domenica 11 febbraio 2018

Angelica Schiava d'Oriente di Anne e Serge Golon - Vol VIII - Citazioni




ANGELICA SCHIAVA D'ORIENTE

Algeri. All'improvviso cominciò a sentirsi la città,  che inviava il suo rumore ruggente, la sua voce fatta di mille voci, e apparve bianca, arida, tra due moli, che si prolungavano in torri. La galera principale entrò nel porto trascinando dietro di se, sulle onde, lo stendardo dell'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme.


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Quel Mohamed  Raki, gioielliere arabo, nipote di  Alí Mektub, era l'unico che aveva la certezza di aver conosciuto Joffrey de Peyrac nella sua seconda vita. E adesso non avrebbe più parlato!



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«Se piango adesso, sarà perduta...Se grido, se resisto...sarò perduta».(Angelica dopo la cattura)



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«Dove vorresti vivere? Per che mondo sei stata creata, Angelica, sorella mia?», le diceva a volte Raimundo, suo fratello, guardandola con i suoi penetranti occhi da gesuita.


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 Non comparire tra le «presentate» era il peggiore degli esili.  Si perdeva successivamente la speranza di vedersi ammesse a dividere i piaceri del sultano. Era  l'inizio del oblio, della vecchiaia, di un esilio crudele a pochi passi dal centro di tutte le felicità.



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  «Quale impero non si è formato sulla strage, le guerre ed il sangue?». (Grande Eunuco Osmar Frarradjii ad Angelica)


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«Ho conosciuto piaceri meravigliosi nelle sue braccia».«Parlate del mostro?».«Ha bisogno di far soffrire. In lui è una forma di lussuria».(Angelica parlando del sultano Muley Ismael con una delle sue favorite)


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 Angelica,  con  le braccia sotto la nuca, sognava...Sul mare azzurro, una nave bianca, inclinata come un gabbiano nel vento...Un uomo che l'aveva comprata al prezzo di una flotta! Quell'uomo che l'aveva voluta pazzamente per se, dov'era? Si ricordava ancora della bella prigioniera che era fuggita? Perché era fuggita?, si chiedeva adesso.


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Quella donna era come un paese sconosciuto il cui orizzonte si rivelava lentamente, un posto nemico da conquistare, un avversario da trapassare, una città chiusa dove bisognava trovare il punto debole.(Il Gran Eunuco pensando ad Angelica)


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«Sei mutevole come l'orizzonte e fissa come il sole...Sembri adattarti a tutto e, nonostante ciò, continui ad essere ingenuamente latina nella tua volontà, diretta verso un solo obiettivo. Assomigli a tutte le donne e allo stesso tempo non sei uguale a nessuna». (Il grande Eunuco ad Angelica)



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«Perché sei fuggito dal Rescator?», mormorò alla fine. «Sarebbe stato l'UNICO  uomo con abbastanza forza per allearsi con te e forse anche Muley Ismael, ma ... Adesso non so se il rischio sarebbe stato peggiore! Agli uomini che si innamorano di te, tu porti la morte...È così!»(Il Grande Eunuco ad Angelica)



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«Parla! Perché sei fuggita? Non hai sentito che il destino di quell'uomo e il tuo, vi univano?Rispondi! Non hai sentito?».Adesso la guardava e la sua voce si era fatta imperiosa. Lei balbettò, umilmente.«Sì, l'ho sentito».«Oh, Firuzé!» esclamó quasi con dolore. «Ti ricordi quello che ti ho detto?» «Non si deve forzare il destino e quando si percepiscono i segni, non bisogna ignorarli...Il segno personale di quell'uomo incrocia  il tuo cammino»(Il Gran Eunuco parlando del Rescator)



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«È una buona cosa non voler morire», disse. «A condizione di non averne paura. La morte forma parte del nostro gioco, di quello che siamo noi vivi. Ho sempre pensato che bisognava considerarla una buona compagna, legata ai nostri passi. Così, camminiamo con la vita e la morte come compagni.  Entrambe hanno lo stesso diritto su di noi. No c'è ragione per trasformarle in fantasma, né l'una né l'altra. Così è e questo è il gioco».(Colin ad Angelica)



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«A volte, quando dormivate», mormorò lui. «... vi guardavo e mi dicevo: non so nulla di questa piccola né lei sa nulla di me. Cristiani catturati in Barberia...è l'unica cosa che ci avvicina. Ma...io la sento come mia. Ha sofferto, è stata umiliata, macchiata... Ma sa rialzare con orgoglio la testa. Ha navigato, ha aperto gli occhi al vasto mondo. La sento della mia stessa razza». (Colin ad Angelica)

ANGELICA SCHIAVA D'ORIENTE di Anne e Serge Golon - Vol VIII


Il romanzo precedente, ANGELICA L'INDOMABILE, ci aveva lasciato con l'ennesima separazione e con un nuovo imprevisto sul cammino della nostra eroina, ovvero con la cattura da parte del Grande Eunuco, deciso a fare di lei la terza moglie del potente Sultano Muley Ismael.


In un clima estremamente sensuale, fatto di donne, tutti addestrate ad essere pronte per il momento in cui il grande sovrano sceglierà una di loro per intrattenersi, Angelica è catapultato in una nuova corte, anche se completamente diversa da quella di Luigi XIV, da cui era fuggita nella romantica speranza di ritrovare suo marito.


Il ricordo di Joffrey, divenuto vivo e doloroso alla fine de ANGELICA E L'AMORE DEL RE, sfuma sempre di più, sostituito dal dolore, dalla resistenza, dall'orrore difronte ai soprusi sofferti dai cristiani fatti prigionieri.


Tra gli schiavi, catturati, spicca per carisma l'avventuriero Colin, una sorta di pirata, per niente aristocratico, divenuto però un leader, a cui tutti i cristiani, in un modo o in un altro si rivolgono. Mentre Angelica viene sottoposta ad una sorta di addestramento, da parte dell'astuto Grande Eunuco, che pensa di fare di lei la nuova moglie del Sultano, la nostra protagonista finisce per conoscere le dinamiche dell'harem, i giochi di potere, tra la prima moglie e la seconda, le aspirazioni delle altri, il desiderio innegabile di fuga, con il quale lotta quotidianamente.


Se l'interazione tra lei e il Grande Eunuco, finisce per aprire spesso conversazioni interessanti, tutta la tensione narrativa sembra concentrarsi sul momento in cui il Muley Ismael poserà gli occhi sulla bellissima Angelica, tenuta in serbo per una grande occasione.


Peccato che il momento tanto attesa avverrà nel più drammatico dei modi, tanto da scoraggiare qualsiasi possibilità di relazione tra Angelica e il Muley, così come, infondo, era stato impossibile per lei diventare la favorita di Luigi XIV, al quale comunque la donna si rivolgerà nella speranza di essere riscattata.


Sarà l'estremo sacrificio del vecchio Savary, che Angelica è arrivata ad amare come un padre, a permetterle di evadere dall'harem del sultano, unica donna che sia mai riuscita a farlo. Peccato che avverrà, grazie all'intervento di Colin, proprio nel momento in cui il Grande Eunuco era sul punto di rivelare il segreto del Rescator e la ragione per cui il Muley Ismael l'avrebbe riconsegnata al suo precedente proprietario senza nessun timore.


L'ultima parte è dedicata alla pura avventura, con la grande fuga attraverso il deserto, dopo essere riuscita a scappare grazie alla complicità interessata della prima e della seconda moglie del Sultano. Entrambe le donne, infatti, hanno capito che Angelica rappresenta un pericolo da evitare e che, una volta entrata nelle grazie dell'uomo che l'ha punita per aver cercato di ucciderlo, non sarà più possibile per nessuna di loro avere il predominio.


Angelica, Colin, insieme agli altri cristiani fuggiti, intraprendono una corsa disperata, nel tentativo di sfuggire alle guardie del sultano che li cercano. Svaniranno tra le sabbie del deserto uno ad uno e solo Angelica e Colin riusciranno nell'assurda impresa di bussare alle porte di Ceuta, baluardo cristiano nel mezzo del regno dei mori.



Ovviamente l'amore, o meglio un'intenso legame tra Angelica e Colin maturerà, fino alla scoperta da parte dell'avventuriero che la donna salvata e di cui si è innamorato non è altro che una potente aristocratica per la quale persino il Re di Francia ha scomodato i suoi uomini per poterla riscattare.


Tutto sembra perduto per Angelica, anche perché Colin non vuole più saperne niente di lei; la speranza di ritrovare Joffrey è naufragata nel dolore delle esperienze vissute, e Luigi XIV ordina che venga arrestata e ricondotta a forza in Francia. La barca del Rescator mi appare quanto mai lontana, anche se sembra che una nuova angelica sia emersa da questa dura esperienza.

domenica 4 febbraio 2018

Angelica l'Indomabile di Anne e Serge Golon- Vol. VII - Citazioni



ANGELICA L'INDOMABILE

Ovviamente è importante. Non ci sarebbe bisogno di infastidire la polizia per una sciocchezza. Con voi, la cosa è sempre seria:  siete sul punto di essere assassinata, di suicidarvi o avete deciso di ricoprire di spazzatura la famiglia reale, turbare il regno, scontrarvi con il Papa...che ne so?(Desgrez parlando con Angelica)



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Dieci anni...Un lasso di tempo all'apparenza molto corto e allo stesso tempo le sembrava aver vissuto varie vite da allora. Era stata, alternativamente, nella miseria più profonda e all'apice della ricchezza. Si era sposata di nuovo. Aveva regnato nel cuore di Luigi XIV. Tutto quello svaniva come in un sogno.


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«Era  il signore di Tolosa», disse lui. «Il padrone di Tolosa già non esiste. Regnava in un palazzo...Già quel palazzo non esiste più... Era il signore più ricco del regno...Lo hanno privato delle sue ricchezze...Era un saggio conosciuto in tutto il mondo...Adesso è uno sconosciuto...Dove potrebbe esercitare la sua scienza?».«Desgrez, non potete capire l'amore che un uomo come lui può ispirare».(Angelica e Desgrez parlando di Joffrey de Peyrac)




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Tutto si concentrava in quella visione lontana di una certa barca sulla riva del fiume, in una notte di inverno. A partire da quello, iniziava a vivere di nuovo. E si dimenticava del suo corpo che altri avevano posseduto, del suo nuovo viso, quel viso di una perfezione consumata, la sua comparsa faceva tremare il Re, e dei segni di una vita che un destino brutale aveva impresso su di lei. Ritornava ad  essere miracolosamente pura, con l'ingenuità selvaggia dei suoi vent'anni, come una donna completamente nuova, adorabilmente tenera, che si girava verso di lui.(Angelica pensando al primo marito)



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Sono sua moglie e lui è mio marito. Per questo lo cercherà. La terra è grande, però se vive in qualche angolo di questa terra, lo troverò, anche se dovessi camminare tutta la vita...Fino a cento anni!


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Como  Flipot  poco prima, con un misto di orrore e di paura l'antico ladruncolo della Piazza dei Miracoli aveva riconosciuto  Nicolás  Calembredaine, l'illustre bandito che credevano morto dopo gli scontri della feria di Saint-Germain e che, da circa dieci anni, espiava i suoi crimini in una galera del re.


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«Non so cosa mi succeda con te», disse lui. «Mi...mi appassioni. Era così mutevole, piena di mistero e di sorpresa. Un attimo prima ti mostri raggiante. Siamo tutti come docili agnelli sotto il potere del tuo sguardo e delle sue risate. E poi ti ritrovo debole , come atterrita dal pericolo che ti minaccia  e contro il quale vorrei difenderti. È una sensazione che non ho mai sperimentato, sai? Tranne con i bambini». (Vivionne a Angelica)



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Angelica pensò, tremante, che assomigliava a  Mefistofele. Emanava dalla sua presenza una specie di fascinazione. Aveva visto così, immobile, affondare tra le onde la galera dove un bambino alzava le braccia al cielo chiamando suo padre?(Angelica fissando il Rescator)


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«Non toccarmi! Non toccarmi!».«Ah, mi hai riconosciuto? Dimmi: sai chi sono?». «Sei Calembredaine, il bandido».«No, sono Nicola, il tuo padrone della Torre di Nesle».



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«Andrò per mare...»La nave la portava verso il suo amore, ma il suo amore retrocedeva verso l'orizzonte...  «Joffrey  de  Peyrac,  si ricorderà ancora di me, mi vorrà ancora?», si chiedeva con un'improvvisa lucidità. «Ho rinnegato il suo nome, lui ha rinnegato il mio ricordo».



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«Anche voi lo ritenete uno stravagante? Perché?».«Perché è l'unico, sentite, l'UNICO pirata che non commercia con gli schiavi, essendo, comunque, il più ricco, per un inverosimile mercato dell'argento che sconvolge e rovina tutto... Un mago! Un mago! Bah!».(Angelica parlando del Rescator)



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«Non sto anch'io perseguendo un mito, la legenda di un eroe scomparso che non ha più posto nel mondo dei vivi? Cerco di indovinare il cammino che potrebbe aver preso seguendo questa rotta dove non si identifica niente e dove i miraggi si incrociano».(Angelica pensando al marito)


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«Non guardarmi come se dovessi mandiarti», le disse il marchese. «Mi hai preso per il Minotauro?».«No, ma per quello che siete!».«Ovvero?».«Il terrore dei mari!».



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 La mano di Angelica tremava sulla carta piegata. Scrivere a suo marito! Smetteva di essere un fantasma per tornare di nuovo ad essere vivo. L'idea delle mani di lui che avrebbero toccato quella carta  e dei suoi occhi che l'avrebbero letta, le sembrava insensata. Aveva mai creduto almeno una volta, si chiese, alla sua resurrezione?


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«È vero,  il  Mediterraneo spoglia gli essere umani dalle loro false maschere, distrugge i fantocci e restituisce, trasformati in oro puro, sulle sue rive coloro che hanno avuto la forza di afrontarlo e di guardare di faccio i suoi miraggi .(Il Rescator ad Angelica)


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 «Adesso capisco», disse in un sussurro. «È davvero la stessa, Alí  Hadji,  la stessa donna della lettera e la stessa che Lui ha comprato a Candía. In realtà questo è troppo bello ed inaspettato! Adesso il Rescator è mio, dovrà umiliarsi e affrontare le force caudine. Ho trovato il punto debole nella corazza, quella di tutti gli imbecilli...La Donna!»

(Mezza-Morte parlando di Angelica)

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be arrivato a liberarla, perché non dubitava che fosse diventato influente e ricco. Si addormentò e credette di sentir risuonare il suo passo trascinato sulle mattonelle di un lungo corridoio solitario. Ma il passo irregolare non si avvicinava a lei. Per quanto tendesse l'orecchio, si allontanava, si allontanava sempre di più fino a perdersi nel rumore del mare. 


ANGELICA L'INDOMABILE di Anne e Serge Golon - Vol VII


La parte finale di ANGELICA E L'AMORE DEL RE mi aveva lasciato in un punto cruciale della storia, come il più classico e moderno dei cliffhanger. Inevitabile quindi il passaggio successivo a ANGELICA L'INDOMABILE, soprattutto per scoprire che fine avesse fatto un personaggio carismatico ed affascinante come quello di Joffrey de Peyrac.


La storia di Angelica e Joffrey, per molti versi, è facilmente avvicinabile alla saga di Claire e Jamie, ovviamente togliendo gli elementi fantasy, ma se c'è un punto decisamente diverso è la mancanza del punto di vista di Joffrey, cosa che invece non accadeva con la Gabaldon, che ci regala anche la visione del mondo e dell'amore attraverso gli occhi di un personaggio leggendario come Jamie Fraser.


Joffrey de Peyrac resta invece un fantasma per buona parte dei libri precedenti, una sorta di vera leggenda oscura, poi rimossa dalla coscienza dei singoli che lo hanno incontrato, perché l'orrore della sua morte, ingiustificata, era stato tale da non poter essere facilmente gestito.


Angelica è andata avanti con la sua vita. È risalita coraggiosamente dal baratro dove era caduta, salendo tutte le scale per arrivare fino al Re. Si è risposata ed ha avuto un altro figlio; è diventata nuovamente vedova e probabile nuova favorita di Luigi XIV, ma a questo punto arriva la grande rivelazione, fattale proprio dal Re. Joffrey de Peyrac non è morto sul rogo.


Disperata, ansiosa di scoprire cosa sia successo, Angelica chiede l'aiuto dell'amico di sempre, Desgrez, che in un primo momento cerca di cacciarla, dopo che si erano separati con la promessa di non rivedersi mai più. Il problema, però, è che il re stesso ha messo Desgrez al comando di alcuni uomini che devono vigilare sulla Marchesa di Plessis- Bèlliere, affinché non lasci per nessuna ragione al mondo Parigi.


Intrufolatosi di notte nella casa della donna, Desgrez le svela di aver scoperto già anni prima, quando lei si era risposata con Philippe, che il suo primo marito non era morto, ma che, mentre cercavano di trasportarlo in una prigione segreta, si era lanciato nel fiume e che da quel momento lo avevano inutilmente cercato. Anni dopo, un mercante arabo, era arrivato a Parigi chiedendo notizie della vedova di Joffrey de Peyrac e Desgrez si era visto costretto a raccontare del suo nuovo matrimonio e della sua posizione a corte.


Angelica non si vuole rassegnata ed è pronta a tutto pur di rintracciare quel mercante per scoprire se Joffrey è davvero ancora vivo. Si confida con il figlio maggiore, Florimond, che apre una porta su un mondo che lei, fino a quel momento aveva ignorato. Sia Florimond che Cantor avevano scoperto la storia del proprio padre e nella vecchia casa parigina di Joffrey de Peyrac, avevano trovato un sotterraneo, probabilmente usato dall'uomo dopo la sua fuga, per recuperare dei gioielli che gli permettessero la fuga.


Angelica è decisa a ritrovarlo ed utilizzando proprio quel labirinto riuscirà a fuggire al controllo vigile di Desgrez per lanciarsi in una folle avventura nel Mediterraneo, attraversato da pirati, mercanti di schiavi, e dal leggendario Rescator, un pirata ricchissimo, liberatore di schiavi, avvolto da un mito insondabile.


Utilizzando il suo fascino, Angelica seduce Vivionne, comandante di una nave, e riesce a farsi portare nel Mediterraneo. Il suo obiettivo è quello di arrivare a Candia, ma finirà per cadere nelle mani del Terrore del Mediterraneo, un ex aristocratico francese, ormai pirata, feroce e perverso, che deciderà di venderla in un'asta leggendaria, dove Angelica sarà comprata proprio dal Rescator.


E che il Rescator abbia molto da dirci e soprattutto da raccontarci sulla sua vera identità è un dato di fatto, anche se mi chiedo che fine abbia fatto quel leggero zoppicare che era un tratto distintivo di Joffrey de Peyrac e che qui sembra praticamente non più esistente. 


E quando Angelica è sul punto di seguirlo nel suo magico palazzo, dove probabilmente svelerà la sua vera identità, la complicità di alcuni suo amici le permetterà di fuggire dalle mani del suo nuovo padrone, mentre Candia brucia nel cuore della notte. 


Romanzo decisamente accattivante, che ti tiene con il fiato sospeso, in un contesto ambientale e storico completamente diverso e pieno di avventura, con il solito pizzico di sensualità che caratterizza un personaggio come quello di Angelica.