domenica 15 aprile 2018

La Tentazione di Angelica di Anne e Serge Golon Vol. XIV - Citazioni



Se siete venuti qui a chiedermi che me ne vada con i miei ugonotti e i miei pirati, vi risponderò: No! E se siete venuti a chiedermi che vi aiuti a sterminare gli inglesi e a combattere contro gli irochesi per puro principio, vi risponderò "No. Non sono dei vostri, né di nessun altro. Non ho tempo da perdere e non penso sia utile trasferire nel nuovo mondo i contrasti mistici di quello vecchio.

(Joffrey de Peyrac)



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Angelica! Purché non le fosse successo niente! Dovevo portarla con me. Saint-Castine  mi ha preso di sprovvista. Non avrei dovuto mai separarmi da lei, né di giorno né di notte, né un solo istante, la mia preziosa, la mia amata pazza" Ha condotto per troppo tempo una vita libera, Appena la si lascia sola, riaffiora la sua indipendenza.



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Comprensiva nel suo silenzio, compassionevole e anche preveggente. La sua sposa redimeva con la sua presenza tutti i crimini e tutti gli orrori evocati.



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—Non conosco il suo nome, ma se un giorno incontrerete un gran capitano con una macchia ... una macchia scura qui   — e si toccò la tempia—, beh, non vi fidate, i vostri nemici non sono lontani da lui. Servizio per servizio: dopo tutto, strega o no, aveva salvato il mio compagno.



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La sua reputazione si era estesa e a  Houssnok,  una  nube  di indigeni si presentò per farsi curare dalla Dama bianca del lago d' Argento.





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Tutti gli avventurieri del mondo, tutti i marinari del mondo, non sono nati per incontrarsi in tutti i punti del globo dove il mare spinge le loro barche?





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 L'amore è una questione di pelle, di onde che si attraggono.



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Ma non sono neanche un criminale, solo un uomo di mare che, a forza di combattimenti e di rapine, si è trasformato nel suo unico signore...conquistando la libertà, alla fine. Solo noi possiamo capire che questo vale più della vita.





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L'uomo che la osservava vide passare, come se quel volto trasparente di donna fosse trasparente, il riflesso dei dolori e delle angosce mai rivelato e mai confessate, di quei dolori che le donne tengono per sé, perché gli uomini non potrebbero capire.



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Li c'era il mistero, la spiegazione di quel terribile tradimento? Un amante di un'altra epoca, un uomo del passato, di quel passato che senza dubbio ancora desiderava, quando era libera, quando conduceva una vita meno dura, quando i capricci del suo corpo incantevole potevano essere soddisfatti a suo piacimento senza temere la collera esplosiva di un marito geloso.





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E in quel silenzio che cadeva goccia a goccia, nel quale ogni secondo portava un altro peso di piombo,  Joffrey de Peyrac credette di morire di dolore.


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Uscite, uscite da qui!  —disse con voce glaciale—  La vostra vista mi  ripugna. Vi ho detto di uscire! Non voglio più rivedervi...Non voglio sentire la tentazione di uccidervi! 

(Joffrey ad Angelica)


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I suoi uomini prima, il suo rancore poi. Lo riconosco bene in questo.



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Desiderava spingere quella porta, entrare, ritrovarsi di nuovo da solo con lei, inclinarsi sulla sua testa, impadronirsi di lei, stringerla contro il suo cuore, e dimenticare, dimenticare nella felicità dei gesti, delle carezze, del bisbiglio di voci, dei respiri che si intrecciano e si uniscono, baci parole ardenti,mormorate con serenità: «Amore  mio!  Amor mio! Non è successo niente, ti amo..»  E dimenticare, dimenticare tutto...Si ritrovò da solo.


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Quel piccolo portoghese era ancora giovane...carne miserabile da forca dei moli di Lisbona, alimentato all'età di dodici anni di polvere, sole,  un pugno di fichi. E poi il mare...Questo era tutto.


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Oggi era lui che Angelica amava, quell'avventuriero magro e vigoroso come un moro, o come uno spagnolo, colui che la possedeva, quell'uomo brutto dai tratti inquietanti e marcati dalle sfide, e bello per tutto lo splendore dello spirito che germogliava dai suoi occhi di fuoco. Era quel gran signore carico di eredità e grandezza.

(Colin vedendo Angelica e Joffrey)


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Che cos'è un bacio, dopo tutto? Delle labbra che si uniscono e si confondono e sono i cuori quelli che si incontrano. Due creature perse si intrecciano nel seno di una sicurezza divina, si riscaldano con i propri aliti, si riconoscono nelle tenebre di una notte nella quale hanno camminato da soli per troppo tempo. L'uomo, la donna...Non c'è altro. È tutto qui. 


****


Ma è sempre per difendersi che si uccide. Per difendere la propria famiglia, la propria vita, i propri scopi, i propri sogni. Rare sono le persone che uccidono solo per il male!




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«Oh,  amore  mio!  Eravamo degli amanti tanto allegri e allo stesso tempo tanto seri. Tutte quelle pazze notti...tante risate, tanta allegria senza ombre, e potevamo guardarci senza fine, pazzamente, senza sentire vergogna!».

LA TENTAZIONE DI ANGELICA di Anne e Serge Golon - Vol- XIV


Ho iniziato la lettura di questo libro come si intraprende un nuovo viaggio, in qualche modo consapevole che c'era stata una svolta decisiva negli eventi. Il ritorno di Joffrey e la riconciliazione con Angelica segnano un punto finale nelle vicende di questa mitica coppia di innamorati. La storia, in qualche modo, si poteva, in definitiva, chiudere esattamente lì, con l'arrivo nel nuovo mondo, un po' come capita anche con un'altra coppia di innamorati letterari, Jamie e Claire dell'universo di OUTLANDER, che non pochi punti hanno in comune con questi loro predecessori francesi.


Da momento in cui si accetta la nuova avventura, si devono mettere da parte i pregiudizi e affrontare le vicende con curiosità ed interesse. Facendo così, devo dire che ho trovato nella lettura di LA TENTAZIONE DI ANGELICA degli elementi che mi hanno appassionata, come altri che mi hanno lasciato molti dubbi.


Il nuovo nemico di Angelica e Joffrey non è più il manipolatore re Luigi, la cui invidia nei confronti del suo potente suddito era stata in qualche modo alimentata da vari nemici, intenzionati a colpire la nostra fascinosa coppia di innamorati. Lontano dagli splendori della corte, immersi in un mondo selvaggio e un po' mitico, adesso il vero nemico è un potente gesuita che odia gli eccessi dell'amore anche carnale, che loro due rappresentano, il desiderio e l'ambizione di potere di Joffrey, ed è deciso a tutto pur di ostacolarli.


Altro punto che mi ha lasciato alquanto perplessa è la famosa profezia che vorrebbe vedere nell'arrivo della bellissima Angelica nel nuovo mondo, l'arrivo del vero demonio, destinato a portare sventura nella vita di tutti i credenti. In verità lei non è quella annunciata, come si scoprirà sul finale, ma questa ossessione di tutti nei suoi confronti, questo timore reverenziale ed assurdo che li indurrebbe quasi a tremare quando lei compare, mi ha lasciato molti dubbi, un po' come la famosa profezia in OUTLANDER che coinvolgerebbe il nuovo re di Scozia.


Più appassionanti restano le vicende umane che coinvolgono Joffrey, Angelica e il redivivo Colin Pautrell, il famoso Re degli Schiavi, che aveva condotto Angelica attraverso il deserto, in fuga dal harem di Sultano. Lei lo aveva amato in modo appassionato e sincero, senza il conflitto che l'aveva legata a Philip o ad altri e il suo abbandono, quando aveva capito la condizione nobile di Angelica, aveva in qualche modo lasciato una porta aperta.


Quando una strana richiesta fattale recapitare apparentemente da suo marito, perché riconduca una giovane protestante nel villaggio inglese dove si trova la sua famiglia, Angelica parte, ignara di finire letteralmente in una trappola. Catturata dagli indiani e poi rivenduta, finisce nelle mani del famoso pirata Barba d'Oro, dietro il cui volto, scoprirà sconvolta, si nasconde il suo amore passato, Colin.


L'attrazione tra i due è quanto mai presente, ma la donna lotta decisa a rimanere fedele al suo unico amore. Peccato che, alcuni malintesi e una situazione compromettente, intravista da un uomo di Joffrey, facciano arrivare all'uomo la notizia di un tradimento da parte della donna che ha scoperto di amare molto più di quanto credeva possibile.


Il dolore e il rancore di Joffrey sono assoluti e quando, dopo alterne vicende, Angelica viene ricondotta dal marito, ad accoglierla non c'è l'uomo amorevole di un tempo, ma un essere gelido e desideroso di fargliela pagare. L'amore però non si dimentica facilmente e Joffrey lotta per trovar eun modo per superare l'ostacolo e la barriera che si è venuta a creare tra lui e Angelica, meditando, nel frattempo, di uccidere il misterioso pirata che reputa colpevole della caduta di sua moglie.


Quando scoprirà chi si nasconde davvero dietro all'identità del bandito, le cose andranno molto diversamente da quando aveva tenuto persino Angelica, fino al colpo di scena finale che porta sulle rive di Gouldsboro non solo un gruppo di giovani donne in cerca di un marito, ma anche una misteriosa duchessa destinata a suscitare non pochi turbamenti. 

martedì 3 aprile 2018

PRENDIMI AL LACCIO di Marianna Vidal



Ana Alvarez è uno di quei personaggi che ci piace odiare, almeno nella prima fase delle vicende di questa appassionante saga familiare, gli Alavarez, appunto, signori della tequila, la bevanda più famosa di tutto il paese. Per quelli che non l'hanno ancora incontrata, l'inizio del quinto volume della saga LATINOS, frutta dell'abile penna di Marianna Vidal, permettere di sviluppare un'idea di quello che diventerà negli anni successivi, come poi l'abbiamo vista nei precedenti volumi come VIENI VIA CON ME, UNA CENA DI NATALE e UNO SCAPOLO DA SPOSARE.


L'avevamo incontrata nel primo libro innamorata persa del fratello adottivo, quel Clark Alvarez Richardson che proprio non sembrava volerla vedere in altro modo, se non come una sorella. Se qui l'avevamo odiata, in quanto rappresentava un ostacolo verso la felicità di Giulia, innegabilmente la simpatia del lettore nei suoi confronti è cominciata a crescere con UNA CENA DI NATALE, dove l'infatuazione della simpatica Monica, l'aveva decisamente ammorbidita, fino a conquistare un posto speciale, nelle nostre simpatie, quando in UNO SCAPOLO DA SPOSARE cercava in tutti i modi di far finire sull'altare il suo fratello preferito, quello vero, Luís, insieme alla sua prima fan, ovvero Monica.


Dopo quella lettura, avevamo capito che Ana sarebbe stata la protagonista di un libro tutto suo, anche se dotata di un carattere decisamente lontano da quello delle sue amiche che l'hanno preceduta. Ana non è morbida, accondiscendente, positiva, convinta che a trionfare debba essere l'amore e non l'interesse. L'educazione che sua madre le ha dato è forse tipica di un certo mondo latino dove le differenze sociali ancora contano notevolmente.


Lei è una Alvarez, l'unica figlia femmina, una sorta di principessa a cui tutto è concesso, anche se sua madre ha avuto sentore di quello che sarà la scelta di Enrique, il capo famiglia, ovvero di dividere il suo patrimonio e le sue attività tra tutti e tre i suoi figli, ovvero includendo anche quel ragazzino adottato, Clark, che infondo anche lei ama, ma che comunque non considera come un figlio. Per non dividere il patrimonio, Frida cerca di alimentare l'infatuazione della figlia per quel giovane bello e impossibile. Ma il destino ha altri piani, come ben sanno quelle che hanno già letto gli altri volumi, e Clark resterà sempre un sogno irrealizzabile.


La realtà è invece rappresentata da Demetrio Torres, un jimador, ovvero un operaio della grande hacienda di famiglia, che produce la migliore Tequila del paese. Ana, appena quindicenne, arrivata per un breve soggiorno in quella che è la casa degli Alvarez, si sente subito attratta da quel giovane dal fisico scolpito, bello come pochi, ma anche umile. Il desiderio la porta verso una direzione, mentre la convinzione, che lei crede ferma e non frutto dell'influenza della madre, la spinge verso un'altra parte.


Demetrio vede Ana come una creatura per molti versi irraggiungibile. È la figlia del padrone, un uomo buono che gli ha permesso di lavorare e studiare, che non avrebbe problemi ad accoglierlo nella sua famiglia, se Ana lo scegliesse. Il problema è rappresentato da Frida e dalla stessa Ana, che affronta la storia con Demetrio con l'immaturità dei suoi anni. 


La storia di una stagione, dunque, o di un amore potenziale, mai sbocciato, in qualche modo rappresentano solo un antefatto, che ci spiega il perché di quella strana tensione che avevano notato tra i due in UNO SCAPOLO DA SPOSARE.


Con un balzo temporale che ci riporta al presente, ritroviamo Ana cresciuta, la donna che abbiamo incontrato e conosciuto nei romanzi precedenti. La sua storia d'amore e d'interesse con un grosso e grasso produttore televisivo è finita per l'ennesimo tradimento di lui e anche la sua carriera sembra essere in una fase di stallo. Non è più una giovane alla ribalta, Clark si è sposato con la donna che ama, Luís aspetta il suo primo figlio. Tutte i suoi sogni di gloria non si sono realizzati, quando, per decisione di Enrique, stanco della vita inconcludente della figlia, Ana si ritrova a contatto quotidiano con quello che è stato la sua prima vera passione, Demetrio, che ormai lavora come capataz e che ha bisogno di una segretaria.


L'idea di rivederlo e di trovarsi in una condizione di inferiorità nei confronti dell'uomo che lei ha allontanato, subito dopo la sua prima volta, non è certo il massimo, ma lei è convinta che riuscirà a trattare la situazione nel migliore dei modi e a trarne tutti i vantaggi. Peccato che Demetrio non è più un ragazzino, ma un uomo, e il fascino con gli anni non si è certo attenuato, anche se lui è pronto a tutto pur di evitare di finire nuovamente preso al laccio.


Romanzo spumeggiante, con una protagonista meno scontata del solito, che racconta di un amore in due fasi diverse della vita e di come, se si ha il coraggio di affrontare i propri errori, si possa davvero conquistare la felicità. 

domenica 1 aprile 2018

Angelica alla frontiera di Anne e Serge Golon - Vil XIII - Citazioni





Un  uomo complicato sotto una semplicità apparente. E nei meandri di quella mente superiore, Angelica doveva trovare il suo posto. Alla luce accecante, Angelica vedeva la sua età, che faceva di lui un uomo all'apice della sua esistenza, nel pieno possesso della sua forza, delle sue facoltà e della sua esperienza. Era finito, denso, personale, senza incertezze, forgiato dall'avventura, dalla guerra, dalla morte, dalla tortura e dalla passione.


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Lui: era lì, a capo della carovana, il conte Joffrey  de  Peyrac,  grande viaggiatore dei due mondi, l'uomo dal destino drammatico che, dopo aver conosciuto le glorie e tutte le miserie, avanzava, cavaliere oscuro, trascinando dietro di sé, giorno dopo giorno, la sua truppa con una disinvoltura altezzosa che a volte sembrava incosciente, ma che sempre risultava sicura.



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—E se un giorno questi francesi del Nord dovessero scoprire chi siete...chi sono...
 —Non è una cosa che succederà domani. E per allora sarò più forte di una povera colonia abbandonata agli antipodi dal Re di Francia... No, non dovete temere nulla. La mano di Luigi XIV non può estendersi fino a noi. In ogni modo, se osa, potremo lottare contro di lui. L'America è grande e noi siamo liberi.
(Joffrey ed Angelica)



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Tanti giorni, tanti anni ha vissuto senza di lei, con la ferita della sua assenza nel costato. Ora che sono riuniti a volte gli sembra quasi assurdo.



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Quando vi ho presa, eravate una ragazzina nuova. Il nostro cervello e il vostro corpo erano vergini. Mentre adesso, quante impronte al posto della mia! Non siete il frutto del mio amore, come io avevo sognato. Sogno che dall'altra parte era utopia, anche fossimo rimasti insieme. Il tempo è passato ed ora voi siete voi, ovvero una donna nella pienezza della parola, una donna con i suoi segreti, una donna che ha perso l'abitudine di riflettersi nell'altro per conoscersi...Una donna sola..che appartiene solo a se stessa, che si è fatta da sola. Ed è questo che a volte mi allontana da voi.
—Ma... Io vi appartengo —disse lei, timidamente.
 —No... Ancora non del tutto, ma arriverà quel momento.
(Joffrey ad Angelica )



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Tutto andava bene. Peyrac sorrise. Sì, era davvero sua figlia per scelta. Libera, leo lo aveva scelto e non avrebbe mai rinunciato a lui.
(Peyrac guardando Honorine)

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Insieme a lui, Angelica era stata scacciata dal mondo dei credenti e dei giusti; per amore suo, era stata marchiata così giovane, a vent'anni, con il marchio della maledizione, e ora Peyrac scopriva, come in un lampo, che lei si era trasformata nel suo doppio, forse nell'unica creatura al mondo al quale assomigliava.


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Con la sua improvvisa solitudine, stava per cominciare la sua avventura. Erano soli, senza appartenere a nessuna nazione, senza rappresentare nessun re. Quando erano venuti gli irochesi per chiedere la sua alleanza, avrebbero trattato con  Joffrey  de  Peyrac,  como con un monarca che parlava a nome proprio.

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Kuassi-Ba lo aveva seguito dalla condanna fino alle galere e con lui aveva invasi il presidio ed era sparito nel Mediterraneo.



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La terra immobile, che non va da nessuna parte, si addormenta sotto il suo sudario bianco, come una matrigna implacabile e indifferente. Si ritrae, si indurisce, muore. Se ne va, lasciando lì gli uomini, senza nulla. Non c'è niente, né un uccello, né un animale, né una foglia. Tutto è materia inutile: pietre, boschi, neve. Non c'è niente e il male della terra si insinua piano piano nelle vene, corrode la vita, abbatte l'anima. L'aria stessa che si respira di converte nel nemico, spoglio di tutta la vitalità, per via del gelo. Fa tossire e poi morire. E adesso per gli uomini di Peyrac era giunto il suo turno di affrontare tutto quello.



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Joffrey de Peyrac scoppiò a ridere.  —Voi, voi amore mio, siete diversa da tutti, fatta di un'altra materia. Siete un ruscello impetuoso che sgorga con forza per rinfrescare la terra e incantarla. Pazienza, mio ruscello, un giorno camminerete per le valli più tranquille, per incantarle con la vostra seduzione e la vostra bellezza. Pazienza...  io catturerò la vostra pazzia, la velerò per timore che si smarrisca o si perda!

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Era  lui,  quella  notte che l'aveva avvolta nelle pelli e steso lì, ed era lui che se era steso come ultimo per far riposare le sue forze. Dormiva immobile, come se fosse morto, forte e sereno. Aveva trionfato, una volta in più, sulla guerra, la morte e gli elementi e recuperava le forze per affrontare un nuovo giorno. Lo contemplò con passione.

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E si diceva che aveva ancora molto da imparare sulle donne per colpa sua. L'ammirazione e la gelosia si disputavano il suo cuore.


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Angelica rimaneva presente in lui perché, possedendo il suo corpo, non era mai sicuro di possederlo per completo, che non sarebbe sfuggita di nuovo.


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Dopo tutto era  il capo, l'unico capo a bordo, come aveva detto quel giorno. Lui sarebbe stato sempre libero, al di là di tutti gli ostacoli. Non aveva paura né del peccato né dell'inferno.



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La  peccatrice per distrarsi con lei, l'angelo per amarla con una abnegazione inalterabile. Ma la donna eterna scombinava tutti i suoi piani perché per lei non c'era peccato né santità. Lei era Eva.



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—Credi che conoscerà queste allegrie?
—Quali?
—L'amore di cui parli.
—L'amore si merita, figlio mio, e si paga.
(Florimond e Joffrey)



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 Suo padre era l'unico essere davanti al quale alle volte si turbava. E allo stesso tempo non poteva evitare di ammirare, stagliandosi contro lo splendore di un cielo ombrato, nel tramonto nuvoloso, grigio e oro, quell'uomo gigantesco, dalle tempie argentate, con il viso solcato da cicatrici e a volte impressionante  che aveva cercato oltre gli oceani  e che non lo aveva deluso: suo padre.
(Florimond guardando Joffrey)


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 Peyrac,  da parte sua, non ha mai rinnegato se stesso. È rimasto come una roccia nel mezzo di una vita di infamie. Invidio Peyrac e non solo per essere l'uomo di quella donna, ma perché non ha mai rinnegato se stesso — ripeté  Arreboust  con  ostinazione—, sebbene abbia dovuto morire, in nessuna delle tappe della sua esistenza.



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. — Che significa  Kawa,  questo nome che mi danno? — chiese lei.
 — Donna superiore, donna che sta al di sopra delle altre donne! — mormorò il conte — Donna, stella fissa!


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—Incredibile! — esclamò uno dei francesi che aveva fatto amicizia con Jacques Vignot— Che principessa! Non avrei mai sospettato che aveste qui qualcosa di simile!
—Non è una principessa  —rispose il falegname, guardandolo con disprezzo — È una regina!
 Girò loi sguardo verso Angelica che stava andando loro incontro con una mano sul pugno di Joffrey de Payrac  — La nostra Regina!  — sussurrò —La regina del lago d'argento!


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 Quel letto era stata la barca che li aveva portati oltre l'inverno. Li aveva dormito Angelica, così vicina a lui che a volte sentiva il suo respiro sulla sua guancia, il suo profumo che la perseguitavano nei sogni, che la mattina non doveva fare altro che aprire le labbra per sentire il dolce tocco della sua lingua contro la sua. Gesti impercettibili, calore, tenerezza. La sua cura era nata da quel sogno di amanti. Ora, avevano ritrovato il filo di Arianna e riannodato il dialogo interrotto quindi anni prima per i roghi dell'Inquisizione e l'ostracismo prescritto dal Re di Francia.

ANGELICA ALLA FRONTIERA di Anne e Serge Golon - VOL. XIII





Dopo gli emozionante ANGELICA E IL PIRATA e ANGELICA E IL SUO AMORE, che avevano in qualche modo chiuso il cerchio delle peripezie e degli amori della nostra eroina, lontana dal suo punto focale, ovvero Joffrey de Peyrac, quel primo amore mai dimenticato, onestamente era fisiologico che l'attenzione e la palpitazione scemassero, anche se ANGELICA ALLA FRONTIERA sicuramente ci offre una nuova dimensione delle avventure della nostra coppia di amanti sventurati.


Joffrey e Angelica hanno perso tutto, il loro prestigio, l'epoca felice di Tolosa e del Palazzo del Gaio Sapere. La caduta e la rinascita di Angelica erano stati solo superficiali, fino a quando non si era resa conto che, anche divenuta una delle favorite a Corte, continuava ad essere una pedina nella mani di Luigi XIV, che mai l'ha dimenticata. Da qui la ribellione e poi la guerra di Poitou.


Adesso entrambi sono lontani dalla Francia, in una terra sconosciuta e selvaggia. Siamo nella seconda metà del seicento e l'America non è ancora stata domata completamente. È una terra popolata di indigeni che si combattono tra di loro e contro l'uomo bianco che avanza; ci sono francesi in lotta con inglesi e nuovi coloni che cercano uno spazio proprio dove collocarsi e creare qualcosa.


In questo contesto Angelica si ritrova accanto ad un uomo che ha amato alla follia, ma che oggi è un perfetto sconosciuto. Joffrey ha vissuto quindi anni lontano da lei e anche Angelica è cambiata. Non è più la ragazzina affascinante, ma ingenua che lui si è ritrovato come moglie. È una donna piena di forza, di determinazione ed entrambi affrontano l'impresa di scoprirsi e conoscersi, quasi con la stessa determinazione con cui studiano il paesaggio circostante.


Innegabilmente le parti migliori sono proprio queste interiori ed intime, dove il romanzo si ripiega nello spazio privato di una coppia che sta imparando a scoprirsi. Le notti in cui Joffrey la spiava, o la sua determinazione a difenderla dai soliti invaghiti che vorrebbero portargliela via, conservano tutto il fascino delle loro vicende, mentre Angelica è alle prese anche con la conoscenza dei suoi stessi figli, non tanto Florimond, che con il suo carattere gioviale e solare è facile da amare e capire, ma dell'oscuro e problematico Cantor, che aveva perso e dato per morto molti anni prima, e che adesso è un ragazzo di quindici anni pieno di segreti e di palpiti.


In questo contesto si colloca la selvaggia Honorine, che in qualche modo ricorda molto la piccola Angelica di Poitou, la marchesa degli angeli che già giocava a guidare le rivolte e le marce. Honorine è forte, a volte quasi spietata, ma anche tenere e bisognosa di affetto. Emozionante il confronto tra Angelica e Cantor sulle origini infelici della piccola Honorine.


La storia perde mordente negli intrighi, nei soliti europei intrigati da Angelica, che vedono come l'incarnazione della seduttrice malefica, arrivata sulle sponde delle nuove terre per disseminare morte e peccato, cogliendo segni del suo arrivo nelle visioni mistiche di una santa del posto.


Più interessanti restano le difficoltà dell'insediamento, la durezza di un inverno che non sembra passare più e che spingono gli uomini ad affrontare le loro paure e la loro capacità di resistenza. E mentre il legame tra Angelica e Joffrey diventa sempre più forte, emerge un nuovo possibile nemico che si contrappone al loro modo di vivere, alle loro aspirazioni e al loro amore. Sembra di essere al principio di una nuova tappa delle loro avventure.

FRASI TRATTE DAL LIBRO