Chi è davvero Kerim? È una cosa che Fatmagul non si chiede, accecata dal dolore per quello che le è successo. Lei non vuole vedere davvero l'uomo che è stata costretta a sposare, vuole solo che lui sparisca, ma che lo faccia senza lasciare altre cicatrici, come quella di un possibile scontro con Mustafa che potrebbe rovinare la vita all'uomo che lei ha amato profondamente, nella sua vita precedente. Così, quando Kerim scompare, mandando in ansia tutta la famiglia, Meryem piange ricordando il bambino che ha cresciuto ed amato, mentre Fatmagul sente il bisogno di spiegarle che lei non vede quell'uomo, ma che per lei lui è solo uno dei suoi nemici.
Eppure c'è qualcosa dentro di lei che pian piano la induce almeno a sollevare gli occhi e guardarlo, mentre prima faceva di tutto per non metterlo a fuoco, per schivarlo. Adesso che Kerim, dopo la nottata passata fuori nel tentativo di liberarsi dai nuovi problemi che i suoi ex amici gli hanno portato, ha scoperto la verità su quella terribile notte, lui cerca di parlarle, di dirle che non è così colpevole come lei crede, convinto che questo, in qualche modo possa riscattarlo agli occhi di lei.
Fatmagul si rifiuta, scappa ogni volta che può, tira su il solito muro che deve separarla da lui, anche se, piano piano, nello loro convivenza quotidiana, qualcosa li avvicina, anche contro la sua stessa volontà, perché, rimasti soli nella grande casa che pian piano sta assumendo una dimensione più umana, con Meryem e Mukkades che sono partite per il paese, per recuperare quello che hanno lasciato, le loro giornate si stabiliscono su un rituale quasi fisso, fatto di tentativi di fuga di Fatmagul e di tentativi di avvicinamento di Kerim, che vuole solo rivelarle la sua innocenza.
Quando Rahmi si perde, quando il nipotino si ferisce, Kerim è sempre presente, come una roccia, e piano piano comincia a legare con le altre persone della casa. Il fratello gli si affeziona, tanto da cercare di convincerlo a restare, e anche il nipotino gli si lega, al punto da giocare con lui e fargli vedere le sue fotografie. Proprio tra queste, gli occhi di Kerim finiranno su quelle del fidanzamento di Fatmagul, in quella vita precedente che lui ha aiutato a strappare via.
Fatmagul si arrabbia, gliele strappa dalle mani e Kerim tace, accettando il suo disprezzo, la solitudine del capanno, le sue occhiate infuocate, fino a quando una sera, poco prima di andare a ritirare il passaporto che gli permetterà finalmente di partire e mettere distanza, esasperato dalla chiusura di lei, approfittando del fatto che si trova sulla barca a giocare con Murat, arriva tempestoso.
Ci si aspetterebbe tatto e premura, ma lui è arrivato al limite. Non vuole spaventarla, ma non può più tacere, quindi rimette Murat sulla terra ferma e costringe Fatmagul a seguirlo in mezzo al mare dove, davanti al Palazzo Dolmabahçe, questa costruzione bianca, impressionante, illuminata nel buio della notte, la costringe ad ascoltare le sue parole.
Lui ammette le sue colpe, di averle impedito di fuggire, di essere stato insieme agli altri che l'hanno aggredita, di averlo permesso, senza fare niente per salvarla, ma lui non l'ha toccata, non ha fatto niente quella terribile notte. E Fatmagul, che sempre ha taciuto, tenendo il dolore rinchiuso ferocemente dentro di lei, circondata da persone che non sapevano ascoltare, lascia uscire tutto il suo furore per la vita rovinata, per i sogni infranti, per l'oscurità in cui è sprofondata, e anche se continua a respingere Kerim, questo momento di contatto tra due mondi, due dolori, per la prima volta anche verbali avvicinano questi due personaggi come non mai. Assolutamente un momento clou da ricordare!







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