Ho finito la visione di HERCAI che, malgrado alcuni difetti, presenta innegabilmente un notevole fascino, e che mi ha preso molto di più di CALIKUSU, che pur aveva i suoi pregi. Cercando in rete un'altra storia che potesse appassionarmi, incuriosita dal nuovo acquisto di Mediaset, che probabilmente lo dovrebbe mandare in onda questa estate, mi sono decisa a muovermi autonomamente, pensando che seguire serie in lingua originale potesse aiutarmi con le mie lezioni di turco e sono capitata in questa storia dove il protagonista maschile, Engin Akyürek, non mi ha preso in un primo momento, almeno da un punto di vista estetico e ancora troppo immersa nei primi piani di Akin Akinozu. Conoscevo invece Demet Özdemir da La Ragazza e l'Ufficiale dove aveva interpretato il ruolo interessante di Ayla. Quello che però mi ha incuriosito è stata soprattutto la trama.
Così eccomi a vedere, nei ritagli di tempo, la prima puntata che ha un titolo suo, Küçük Kara Balık (Un pescolino nero) che poi è quello della storia raccontata al piccolo Kerim, il figlio della nostra protagonista, che fa riferimento a un pesciolino nero che voleva viaggiare e che era costretto a muoversi la notte, quando nessuno vedeva la sua diversità, in qualche modo chiaro riferimento alla condizione del bambino.
La storia è costruita in modo tale da catturare decisamente l'attenzione, fin dal primo episodio. Incontriamo Farah, una donna iraniana, che, da clandestina, vive a Istanbul e che di notte lavora con un gruppo di altre donne immigrate, per un servizio di pulizia che le manda a ripulire i locali dopo che le persone sono andate via. Quest'immersione in una città turbolenta e notturna ci cala subito in un contesto molto diverso dalla scintillante Midyat, piena di riti, tradizioni. Qui siamo proprio nella pulsante modernità, in un mondo decisamente vicino (forse troppo!) all'Occidente, che però conserva ancora qualcosa del suo fascino esotico.
Farah si muove nell'ombra, abituata a non farsi vedere, nonostante la sua innegabile avvenenza, ma la sua condizione e il suo ruolo le permettono di essere quasi trasparente, anche davanti a loschi personaggi che sono molto lontani dalla sua quotidianità, fatta di un bambino di cinque anni, affetto da una malattia genetica rara, che lo costringe a vivere in un contesto di assoluta sterilità, dove per potersi muovere ha bisogno di indossare una tuta che lo protegga da qualsiasi contatto rischioso per la sua vita.
Farah accetta anche lavori extra pur di mettere da parte i soldi che le serviranno per lasciare la città e arrivare a Parigi, l'obiettivo primario del suo viaggio di fuga dall'Iran, così una sera accetta un lavoro extra in un locale, dove deve pulire completamente da sola. Mentre sta ripulendo, sente dei rumori nella sala principale e assiste, terrorizzata, all'uccisione di un uomo da parte di un ragazzo arrogante e pericoloso, che aveva visto anche in un'altra occasione.
A risolvere "il problema", arriva l'uomo di fiducia di Kaan Akinci, il figlio del boss locale, un certo Tahir Lekesiz (Engin Akyurek) e già dalle prime scene e dalle prime occhiate le mie reticenze estetiche cominciano a traballare, in quanto l'attore è decisamente entrato nella pelle di questo personaggio pericoloso e oscuro che arriva a risolvere i guai di un ragazzino viziato e crudele.
Sorpresa per un messaggio di notifica arrivato sul suo cellulare, Farah, disperata, pensa solo a suo figlio e al fatto che, se dovesse morire quella notte, lui resterebbe completamente da solo. Così prega l'uomo di non ucciderla e che lei potrà ripulire tutte le tracce dell'omicidio. Tahir glielo consente, ma quando poi lasciano il locale, Farah, terrorizzata che possa farle del male, si lancia fuori dalla sua macchina, rotolando sull'autostrada e fuggendo.
Tahir la ritrova e scopre che quello che la donna gli aveva detto (di essere la madre di un bambino malato), non erano bugie per impietosirlo e anche se capire quello che passa nella sua mente è piuttosto complicato, la lascia andare, ricordandole però che può rintracciarla in qualsiasi momento. La situazione però si complica quando Farah scopre che l'uomo ucciso è l'amico di Gonul, la vicina di casa che si occupa di Kerim quando lei non c'è, ma soprattutto è un giovane poliziotto.
Il senso di giustizia che lotta dentro di lei la induce a meditare su che cosa sia giusto fare e un giorno si reca alla centrale di polizia con l'intenzione di parlare. Qui però si trova anche Tahir e la scena in cui lo loro sguardi si incontrano nel corridoio della centrale è di grande impatto emotivo.
Farah corre via, decisa a far perdere le sue tracce. Riesce a tornare a casa, a prendere tutti i suoi risparmi, le medicine di Kerim e il figlio, e si reca da un tipo che, dietro compenso, aiuta gli immigrati a muoversi nel paese. Compra un biglietto dell'autobus per lasciare la città, ma un uomo nota i risparmi che la donna ha nella borsa e la segue. Addormentatasi per al stanchezza, Farah viene derubata e quando si lancia all'inseguimento dell'uomo, viene colpita e perde i sensi davanti al suo bambino.
L'incidente non ha gravi conseguenze, tranne quello di fermare la sua fuga, ma in ospedale, senza soldi e senza sapere come fuggire, vede un uomo ricco, decisamente lontano dalla sua condizione di miseria, ferito da un arma da fuoco e, spinta dalla disperazione, nell'esigenza di un medico che possa aiutarlo, si butta avanti, rivelando anche al pubblico che è in realtà un medico.
Farah salva l'uomo, che le chiede il suo nome, da qui il titolo (Adin ne?...Come ti chiami?... Adim Farah... Il mio nome è Farah). Ma quando arriva l'elicottero per portarlo via, e il figlio scende tempestoso, ci rendiamo conto, con la povera Farah, che si tratta dello stesso ragazzo arrogante che ha ucciso il poliziotto. E quando l'uomo, il boss, chiede di trovare la donna, di trovare Farah, gli occhi di Tahir Lekesiz si incrociano stupiti con quelli di lei. E noi spettatori, che ci siamo avvicinati solo adesso a questa storia, capiamo subito di essere stati catturati anche noi! Resteremo prigionieri? Questo dipenderà dall'abilità degli autori, ma sicuramente l'aggancio c'è e ci sono tutte le premesse!