sabato 25 febbraio 2017

IL LAGO INCANTATO di Diana Hall


A volte, quando leggo un libro, mi sembra in qualche modo di vedere un film. Non so se capita anche a voi, ma mi sembra di avere davanti agli occhi un vero e proprio schermo dove scorrono immagini più o meno nitide, a seconda della bravura dell'autore o della scrittrici che sto leggendo. Certo è ovvio che un romanzo ha una dimensione più profonda, ma ci sono alcune storie che sembrano essere adatta ad una trasposizione televisiva o cinematografica. È quello che mi è successo leggendo IL LAGO INCANTATO di Diana Hall, penna che confesso di non conoscere minimamente.


La storia è di ambientazione medievale, ancora una volta quindi ci ritroviamo in un'Inghilterra avvolta dalla magica atmosfera di Robin Hood, tra castelli con torri svettanti verso il pallido cielo, foreste brulicanti di nemici, un Re assente, rapito e disperso, ed un soprano sostituto che alimenta gli avidi e punisce i fedeli. Il racconto ci presenta la nostra eroina di turno, Gwendolyn, che assiste impotente alla morte della madre. Lo zio della ragazza ha ucciso l'amato padre e violentato la moglie di lui, da cui è sembra stato ossessionato. La donna non ha ceduto e ha continuato a rimanere fedele al ricordo del marito. Rimasta incinta, il suo crudele aguzzino la lascia agonizzare di parto sotto gli occhi della figlia, destinata ad ereditarne la bellezza e le terre.


Affidata alle cure di due fedeli cavalieri, trasformati in servi, i due decidono di camuffare la bellezza evidente, anche se ancora acerba della ragazzina, per sottrarla agli abusi a cui sarebbe sottoposta in quanto donna. Gli anni passano e Titus umilia e maltratta la ragazzina ormai cresciuta, che tutti considerano orrenda e stupida. Gwen li asseconda, lasciandoli credere che la sua mente brillante sia piuttosto lenta, tingendo i suoi lunghi capelli biondi, imbottendo i suoi vestiti per avere una figura deforme. Il travestimento riesce anche perché è sempre attenta a non mettersi in luce, vivendo strisciando negli angoli del castello.


Un giorno, quando la nostra eroina ha solo 18 anni, suo zio Titus la convoca per rivelarle che, secondo gli accordi presi quando suo padre era ancora vivo, dovrà andare in moglie ad un nobile cavaliere, Falke de Chretian, giovane rampollo, superficiale e vago, figlio del miglior amico di suo padre. Titus, in realtà, non ha nessuna intenzione di liberare la nipote ostaggio, ma è convinto che Falke, vedendola, ne rimanga turbato e disgustato e che la restituisca pagando la penale per essersi sottratto agli accordi.


Falke de Chrestian è un giovane affascinante che ha sempre cercato di sfuggire all'idea dell'onore, dell'impegno e della dedizione ad una causa. Corteggiato dalle dame, si è sempre concesso ai piaceri, ma quando scopre la creatura che il destino e la sua famiglia hanno scelto per lui, scopre di non provare disprezzo, ma una profonda pena ed una simpatia per quella che soprannomina Lady Scricciolo.


Se il dispiacere e la pietà sono i primi sentimenti che Falke nutre per Gwen, maltrattata ed umiliata davanti a tutti per il suo aspetto e per la sua apparente scarsa intelligenza, pian piano il giovane si rende conto che Lady Scricciolo è ben lungi dall'essere come tutti credono. La sua mente acuta lo sorprende in più di un'occasione. Il suo cuore generoso, che emerge durante la malattia che infesta il villaggio, lo toccano nel profondo e pian piano si rende conto di provare per lei un sentimento più forte di quello immaginato. Una notte, poi, sulle sponde di un lago i suoi occhi si posano su una giovane bellissima, un vero e proprio angelo di bellezza, che ha qualcosa si stranamente familiare. 


Il racconto è scorrevole e piacevole, malgrado la sensazione del piccolo schermo rimanga anche nella mancanza della profondità tipica dei buoni romanzi. La storia procede senza una grande contestualizzazione anche geografica, offrendosi come un luogo di sogno, scelta forse voluta dall'autrice per creare la cosiddetta atmosfera, ma in qualche modo ho risentito la mancanza, come ho trovato che l'espediente del travestimento fosse durato troppo per essere credibile. I punti forti del racconto sicuramente restano il ritmo e il piacere di un protagonista che si lascia conquistare dalle azioni e dal cuore più che da un bel faccino (infatti tra l'angelo della notte e Lady Scricciolo alla fine sceglierà quest'ultima). Avrei sviluppato meglio alcune figure secondarie, lasciate troppo in ombra, come quella del cugino di lei, ma nel complesso è un libro piacevole.

IL SEGRETO DI LEDA di Lyn Randal


Non sono una grande appassionata di storie ambientate nell'Impero Romano, ma sicuramente c'è storia e storia e il racconto di un amore prescinde a mio parere dalla contestualizzazione storica, che a volte può toglie o aggiungere, ma mai stravolgere la profondità di un sentimento. Sono del parere che chi sa raccontare è in grado di commuovermi e appassionarmi anche se mi presenta le vicende ambientate in un'altra galassia. Ad esempio ho adorato L'OSPITE di Stephanie Meyer che merita tutta l'attenzione degli appassionati di quest'autrice. Ma questo è un'altro discorso, che spero di approfondire in un'altra occasione.


Questa settimana mi è capitato tra le mani IL SEGRETO DI LEDA di Lyn Randal, autrice americana, a me sconosciuta, che ci offre un libro delizioso, originale, appassionato, che è stata una piacevole scoperta. Eppure leggendo la sinossi sul retro avevo avuto qualche perplessità, poi vinte in nome di un'imposta decisione di apertura. Leila, la donna amata appassionatamente dal centurione romano Marco Flavio Donato, è stata lasciata dall'uomo che amava due anni prima, quando l'Imperatore Traiano ha preteso da lui la fedeltà a Roma e quindi la partenza per la guerra.


Le storie che iniziano con i due protagonisti innamorati non sono tra le mie preferite. Mi sento sempre derubata di una parte fondamentale delle vicende, ovvero quella dell'innamoramento. Eppure IL SEGRETO DI LEDA inizia conquistando il lettore subito, potente e determinato, con una scena cinematografica di un combattimento in arena di un senatore di Roma che cela la sua identità allo stesso Imperatore che assiste all'evento. Si tratta di uno stralcio di immagine, perché subito dopo ritorniamo indietro e scopriamo che Donato, alla morte del padre, oltre ad ereditare i suoi titoli, i suoi beni ed il suo posto al Senato, ha preso la decisione di cercare Leila e di proporle le nozze che non le aveva offerto due anni prima.


Donato ha amato solo lei in tutta la sua vita e sente come una colpa quella di non averla sposata, dopo averla sedotta, per rimanere fedele al suo ruolo di soldato. La vita di Leila però è molto cambiata e quando l'uomo incontra Lepsi, il padre della ragazza, scopre che il suo abbandono ha fatto precipitare la giovane al livello sociale, che la famiglia l'ha cacciata e che non sembrano esserci tracce di lei. Sconvolto da quello che potrebbe esserle successo, Donato viene indirizzato all'arena dalla sorellina di Leila, e qui ritroverà il suo amore perduto, diventata una gladiatrice tra le più popolari di nome Leda.


Leila rifiuta Donato appena lo incontra, accecata dall'odio e dal ricordo del dolore patito. Lui è pronto a tutto pur di riconquistarla, anche a comprare la sua libertà e quella di Severina, la sua amica fidata, pur di salvarla da una vita di combattimenti e violenze. Leila lo rifiuta, poi accetta il suo ricatto, ovvero quello di sposarlo e di dargli un erede pur di concedere la libertà all'unica persona che l'ha aiutata negli anni difficili che ha trascorso.


Donato è un protagonista atipico, innamorato e tenero, pronto a tutto pur di ammorbidire la durezza che la vita e lui stesso sono riusciti a far nascere dentro il cuore di Leila, ma a sua volta è un uomo che ha sofferto il rifiuto di una madre astiosa, Messalina, che lo ha utilizzato per ferire suo marito, fino al giorno in cui lo ha abbandonato.


Pian piano, mentre cercano un assassino che ha attentato alla vita della donna più di una volta, Donato riesce a conquistare nuovamente il cuore di Leila, ma la gelosia per Lucano, il suo amico fedele, il cristiano che ha rinunciato alla vita dissoluta del passato per abbracciare la nuova fede che pian piano si sta diffondendo, l'uomo tutto d'oro, per via del suo aspetto angelico, che si contrappone a quello bruno di Donato, rischia di compromettere tutto il terreno guadagnato. 


Lucano è uno dei plus di questa storia e anche se non conosco l'autrice mi sorprenderei se non gli avesse dedicato un libro tutto suo, vista la forza con cui domina le pagine, le donne, e la scena. Lucano è l'uomo fedele che pur sentendosi attratto da Leila non oserebbe mai strapparla al suo amico, soprattutto da quando ha fatto voto di castità fino al matrimonio. Inoltre la donna adatta a lui l'ha già trovata, Severina, anche se da questo punto di vista la storia ci lascia in sospeso. La sua presenza accanto a Leila è motivata dal segreto più profondo che la ragazza nasconde a Donato e che potrebbe compromettere la felicità fragile che i due piano piano hanno conquistato.


Romanzo interessante, una piccola scoperta, frutto di una penna che ignoravo e che mi auguro di ritrovare. Questo racconto è la dimostrazione di come, anche in poche centinaia di pagine, è possibile realizzare qualcosa di intelligente, ben scritto e non banale. Da scoprire.

domenica 19 febbraio 2017

IL BACIO DELL'HIGHLANDER di Karen Marie Moning


Quando si parla di Scozia, di viaggi nel tempo, di guerrieri dal fisico possente e di donne dalla mente analitica e razionale, ormai per me è inevitabile finire col provare una strana nostalgia ed un sentimento di déjà vu che mi riporta a Diana Gabaldon, alle rocce magiche di Craigh Na Dun, a Jamie Fraser e alla testarda Claire. Ho iniziato la lettura di IL BACIO DELL'HIGHLANDER senza aspettarmi nessuno di questi elementi, convinta solo che si trattasse di un romance con tocchi si soprannaturale, ma vi confesso che questi riferimenti mi hanno in qualche modo privato di un pizzico di piacere che, senza, forse avrei avuto la possibilità di cogliere, anche se la Moning li ha utilizzati come mero riferimento, come una citazione di un libro che si ama, in una storia alquanto diversa.


Se Claire Beauchamp si perde vagando sulle colline di Craigh Na Dun, finendo risucchiata nel magico cerchio, risvegliandosi in una Scozia settecentesca in cui si imbatte e poi si innamora di un focoso guerriero in kilt, qui Gwen Cassidy si reca in Scozia in vacanza (con un gruppo di pensionati) determinata a perdere la sua verginità. La sua ossessione per un uomo è in realtà una maschera di un desiderio più profondo, ovvero di un amore solido e sicuro che possa scuoterla e farle superare il ricordo di un'infanzia vissuta alla luce di una famiglia di scienziati troppo presi dai freddi calcoli che dai sentimenti. Claire invece era stata cresciuta senza radici da un famoso zio archeologo ed in qualche modo cullava il desiderio inconscio di mettere radici.


Gwen, vagando per le spettacolari colline della Scozia, nei pressi del lago di Loch Ness, cade da un dirupo nel tentativo di recuperare il suo zaino e finisce in una grotta, dove trova un uomo addormentato, ricoperto da strani simboli. L'uomo che si risveglia si chiama Drustan MacKeltar, bellissimo, sensuale, e fortemente attratto da lei. Sembra realizzare tutti i suoi sogni, se non fosse per un piccolo particolare: sembra decisamente pazzo. Il suo modo di parlare, le sue reazioni davanti al mondo che lo circondano, sembrano rivelare seri disturbi e quando lui comincia a farneticare di essere il signore del Clan MacKeltar e che probabilmente è stato rapito e rinchiuso in quella grotta da misteriosi nemici, nel lontano 1518, Gwen si rende conto di essersi messa nei guai, anche perché l'attrazione per lui non accenna a diminuire.


Costretta a seguirlo fino al cerchio di pietre che  secondo Drustan proveranno la veridicità della sua storia, Gwen finisce per lasciarsi coinvolgere in una storia più grande di lei, mettendo in gioco il suo cuore e la sua vita, fino al punto di ritornare indietro nel tempo per impedire che alcune eventi (che porteranno alla morte della famiglia di lui) possano accadere.


La storia infatti si divide in due, con la presenza estranea (o "straniera" lasciatemelo dire) di Drustan nel mondo di Gwen, ovvero nel presente, e quella poi di lei nel passato, interagendo con i vari personaggi e soprattutto cercando di convincere Drustan della veridicità del suo racconto, tutto allo scopo di salvarlo.


Storia piacevole da leggere, molto passionale, con una Moning che gestisce bene il passaggio temporale e gli elementi di sorpresa, ma a guastarmi la lettura di questo romanzo (che avrei amato se non avessi incontrato prima la Gabaldon) sono paradossalmente proprio i costanti riferimenti all'altro volume, che ammetto la Moning cita solo come lontano riferimento, come forse forma di omaggio. Il mio cuore innamorato però non può che sussultare quando si parla di "presenza straniera" di Gwen nel passato, ricordando Claire Beauchamp, oppure quando si cita il cerchio magico, le pietre che possono essere attraversate solo alla vigilia di alcuni eventi naturali (solstizi e simili), i famosi "bagni caldi" a cui Gwen rinuncia e che sono fratelli di quelli di Claire, o l'insinuazione lieve, da parte di Silvan, che Gwen possa essere una spia, il ritorno di lei al presente, incinta di un uomo che crede di aver perso.


Nel complesso la storia è molto diversa, e questo è un merito della Moning, ma quei riferimenti velati mi inducono a pensare ad un'altra penna, alla profondità raggiunta dalla Gabaldon, ad un'addio disperato e straziante, descritto con l'abilità e la profondità di una scrittrice non certo nella media. Quando si pensa al dolore di Claire e Jamie, separati dalla guerra, dal tempo e dal destino, ma indissolubilmente legati dall'amore, che attraversano un limbo di esistenza, continuando ad amarsi, tutto il racconto della Moning appare riduttivo, troppo frettoloso e sbrigativo. Senza conoscere LA STRANIERA, e soprattutto senza amarla come la amo io, il BACIO DELL'HIGHLANDER merita sicuramente la lettura, piacevole ed intensa, da affrontare con cuore leggero e sereno.  Mi resta la curiosità di scoprire quest'autrice senza il fantasma della Gabaldon che mi perseguita e sicuramente prima o poi recupererò qualche suo libro senza Scozia, viaggi nel tempo e guerrieri scozzesi. A quel punto potrò farmi un'idea delle sue capacità, senza paragoni e condizionamenti. Al momento la colloco nella mia lista di autrici da rivalutare.

sabato 18 febbraio 2017

IL MONACO di Carrie Lofty


La maggior parte dei romanzi rosa che mi capita di leggere mi offre un vasto campionario di crinoline, merletti, eleganti carrozze ottocentesche. Non lo so se è una scelta mia, dettata dal gusto che spesso mi porta verso queste ambientazioni, (ma se è così lo faccio in modo inconsapevole), oppure dipende da una sorta di egemonia delle autrici Austen-style, ovvero tutte quelle influenzate dai romanzi di questa grande autrice che ci ha lasciato figure romantiche che ancora ispirano. Comunque, alla fine, quando mi imbatto in un'ambientazione nuova provo sempre un brivido di novità che mi porta una boccata d'aria fresca, indipendentemente se poi le promesse saranno mantenute oppure no.


Con IL MONACO di Carrie Lofty, ad esempio. sono precipitata in una Spagna medievale,  precisamente a Toledo, dove una donna perduta, Ada, disperatamente sta annegando nella dipendenza da oppiacei. A questo punto della storia compare l'elegante figura del protagonista, Gabriel de Maqueda, deciso a tutti i costi ad entrare nell'ordine sacro di Santiago per consacrare la sua vita al Signore e dimenticare un folle desiderio di vendetta. Fin dal principio l'autrice ci offre un contesto altamente credibile e allo stesso tempo fiabesco, una combinazione sicuramente interessante. 


La trama e intrigante e semplice allo stesso tempo. Gabriel de Marqueda ha deciso di allontanarsi da un passato pieno di sangue e orrori e ha deciso di seguire la strada monastica. Per entrare nell'ordine però deve superare un'ultima prova, ovvero aiutare una donna perduta, Ada di Keyworth, a ritornare sulla retta via. La donna, fuggita dal suo paese e rimasta sola, è una tentazione forte contro la quale lottare e Gabriel ben presto si rende conto che la strada per il Paradiso sarà piena di pericolose tentazioni. 


Punto di forza è sicuramente l'ambientazione, descritta attraverso l'occhio attento dell'autrice che ce la presenta durante il viaggio della piccola compagnia che si allontana da Toledo, in compagnia del vecchio e venerando Pacheco, del insofferente Fernan, che sembra portato a tutto tranne che alla vita monastica, e al nostro eroe dall'aria cavalleresca: un paesaggio notevole e romantico, con il fiume Tago che scorre poco lontano, il profilo della Mesa all'orizzonte, che fanno da cornice lussuosa alle vicende. 


Grande spazio viene dato all'interiorità dei personaggi, che non appaiono mai scontati, ed i dettagli della storia, la cura dell'ambientazione, questo paesaggio spagnolo pieno di fascino ed un protagonista maschile fuori dagli schemi. Gabriel è un figlio bastardo di un nobile spagnolo, nato da una schiava araba, cresciuto dal padre per essere una macchina da guerra e proteggere la famiglia. È stato allevato per uccidere, per brillare come cavaliere, ma ad un certo punto, uno scrupolo morale lo ha indotto a cercare di sottrarsi alla barbarie a cui sembrava essere destinato. L'ordine di Santiago è solo una strada per allontanarsi da tutto ciò, ma persino Pacheco sembra augurarsi che il giovane novizio fallisca nel suo intento e ceda al fascino della tormentata Ada.


Anche lei non è una protagonista classica. È  una donna più colta della media di oggi e per l'epoca assolutamente un genio. Poliglotta e sorella di un'alchimista di talento, Ada cerca di tenere a bada i demoni della prigionia a cui è stata sottoposta nel precedente romanzo che spero di recuperare e che era dedicato alla sorella Meg, fascinoso personaggio che emerge anche tra queste pagine nei ricordi di Ada.  Lei ormai è vittima del demone dell'oppio, ma Gabriel sembra pian piano trovare un modo per avvicinarsi a lei ed aiutarla...L'unica cosa che teme è perdersi nel processo.


Storia piena di avventure e peripezie, con una forte componente di passione che non cade nel volgare, ricca di personaggi di possibili nuove storie e di ricordi del volume precedente. Nel complesso il libro ha una forte chiave cinematografica anche se  l'intrigo del re di Castiglia, de Silva e Ferdinando de Leon mi pare un po' fiacca. Più interessante è la lotta interiore dei personaggi: Gabriel contro la violenza che sente ormai come una seconda pelle e quindi combatte con il pensiero di non poter avere un futuro, e Ada che cerca di ritrovarsi dopo la deriva a cui l'ha condotta la sua dipendenza. Lettura piacevole ed interessante, lontano dai soliti cliché dei romanzi storici di ambientazione Regency. 

LA SIGNORA DEL CORAGGIO di Lara Adrian


Ho incontrato Lara Adrian qualche anno fa, quando ero in piena vena "paranormal romance". Avevo finito la lettura di tutti i volumi della saga de LA CONFRATERNITA DEL PUGNALE NERO di J.R. Ward e Lara Adrian era il nome più famoso dopo quella che viene considerata la regina. Visto che tendenzialmente non ho una natura antagonista ed il mio cuore è grande e pronto ad accogliere, mi sono lanciata nella lettura dei numerosi romanzi de LA STIRPE DI MEZZANOTTE, che molti hanno attaccato per il fatto che in qualche modo riprendessero le orme della Ward. Al di là delle critiche, comunque, la Adrian mi ha lasciato il ricordo di alcuni volumi davvero notevoli e quindi quando ho scoperto che prima di dedicarsi a questo genere, aveva scritto anche alcuni storici, mi sono incuriosita e le ho lasciato aperta una porticina del mio cuore.


LA SIGNORA DEL CORAGGIO è il terzo volume della serie WARRIOR, al tempo pubblicato con il nome di Tina St. John, ma pur essendo il libro finale di una trilogia si legge facilmente senza avvertire il bisogno di scoprire quello che è successo in precedenza. Siamo nel pieno Medioevo, in un'Inghilterra tiranneggiata da Re Giovanni, mentre Riccardo Cuor di Leone è in procinto di lasciare la Terra Santa, dove ha condotto le crociate, e poco prima che finisca prigioniero in Germania.


Il nostro eroe di turno è il feroce guerriero Cabal, un bastardo figlio di una teatrante e di un nobile, cresciuto e addestrato come soldato, grazie alla benevolenza di Re Enrico. Cabal si è guadagnato la fama di spietato guerriero, tanto da essere soprannominato Cuore Nero, le cui gesta sono arrivate anche in Inghilterra ed utilizzate per spaventare i bambini.


Quando Lady Emmalyn accoglie il crociato, inviatolo direttamente da Riccardo, con la notizia della morte del feroce marito Garrett, la donna ignora la sua vera identità ed in un primo momento accoglie l'uomo piuttosto diffidente, sicura che Sir Cabal porti solo guai e sconvolgimenti, soprattutto al fronte del fatto che il Re deciderà di darla in sposa a qualche suo nobile alleato per garantire la fedeltà di Fallonmour, la prospera proprietà che Emmalyn ha diretto con ottimi profitti durante la lunga assenza del marito.


Quando i due si incontrato ci sono subito scintille, dovute allo scontro di caratteri, ma anche ad una strana e forte attrazione mai provata prima da nessuno dei due. Emmalyn finisce per conquistare l'uomo anche per il suo coraggio e la sua determinazione, mentre Cabal l'aiuta ad affrontare anche un gruppo di ladri che minacciano la zona. Pian piano Emmalyn si rende conto che il guerriero che le è a fianco è un uomo che dietro la scorza dura provocata dagli orrori della guerra, nasconde un cuore nobile e generoso e se ne innamora perdutamente, pronta a tutto pur di conquistarsi il diritto di scegliere cosa fare della sua vita, anche a chiedere l'intervento della Regina Eleonora.


Ma Cabal nasconde nel suo animo un segreto terribile, legato alla morte di Garrett, ed il timore di perdere l'unica donna che lo ha trattato con amore e comprensione lo induce a tacere, mentre dentro di lui infuria una battaglia ancora più feroce, legata al suo senso di inferiorità dovuto ai rifiuti dell'infanzia e alla consapevolezza di non essere mai stato voluto dal suo vero padre, che malvagiamente gli ha dato un nome come Cabal. Le ferite di Cabal sono di quelle che l'amore sa curare e spetterà a Emmalyn il compito di trovare la formula per sconfiggere la sua diffidenza e convincerlo della profondità dei suoi sentimenti.


Il romanzo non presenta una trama particolarmente originale o articolata, ma la cura del mondo interiore dei personaggi finisce per riscattarla e regalarci una storia sincera, appassionante e passionale, con una scrittura sicura ed un fuoco travolgente che emerge dal racconto con forza. Peccato per il finale che sembra troppo rapido rispetto a tutto il percorso, risolvendo le vicende in poche pagine, quando tutto il resto aveva avuto uno spazio perfetto per permettere ad ogni emozione di svilupparsi, anche se non so fino a che punto la colpa possa essere attribuita alla Adrian o ad una decisione editoriale di far rientrare la storia in un certo numero di pagine. Nel complesso, comunque, il libro decisamente merita. Da riscoprire.

BELLA POLDARK - Poldark 12 - di Winston Graham


È stato un lungo viaggio, di quelli che durano una vita, e con emozione penso a tutti quei lettori che hanno avuto il piacere di leggere un libro di Graham, aspettando il suo seguito, scoprire che l'autore stava lavorando per pubblicarne di nuovi, l'emozione di trovarlo in libreria, di poter scoprire cosa fosse successo di nuovo nella vita di Ross Poldark, della bella Demelza, del romantico Jeremy, della malinconica Clowance, della vivace Bella. Tutti loro, insieme agli altri, fanno parte ormai di un piccolo mondo che vive da sé, in quello spettacolare angolo di Inghilterra, battuto dai venti, accarezzato dal mare, che è la Cornovaglia letteraria di questo autore stupendo. 


BELLA POLDARK è il dodicesimo ed ultimo volume della saga, pubblicato nel 2002, un anno prima della morte di Graham e ben dodici anni dopo THE TWISTED SWORD, piccolo gioiello che sembrava in qualche modo chiudere con un mondo ed un'epoca, pur ovviamente lasciando aperte le porte sul futuro che poteva portare, come sempre, tanti nuovi avvenimenti. In qualche modo BELLA riprende i fili lasciati sciolti nel volume precedente, costruendo un nuovo capitolo, più privato delle vicende, dopo gli eventi epici di quello precedente, regalandoci la conclusione felice che stavamo aspettando, senza però mai dimenticare quel pizzico di  malinconia che in qualche modo è sempre stato presente nella storia.


La storia ci proietta avanti di tre anni, dopo la nascita della figlia di Jeremy. Ross si è ritirato dalla vita politica, scegliendo di stare accanto alla moglie, soprattutto per aiutarla a convivere (se non a superare) la perdita dell'amato figlio e in qualche modo la vita, con il suo avanzare inesorabile, ha ripreso i suoi ritmi. Bella è ormai una giovane donna che sogna di intraprendere la carriera di cantante d'operata. Al suo fianco c'è ancora Christopher, che in guerra ha perso un piede, ma che spera sempre di ottenere il consenso della famiglia di lei per poterla sposare e allo stesso tempo aiutarla a trionfare.


La figlia più giovane dei Poldark è dotata della solita vitalità prorompente e dopo vari tentennamenti i suoi genitori, convinti che la cosa migliore sia quella di permettere ai loro bambini di scegliere da soli la loro strada, decidono di assecondare la sua richiesta di studiare canto a Londra e con l'intercessione di Caroline la ragazza viene mandata a casa della zia della donna, che si prenderà cura di lei. Nel bel mondo londinese, Bella comincia a trasformarsi e ad imparare tutto quello che l'aiuterà a trionfare sul palco, ma nel frattempo il suo carattere a tratti volubile la porterà anche a mettere in dubbio la sua relazione con Christopher, con cui è stata fissata una data per le nozze.


Le figure femminili di casa Poldark, a parte Demelza, mi hanno lasciato con parecchi dubbi, anche perché Bella, pur avendo dato il suo cuore oggettivamente ad un'età troppo immatura, si mostra incostante da questo punto di vista e prima di capire davvero chi scegliere o meglio capire davvero l'amore, finirà per gettarsi in una storia con un altro spasimante improbabile, il produttore di teatro Maurice Valery, che la sedurrà con la promessa di un futuro glorioso sul palcoscenico, destinato a durare quanto la sua passione per la giovane, ovvero il tempo di una stagione.


Bella si ritroverà a vivere la sua avventura con Valéry e quella sul palcoscenico di Rouen senza conoscere profondamente se stessa, gettandosi alle spalle i principi acquisiti e ritenendo giusto sperimentare anche nell'amore, ma una malattia improvvisa (la stessa che aveva privato Ross e Demelza della piccola Julia) colpirà Bella nel pieno del suo fulgore, scompaginando tutte le carte del suo destino e riportandola a casa.


L'amore dei suoi genitori per lei è sicuramente toccante, come l'affetto della sorella Clowance e la costante presenza di Christopher, che riuscirà piano piano a riconquistare la giovane. Non avevo grandi aspettative su questo personaggio conosciuto in guerra nei precedenti romanzi, che sembrava un dongiovanni facilmente incline ad essere colpito dalle donne, ma il suo affetto per Bella si rivela sincero ed in grado di superare le difficoltà, tanto che aiuterà la ragazza a ritrovare un cammino sul palco, anche se reinventandosi un ruolo, quando ormai la sua voce sembra destinata a non tornare più agli splendori del passato.


Se il personaggio di Bella può suscitare simpatia o irritazione, e si presenta forse troppo facile per dominare il romanzo, come al solito ci troviamo difronte ad un racconto corale dove succedono moltissime cose e non ci si limita solo ad una vicenda, ma a tante. Mentre Demelza cerca di andare avanti nella sua vita, Clowance si mantiene in un primo momento lontano da Nampara, soprattutto quando è presente la cognata Cuby, che ormai ha conquistato il cuore dei Poldark. Profondamente legata a Jeremy, Clowance è infatti convinta che la morte del fratello in qualche modo sia dipesa dall'iniziale rifiuto della donna, che ha indotto il giovane a scegliere la strada dell'esercito.


In realtà non sa quanto sia vicina la realtà, anche se non è stato proprio il rifiuto di Cuby il movente, se non il desiderio di mettere distanza tra lui ed il delitto commesso, ovvero la famosa rapina, in cui erano complici anche Stephen e Paul Kellow. Così, isolata in un primo momento, Clowance vive in silenzio il suo segreto, ovvero la scoperta di non essere mai stata sposata con l'uomo che l'ha ingannata. Quello che non mi è piaciuto di questo personaggio è il suo continuo pensare al marito non solo con l'amarezza giustificata, ma anche con una forma di nostalgia, in quanto il suo cuore in qualche modo lo ha amata. Una questione di gusto personale, mi rendo conto, e di mancanza di affinità, ma per fortuna a riscattare il personaggio nel libro arrivano Philip Prideaux , un eccentrico ex soldato, congedato dall'esercito per una crollo di nervi, e Lord Edward, il primo spasimante della ragazza (che dopo Ben era il mio preferito).


Philip è arrivato in Cornovaglia incaricato anche di indagare su una serie misteriosa di delitti che coinvolgono giovani donne e che annovera tra le vittime anche la povera Agneta, sedotta e poi abbandonata dal cinico Valentine. Il mistero dell'assassino è sicuramente la componente gialla che scandisce le pagine del romanzo e che diventa via via più inquietante, man mano che il lettore prende coscienza di chi possa trattarsi, arrivando poi alla scena finale emozionante e terribile in cui si teme per la vita di Demelza come non mai, nell'attesa serata della festa di Guy Fawkes. Tutta l'abilità di Graham nel trattare l'elemento di suspense emerge possente, seguendo Ross perso tra la folla di personaggi che per una ragione o un'altra lo intrattengono impedendogli di tornare a casa (dove la moglie vive momenti drammatici) e la scena tumultuosa che si sta svolgendo a Nampara.


Se da un lato l'elemento drammatico della guerra è venuto meno, la tensione narrativa è mantenuta dal personaggio di Valentine Warleggan, il bambino nato sotto la luna nera, quello della maledizione di Agatha, il frutto dell'amore rubato da Ross ad Elizabeth, e che lui sia il figlio del nostro eroe appare quanto mai evidente, pur presentandosi come un personaggio complesso, tormentato, affascinante e cinico. Valentine ha risentito della mancanza d'amore da parte di George, del fatto di sapere di essere l'elemento di disturbo nel matrimonio tra la madre e l'uomo di cui porta il cognome ed in qualche modo questa consapevolezza lo ha portato verso l'auto distruzione.


La folla di donne, la vita sregolata, il suo continuo provocare per colpire le persone fanno emergere soprattutto il suo bisogno assoluto di essere visto, capito, amato, ma è proprio lui che non riesce a superare il vissuto e ad amarsi, costruendosi una vita serena accanto alla moglie che si è scelto e con il bambino che è nato. Ross si avvicina a lui, che continuamente lo cerca, soprattutto dopo la morte di Jeremy, cercando di mediare, di aiutarlo, arrivando anche a confrontarsi con il suo storico nemico pur di agevolarlo, ma il destino di Valentine sembra in qualche modo segnato sempre di più ed il finale ci regala un momento emozionante in cui Ross, che fino a quel momento non ha voluto prendere coscienza fino in fondo del loro legame, si ritrova a dover guardare dentro se stesso e ammettere la verità di questo figlio perduto, prima ancora di aver avuto la possibilità di amarlo.


Se doloroso è il percorso di questo personaggio, Clowance si riscatta scoprendo la serenità di un amore maturo accanto all'uomo che l'ha saputa aspettare. Bellissima la parte in cui i due, promessi sposi, cominciano a conoscersi ed Edward si rivela un uomo migliore di quanto la nostra Clowance avesse minimamente sospettato. A quel punto, vedendo la gioia di un amore che sta sbocciando, la scoperta di una terra di cui sembra facile innamorarsi, e di una famiglia (quella dei Poldark) che spicca per il calore e l'affetto mai censurato, sono riuscita a lasciar andare anche Ben Carter, che avevo segretamente sostenuto nel suo amore senza speranze per Clowance. A lui viene data la consolazione di Esther, la nipote di Demelza, simile alla cugina, che da subito capisce che Ben è l'uomo per lei.


La serenità per tutti loro, essere riusciti a ritagliarsi un proprio spazio in questo mondo affascinante che la penna di Graham è riuscita a rendere vivo e palpitante, chiude la lunga saga dedicata alla famiglia Poldark e lasciarli andare, con la consapevolezza che per ritrovarli dovremo solo sfogliare al ritroso le pagine della loro storia, è l'unica consolazione per un racconto a cui mi sono affezionata e che mi ha spalancato una porta su un autore che non conoscevo, ma che si colloca tra le grandi penne. Ci sarebbe stato ancora da scrivere e raccontare, su Demelza, Ross e tutti i vari personaggi, come il saggio piccolo Henry, le figlie di Dwight e Caroline, Georgie Warleggan e Noelle Poldark, ma la morte di Graham mette un punto finale su questa epopea familiare, anche se mi piace immaginarli ancora lì, a vivere le loro vite, ad emozionarsi e ad emozionare, come se fossero creature reali di carne e sangue, cosa che succede solo con i grandi romanzi.









FRASI TRATTE DAL ROMANZO

Sai, mio carissimo cugino, non credo che alle donne importi davvero molto se i loro mariti deviano, fin tanto non lo vengono a sapere e fintanto non lo sappiano gli altri. Non è quindi l'amore ad essere ferito, ma l'orgoglio. È l'autostima, la vanità. L'amore gioca una piccola parte nel loro senso di oltraggio."''Forse è lo stesso per gli uomini...alcuni uomini. Ed infine riguarda sicuramente il carattere delle persone coinvolte!"Ben detto. Sei uno che impara rapidamente!"Cucciolo insolente!" (Valentine a Ross).




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''Ruth sarà sgradevole quanto può. Ha sempre voluto sposarti e pensa che ti abbia rubato a lei. ''E così hai fatto. Anche se devo ammettere che Miss Teague non era in cima alla mia lista. ''Lista, eh? L'hai tenuta in qualche cassetto segreto fuori dalla mia portata?(Demelza e Ross)



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Verity mi ha detto una volta... non credo di avertelo raccontato...ha detto che Valentine avrebbe condotto chiunque sulla strada per la perdizione con un sorriso affettuoso. (Demelza a Ross)
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'Caro Ben, da quanto ti conosco? Da quando sei nato? Sei il figlioccio di Ross. Sarai sempre il benvenuto. Se non sai questo, allora niente di quello che posso dirti ti convincerà. Se Clowance avesse scelto di sposarti, noi ti avremmo accolto come nostro genero. Se ci tieni ad Essie, ed Essie ricambia, niente ci renderebbe più felici che vi sposaste e foste felici insieme. Questo ti è chiaro?(Demelza a Ben Carter)

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È alle prese con la sua nuova attività, quella di trasportare merci in Irlanda."In maniera legale?"Non ne ho idea." Diplomatico come sempre."Non sapevo di avere una simile reputazione."Non ce l'hai con George."(Harriet parlando con Ross di Valentine)


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Devo decidere. Sai...Ho letto l'altro giorno di un uomo di chiesa che si era suicidato perché aveva perso la fede in Dio. Non ho perso la fede in Dio. Ho perso la fede begli altri esseri umani! E ho perso la fiducia...ho completamente perso la fiducia nei miei sentimenti e sul mio giudizio.(Clowance)


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'Se non credi in Dio, perché ce l'hai così tanto con lui. (Paul a Valentine)


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"Sii allegra," disse Ross. 'Hai diciotto anni, la mia autorità non è assoluta.''Ma la tua autorità,' disse Bella, pizzicandandosi un dito 'non è basata sul bastone...È basata sull'amore e questo la rende ancora più difficile da sfidare.."i(Bella e Ross)


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''Sapete, Lady Poldark  ...È così che devo chiamarvi? Sai, Demelza, madre del mio miglior amico..sai non ho combattuto in nessuna guerra, come il padre di Jeremy, né come il Dottor Enys, né come Philip Prideaux,né come Jeremy…eppure sembra che sia diventato più abituato alla morte di ognuno di loro. Ho perso due sorelle...e Jeremy...e un altro paio di persone, ma tutto questo mi fa sentire come se la vita fosse senza valore." (Paul)


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''Ha pensato che stavo per sposare tua madre.' Clowance rise con lui. 'E quando ha scoperto la verità? '"Ha pensato che stavo per sposare un uomo di nome Clarence(Edward parlando a Clowance di sua zia)


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George disse: 'Non so se sei o no ubriaco, ma questa dissertazione oscena può solo venire fuori dalla bocca di un libertino che, palesemente, non è assolutamente adatto ad esercitare da padre con un bambino di neanche due anni.''Non sto esercitando da padre.' Valentine lo interruppe. 'Io sono il padre. Non c'è nessuna disputa su questo.(George e Valentine litigando per il piccolo Georgie)

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"Padre.' Non ricordava che Valentine lo avesse mai chiamato prima così. Era una richiesta, un saluto, un'asserzione. Ora non poteva più rivendicarlo. (Ross pensando alla morte di Valentine)


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Così, dopo 26 anni e 301 giorni, il bambino nato sotto la luna nera avverò il destino che zia Agata, consumata dalla tristezza, aveva profetizzato alla sua nascita.


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"In vita mia ho amato solo due donne, giusto? La prima ha sposato il mio peggior nemico, la seconda ha sposato me. È stata la mia amante, la mia compagna, la mia governante, la madre dei miei figli, la custode della mia coscienza. Ai miei occhi non può essere paragonata a nessun altra donna. Non sarei un essere umano se non avessi sviluppato altre tipi di affetti, altre blande fantasie, altre lealtà mai incompatibili. Qualche volta sono state eccessivamente forti, specialmente nei confronti di questo giovane problematico che pensavo essere mio figlio. Mi aspetto anche di provare un sentimento di colpa! Ma seguendo questo e basandomi su questo sospetto, volente o nolente, dovrò continuare ad interessarmi al bene di suo figlio. Non è possibile altrimenti, almeno che mia moglie, a cui vanno tutti i miei interessi, il mio supporto più forte, la mia preoccupazione, la mia simpatia, il mio amore e la mia tenerezza, non chiedano l'esclusività. Se ho in qualche modo trascurato la mia vera famiglia in queste settimane, chiedo perdono e prometto di fare del mio meglio.(Ross a Demelza)