eppure SEGRETI, di Janet Kendall, ha segnato in qualche modo un'eccezione sul mio cammino di lettrice, ovvero mi ha fatto dubitare del genere nel suo insieme, inducendomi a chiedermi chi possa trovare interessante un libricino come questo, dove i personaggi sono senza spessore, il mondo in cui si muovono è uno schizzo senza identità e dove le emozioni non esistono.

Ovviamente ho letto tantissimi altri romanzi che in qualche modo riscattano il genere, ma sono sicuramente in una fase di dubbio. Penso che dell'amore si possa parlare in tanti modi e questi libricini ridotti (sicuramente tagliati), spersonalizzati e privi di una loro identità, sono un'offesa a tutti quelli che come me amano il rosa e non ritengono che debba essere considerato materiale per donne frustrate.


Non avevo letto niente della Kendall, sconosciuta autrice di Durango, nel Colorado, che ha quanto ho letto in giro è una sociologa che ormai si dedica a tempo pieno alla stesura di romanzi storici. Dal romanzo (così come è stato pubblicato in Italia), non sembrerebbe proprio che abbia una certa capacità di ricostruire il contesto in cui si muovono i suoi personaggi, ma, come ho spiegato prima, sono quasi convinto che debba essere arrivato da noi non nella sua forma originale.


Sabrina e Hunter sono i due protagonisti della vicenda, che dalla sinossi sembrava alquanto interessante. Un matrimonio combinato dove mille segreti sembrano tenere divisi due sposi che muoiono dal desiderio di conoscersi. In realtà Sabrina compare alla porta di Hunter in compagnia di una zia francese, Marga, con la quale la giovane ha aperto una sartoria. Vuole chiedere al Conte di Kenilworth il pagamento dei conti per i vestiti delle sue amanti, piuttosto numerose.


Hunter, in realtà, non ne sa niente. È un giovane aristocratico, pienamente dedito alle sue battaglie politiche, in modo particolare quella per l'abolizione della schiavitù. Cresciuto con un padre amorale, Hunter non è interessato alle avventure e non pensa di sposarsi. Quando si ritrova davanti Sabrina Barrington, penso che lei voglia ricattarlo, ma finisce per darle ospitalità per la notte, cadendo così nella trappola del nonno della ragazza, il perfido Duca di Sadlerfield che vuole a tutti i costi un erede maschio a cui tramandare il suo titolo e le sue ricchezze.


Costretto a sposarsi, ricattato dall'uomo che conosce un suo compromettente segreto, Hunter non si fida neanche di Sabrina, che a sua volta cerca in tutti i modi di sfuggirgli per ritornare a Londra, dove, a casa di Marga, si nascondono Christine e Alec, due gemellini che lei fa passare per suoi cugini, ma che in realtà sono suoi fratelli, che la ragazza desidera proteggere dall'avido nonno.


Il rapporto tra Sabrina e Hunter prosegue tra mille segreti, con loro che ovviamente si innamorano, ma non hanno il coraggio di confessarsi, mentre i cattivi tramano. 


Il problema non è tanto la trama scontata, perché si può raccontare anche una storia classica, riuscendo a darle nuova linfa. La difficoltà nella lettura di questo romanzo è nata proprio dallo stile superficiale dell'autrice, dalla mancanza di sentimento, dalla sua incapacità di mostrarci gli eventi, limitandosi a raccontare in modo freddo ed impersonale tutta la vicenda. È come se fosse un riassunto degli eventi, infarcito solo di battute, senza un minimo di descrizione e di capacità di analisi dei personaggi.


Mentre leggevo avevo serie difficoltà a mettere a fuoco i personaggi, a distinguerli l'uno dall'altra, ad entrare in sintonia con qualcuno di loro. Si presentavano come una folla senza volto, privi di qualsiasi spessore, una storia con una struttura e il vuoto più assoluto al suo interno. È stato un po' come vedere un film tedesco tratto dai romanzi della Pilcher.

Non so se vi è mai capitato. I romanzi di quest'autrice presentano un mondo pieno di sfumature, di personaggi, di racconti, non certo drammatici, ma solidi e ben scritti. Quando vedi uno dei suoi libri riportato sullo schermo, la sensazione continua e perpetua è quella di qualcosa di scolorito e senza sapore.

È la stessa sensazione che ho provato leggendo questo volume, che boccio senza pietà e che mi induce a provare nostalgia per i bei romanzi dove l'avventura, l'amore, il contesto storico sono sapientemente intrecciati e che ti lasciano, dopo averli conclusi, una sensazione di piacevole tepore che dura per giorni. Decisamente non è questo il caso.

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