martedì 10 gennaio 2017

THE FOUR SWANS - POLDARK 6 - di Winston Graham


Tra tutti i volumi letti finora di Winston Graham, che compongono la lunga saga dedicata alla famiglia Poldark, THE FOUR SWANS (I Quattro Cigni), titolo che allude alle quattro figure femminili centrali nella storia, ovvero Demelza, Elizabeth, Caroline e Morwenna, questo libro è stato quello più doloroso da leggere e onestamente, pur amando molto questa storia ed i suoi personaggi, ho fatto fatica ad arrivare alla fine. Le ragioni potrebbero essere tante e qualcuno direbbe che l'atmosfera cupa delle vicende (in modo particolare quelle che coinvolgono la povera Morwenna) sono tali da gravare sul lettore senza quel lieve umorismo che riusciva a risollevare sempre il tono generale. Mi sono mancate le risate, in modo particolare quelle tra Ross e Demelza che rendevano speciali il loro rapporto, e il mio problema in generale è stato  a livello proprio questa coppia. 


THE FOUR SWANS ha anche l'infausto destino di capitare dopo un romanzo praticamente perfetto come THE BLACK MOON dove avevamo praticamente tutti gli elementi: romanticismo e tragedia, azione e trionfo dell'amore. THE FOUR SWANS invece ci trascina nel racconto spesso infelice del dopo "e vissero felici e contenti", ma è inutile ruotarci intorno. Il problema principale è stato l'allontanamento emotivo di Demelza da Ross. Lei era la mia eroina (e in un certo senso continua ad esserlo), ma tutta la sua storia dell'infatuazione per il fascinoso Hugh Armintage (di cui per fortuna ce ne liberemo nel finale e chiedo venia a quelli che reputano il mio un commento insensibile, ma è un personaggio che ho odiato) mi ha lasciato molto amaro in bocca. La verità è che al fronte di una storia reale come quella con Ross, fatta di alti e bassi, ma anche di un sentimento sincero, questo soldato salvato dal carcere dallo stesso marito che senza dubbi sull'onore del suo comportamento finisce per corteggiare la moglie del suo salvatore a colpi di poesie e di assedio l'ho trovato piuttosto fastidioso da leggere e soprattutto da capire.


Certo ad onor del vero bisogna ammettere che Demelza non è mai stata corteggiata in questo modo, assediata da un uomo che la vede così al di sopra. Anche Ross in realtà, pur amandola ed apprezzandola, l'ha sempre vista alla luce cruda del giorno, ben lontano da quell'idealismo infatuato e lunare con cui il suo cuore ha sempre ricordato la bella Elizabeth. Demelza è la quotidianità, lontano dalla favola. Hugh invece la seduce innalzandola ad una creatura che esiste solo nella fantasia dell'aristocratico e che se può apparire romantico, si riduce ad un semplice esercizio di stile, un'illusione coltivata da entrambi nella loro immaginazione piuttosto che nel loro cuore.


Il problema principale poi è che Ross, come al solito, da tutto per scontato e solo sul finale, quando troverà nella giacca della moglie una delle poesie di Armintage, si renderà conto che il coinvolgimento di Demelza per quell'uomo è stato molto di più che una confusione emotiva passeggera. Lui infatti sembra come al solito perso dietro a mille altri problemi: la sua guerra personale con George Werlaggon, la sua debolezza (mai curata) per Elizabeth, basti pensare al loro incontro nel cimitero e alla fatica che farà per trovare il coraggio di raccontarlo alla moglie (che era nel frattempo venuto a saperlo da Jud nel modo peggiore, travisando il tutto).


In realtà il racconto del loro matrimonio è quello di un grande affetto, pieno però di molte imperfezioni. Il finale in qualche modo me li riavvicina, soprattutto alla luce del fatto che Hugh Armintage esce definitivamente di scena, ma il peso di questo distacco si fa sentire durante tutto il volume e sono convinta che peserà anche sul prossimo volume. 


Se Demelza è preda di turbamenti che scuotono la sua relazione con Ross, Elizabeth affronta il suo dilemma con George, alla luce della famosa maledizione di Agatha, che aveva aperto uno squarcio nel suo matrimonio. La domanda che come un tarmo divora l'animo di George, portando il suo rapporto con la donna desiderata da sempre sull'orlo del baratro, è se Valentine è suo figlio o, orrore di tutti gli orrori, dell'uomo che odia più di tutti, ovvero Ross. Elizabeth, che sicuramente non è tra le figure femminile che più amo in questa storia, non sa come affrontare la cosa e quando incontra Ross, ovviamente invece di tacere, finisce per riversare su di lui anche questo possibile segreto. Da premettere che neanche lei sa se il bambino è figlio di lui o del marito, o almeno così dice al suo vecchio amore, anche se il matrimonio era stato rimandato di un mese e una donna sposata e con prole avrebbe dovuto avere anche un piccolo sentore. Non ho capito se durante la conversazione con Ross il suo sia stato l'ennesimo amo gettato o un tentativo semplicemente di esprimere il suo dolore.


Anche se spesso il nostro eroe in questo libro mi ha lasciato con dei dubbi, alla fine non abbocca all'amo della donne e le suggerisce di mentire al marito, cercando di convincerlo in tutti i modi. L'idea che un suo possibile figlio abbia il cognome dei Warleggan e  ne diventi l'erede inorridisce talmente Ross che rimuove dal suo animo questa possibilità. Ed Elizabeth, in una scena cruciale, finirà per affrontare George e giocarsi il tutto per tutto per cercare di salvare il suo matrimonio.


Caroline è il terzo cigno della storia, anche se la sua presenza è più marginale delle altre. La vediamo sposa di Dwight che con fatica cerca di riprendersi dalle ferite di guerra. Il loro è un matrimonio dove due mondi così diversi cercano di trovare un modo per comunicare e coesistere ed in qualche modo ci riescono in quanto l'amore che nutrono l'uno per l'altra è forte al punto tale da rischiare tutto pur di vivere accanto alla persona amata. La loro storia è l'unica in qualche modo coronata dalla gioia e premiata con l'annuncio che una nuova vista sta germogliando nella nostra peculiare Caroline.


Ho lasciato per ultima Morwenna, il quarto cigno a cui allude Ross, o il cigno ferito, come riflette pensieroso in una delle scene finali del romanzo. A lei tocca la parte più dolorosa e drammatica, che condanna ai miei occhi completamente Elizabeth, che pur si rende conto che il matrimonio della cugina non ha nulla di simile a quello con Francis. Il problema di Morwenna è che, nonostante il suo cuore ancora spasimi, anche se a distanza, per Drake, si è ritrovata legata ad un uomo disgustoso come Osborne. Tutti i suoi ragionamenti sui suoi bisogni, su quanto si meritava, su Rowella, la sorellina di Morwenna, erano duri da digerire perché Graham condure il lettore nell'animo gretto di un personaggio che si odia con furore, soprattutto alla luce di quello che succede a Morwenna.


Quest'ultima è sottoposta a violenze fisiche quotidiane, costretta a sopportare un marito che si arroga il diritto di fare di lei quello che più gli piace e quando Dwight interverrà per porvi un freno, dichiarando che la donna, dopo il parto, ha bisogno di essere lasciata ancora in pace, l'uomo pensa bene di rivolgere le sue attenzioni alla sorella quindicenne di Morwenna. La ragazzina è un altro personaggio negativo che ruota intorno alla nostra protagonista: pur essendo così giovane decide di utilizzare l'attrazione del cognato per ottenere tutto quello che vuole, giungendo in fine a ricattarlo pur di sistemarsi come lei desidera. La concentrazione di soli personaggi negativi intorno a Morwenna, mentre vediamo Drake cercare faticosamente di costruirsi una vita, anche se solitaria, una professione e di affrontare il dolore della perdita, toglie il respiro e ci lascia senza speranze.


Sul finale per fortuna, Morwenna riuscirà a trovare il modo per ribellarsi al marito, accecata dal disgusto provato per l'uomo, dopo aver scoperto la storia con la sorella, ma in questa sua tranquillità ritrovata c'è troppa solitudine per poter trovare un po' di pace, soprattutto alla luce del fatto che l'amore vero sembra irrimediabilmente perso.


Troppe storie senza lieto fine, troppo buio e poca luce, per questo sesto romanzo della saga. Pur ritrovando le solite qualità narrative di Graham, mi è mancata la speranza che gli altri volumi mi offrivano. Punti positivi ci sono, come Drake che, novello Ross, cerca di ricostruire la sua vita dopo che ha perso anche l'amore, e Sam che si riscatta rispetto agli altri romanzi, soprattutto alla luce del suo complesso rapporto con Emma, la peccatrice che non riesce ad accettare completamente il perdono e che pian piano si è insinuata nell'animo di Sam.  Piccoli bagliori che spero possano accendersi nel prossimo volume.


FRASI TRATTE DAL ROMANZO

Se mi dicessero che Morwenna è morta e sapessi che non la rivedrei più, tutto sarebbe ancora più duro, ma potrei affrontarlo. Altri hanno perso le persone amate...ma quello che non posso sopportare e che mai sopporterò è che l'abbiano sposata con quell'uomo! Beh so che a lei non piace...Sam, so che non può sopportarlo. Questo è cristiano? È opera dello Spirito Santo? Gesù non ha mai ordinato che un uomo e una donna si uniscano e si fondano in una sola carne quando la carne della donna si ammala appena l'uomo la tocca. È scritto nella Bibbia? Dove dice questo nella Bibbia? Dimmi, dove compare l'amore, la compassione e il perdono di Dio?
(Drake parlando a Sam del matrimonio di Morwenna)

***

—So quando dirai qualcosa di sgradevole, —affermò  Demelza—. Ti si muovono le orecchie come Garrick quando vede un coniglio.
  —Forse mi muove lo stesso impulso —disse Ross.

***

— Cara, davvero credo che se tu ed io entrassimo allo stesso tempo in una stanza zeppa di uomini giovani, in un primo momento tutti mi guarderebbero, ma cinque minuti dopo li avremmo tutti riuniti intorno a te. Credo che questa è una differenza per la quale non c'è rimedio.
(Caroline a Demelza)

***

Non si preoccupa della proprietà, non gli interessano le armi e non è neanche capace di sparare ad un coniglio. Qualche volta va a cavallo, ma solo per arrivare prima in un determinato posto, e detesta la caccia. Non si ubriaca mai; non grida ai domestici...Credo che queto matrimonio è stato un grave errore.
(Caroline scherzando con Demelza sul suo matrimonio con Dwight)

***

- E qual'è la verità?
- Come?
— È figlio di George?
—Non lo so.
— O meglio non vuoi parlarne.
—No, non voglio parlare.
 —Elizabeth…
 —Adesso me ne andrò. - Si girò, decisa a separarsi da lui. Ross la prese per un braccio e lei si liberò. Disse:
 —Ross, spero che tu muoia.
(Elizabeth e Ross discutendo)

***

—Caroline, perché dici tutto questo?
 —Perché ho sofferto molto aspettandoti...e il tuo ritorno mi ha trasmesso nuova vita. E non voglio che nessuno dica...o mormori...o anche solo possa immaginare di sfuggita...che i nostri interessi sono così diversi che, malgrado il nostro amore, Ross Poldark si è sbagliato.
(Caroline e Dwight)

***

—Amare? Non so che cosa significa questa parola, ma so che adesso non sono libera come lo ero prima. Posso bere la mia birra come prima, ridere e scherzare e nessuno noterà la differenza. La gente dice che sono una sgualdrina...Che significa una sgualdrina? Una donna che vende il suo corpo...Ma io non ho mai venduto niente a nessuno...E non sono così liberale come dice la gente...Non mi importa quello che dicono...Però da quando conosco Sam, da quando abbiamo parlato, non provo più lo stesso piacere. Magari non l'avessi mai conosciuto.
(Emma parlando di Sam a Demelza)

***

L' intensità stessa del sentimento che mi ispiri genera una febbre contraria che nessuna certezza...o meglio nessuna certezza comune...può curare.
(George ad Elizabeth)

***

Giuro sulla Bibbia, come cristiana credente e con la speranza della mia salvezza eterna, che mai...mai ho dato il mio corpo a nessun altro uomo ad eccezione di Francis e te.
(Elizabeth a George)

***

—In merito a quello che mi hai chiesto prima che Jeremy ci interrompesse, - disse all'improvviso Ross.
- Che ti ho chiesto?
 —Se nel cuore di un uomo c'è spazio per due donne...La risposta è no, per lo meno se pensiamo al vero amore.
(Ross a Demelza)

***

—Ross, sei molto buono con te.
—Senza dubbio, per te sono molto buono.
 —Per me... Sai perdonare....Ma dimenticherai? Non lo so..Forse è un errore dimenticare...solo so che ti amo...Immagino che solo questo conta davvero...
- È solo questo che mi importa.
(Ross e Demelza)

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