domenica 14 ottobre 2018

TANGO ALLA FINE DEL MONDO di Diego Cugia



Avevo proprio bisogno di un libro come questo, dopo una sequela di volumi noiosi, tutti uguali, nel quale ero precipitata alla ricerca di qualche storia "sentimentale", che potesse in qualche modo varcare i confini del romanzo rosa classico. Qualcuno avrebbe da obiettare che il libro di Cugia non è un romanzo rosa, ma in realtà poco conta la suddivisione di genere, o la ghettizzazione di una storia che deve, per forza di cose, essere rinchiusa in un'unica categoria. 


La trama di TANGO ALLA FINE DEL MONDO ha in sé mille elementi che possono offrire ai propri lettori tutto quello che è necessario per stupire, commuovere, appassionare. In qualche modo sono di parte, questo lo devo ammettere, perché Diego Cugia è un autore al quale mi sento legata in modo particolare, dai tempi dell'università e di una fase della mia vita in cui una voce alla radio riusciva a darmi un respiro più ampio sul mondo e sulla vita. Questo però non mi ha reso cieca ed ero pronta a criticare, qualora non avesse ritrovato uno scrittore che ho amato, capace con poche battute calzanti di squarciare un velo sulla realtà e di farti andare oltre.


Di amore in TANGO ALLA FINE DEL MONDO il romanzo ne è pieno, ma è anche ricco di figure dai colori diversi, oscuri o luminosi, che arricchiscono un quadro di una società in trasformazione, di un Italia diversa e allo stesso tempo ancora simile a quella di oggi.


Le vicende iniziano in Sicilia, nel 1894, a Palermo, dove Michele Maggio e la sua famiglia vengono condannati per aver partecipato ad una manifestazione contro le tasse. Privati di quello che di fatto è stato una sorta di paradiso felice, il loro podere a Isola delle Femmine, rimasti senza nulla, finiscono per credere nella promessa di un altro eden da scoprire, decantato da Don Tano Calò, uno spietato agente marittimo, che vende false speranze, arricchendo il suo portafoglio.


La prospettiva di comprare una piccola fazenda in Argentina, dove molti italiani emigrano per sfuggire alla miseria, induce Michele ad abbandonare tutto in cambio di quattro biglietti per Buenos Aires, fornitigli da Don Tano, ma il giorno della partenza ne manca uno, quello di Diana, la figlia che lui più ama, quella che gli somiglia e che sembra anche quella più forte, in grado di sopportare il distacco. Così Michele decide di lasciarla sul porto, convinto di poterla far viaggiare non appena arriverà nella terra promessa, chiedendo a Don Tano di accompagnarla da una vecchia zia vedova che possa prendersi cura di lei.


Michele, ingenuamente, finisce per cedere la sua figlia preferita al suo aguzzino, in quanto Tano non ha desiderato altro che mettere le mani su Diana fin dal giorno della manifestazione in cui l'ha vista con suo padre e sua sorella Olivia. Finita in un vero inferno, costretta a vivere in schiavitù, nello sgabuzzino di casa di Tano, Diana dovrà affrontare un vero calvario nel quale la sua forza verrà messa alla prova, trasformandola pian piano da vittima in carnefice, in un capovolgimento di ruoli che non può non ricordare la sposa de IL MERCANTE DI FIORI, sempre di Cugia.


Ma il paradiso promesso si rivela perduto, appena messo piede sul suolo sognato e adorato. Una palude inutile è tutto quello che Michele scopre di aver comprato, ma la determinazione di affermarsi e di poter ricongiungersi alla figlia lo indurranno a lavorare duro durante il giorno, mentre la notte i tormenti e la sofferenza, condivisa con gli altri immigrati, li porteranno a inventare un ballo unico, pieno di disperazione e sentimento, quel tango destinato ad imporsi nel mondo intero.


Un giorno, per caso, Michele al porto salva la vita di un ricco proprietario terriero, Don Manuel, che come segno di riconoscenza gli da un lavoro nella sua impresa di macellazione di carne. Sarà la svolta, anche se, nel frattempo, nella vita di Michele si affaccerà un amore proibito che rischierà di compromettere tutta la sua vita.


Il romanzo racconta con una scrittura poetica, intensa, fondamentalmente due percorsi, quello di Michele e quello di sua figlia Diana, nel tentativo di ritrovarsi, che li porterà a scontrarsi e farsi del male, su uno sfondo ricco di figure tormentate e affascinanti, come quella di Blanca, la moglie di Don Manuel, di cui Michele s'innamora, sottratta ad un passato di violenza, rimasta pura ed incontaminata come un fiore, o Olivia, la sorella apparentemente più fragile, che si rivela generosa, intensa, dotata di una forza che si nasconde dietro la quiete, pronta a qualsiasi sacrificio pur di aiutare la sorella e ingiustamente punita dalla vita. Ma tra tutte le figure spicca indubbiamente quella di Don Tano, il cosiddetto cattivo della trama, personaggio spregevole, oscuro, capace di qualsiasi bassezza, ma allo stesso tempo rappresentato da Cugia con pennellate di tenerezza, soprattutto quando scopre di amare per la prima volta, proprio l'oggetto delle sue vessazioni. Figura potente, che domina il romanzo dall'inizio alla fine e al quale l'autore non sembra voler rinunciare neanche sul finale, lasciandosi una porta aperta per il futuro.


FRASI TRATTE DAL ROMANZO



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