Sefirin Kızı - Sono ancora una madre (41)
Il titolo dell'episodio ci porta a una riflessione importante sul personaggio di Mavi. Si smette di essere una madre, quando non si è più con il proprio bambino? Ovviamente no. Mavi continua ad avere una sensibilità tipica di una donna che ha partorito, amato, allevato un figlio fino a dieci anni e che poi, disgraziatamente, lo ha perso, rimanendo con le braccia vuote.
Mentre tutto il mondo intorno alla piccola Melek è affannato per mille problemi, solo lei si è resa conto di quello che stava passando nel cuore tormentato della bambina. Grazie a lei, Sancar comincia a mettere a fuoco la realtà del dolore che Melek sta attraversando e cercherà di farla visitare, controllare, chiamerà Muge perché possa analizzare il suo malessere. Una piccola parentesi che devo fare è la presenza, naturale, dei personaggi che, con la scomparsa di Nare, temevo andassero via, come Muge e la madre. Certo il ruolo è limitato, ma giustamente non scompaiono dalla loro vita, come succede nel mondo reale.

Mavi aiuta la piccola Melek anche durante le analisi in ospedale e gli occhi di Sancar cambiano piano piano, mentre mettono a fuoco l'importanza della presenza di Mavi nelle loro vite. È stata una benedizione dal cielo, dirò alla dottoressa che l'aveva scambiata per la madre di Melek. Certo il cammino è ancora lungo, soprattutto in un contesto come quello che stiamo vivendo, dove i cattivi, anche se ridotti, continuano a dare fastidio.

Vedere Sancar e Mavi interagire comincia a diventare sempre più piacevole. Entrambi riescono a darsi quella pace e quella serenità che sembra chiaro non hanno mai avuto nella loro vita precedente. Basti pensare alla sera che passano nel bar dove Mavi ha cucinato dei dolci e invita Sancar a provarli. Quello che loro vivono è tenero e stranamente normale, senza drammi esagerati, eppure dona loro una pace che raramente hanno vissuto e che si tramuta in una notte di riposo che entrambi riusciranno ad avere dopo questa serata in cui hanno chiacchierato di piccole cose, a volte sciocche, come l'origine del nome di Sancar.

Sembrano avere tutti gli ingredienti, ma qualcosa li ostacola e la piccola Melek chiede a Mavi di stare lontano da suo padre, temendo che la sua presenza non faccia più tornare sua madre. Mavi, turbata, sentendosi ancora madre, capisce il dolore della bambina e si congeda da Sancar, non prima però di averlo baciato sulla spiaggia, una piccola concessione che si è data quasi a riscatto di tutto il dolore dell'ultimo periodo. E vederli emoziona sempre! Altra piccola nota, omaggio chiaramente a KPA, è Mavi che ringrazia dei turisti italiani, nella nostra lingua, che ci ricorda irrimediabilmente la nostra "sinyorina".

Ma a parte questo, Mavi è Mavi, donna sofferente, ma pacifica, dolce e capace di portare serenità alle persone che incontra. Oltre a lei mi piace anche Bora, il nuovo personaggio entrato nella vita di Elvan. E mentre Yahya si perde nell'emozione e nell'illusione di una paternità (che presto scopriremo non sua!), la sua ex moglie segue la strada che la porterà all'emancipazione e alla serenità, ne sono convinta.
Ma tornando all'argomento iniziale, si è madri anche quando non abbiamo un figlio con noi. A questo punto mi chiedo come Nare abbia pensato che, andata via lei, suo padre Guven avrebbe lasciato in pace la piccola Melek. Eccolo che lo vediamo confabulare, dare fastidio, cercare di sottrarre la bambina a un padre affettuoso, a una famiglia che l'adora, ignorando i sentimenti della ragazzina.
È proprio lui che istiga Melek a parlare con Mavi, dicendole di andare via, e che poi presenta una richiesta di affidamento, chiamando i servizi sociali e sostenendo che la bambina viva in condizioni non adatte. Tutto precipita nuovamente e ovviamente la serenità è lontana, ma questa fase è sicuramente più piena di speranza.
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