La nuova stagione inizia mostrandoci un mondo nuovo, una Farah diversa, un Tahir imprigionato, a distanza di un anno dalla conclusione dell'episodio precedente. Farah è elegantissima, ma con lo sguardo spento, che si prepara per andare in tribunale, così come Tahir è pronto e viene trasportato dal carcere al luogo dove lo sta aspettando Farah. Lei non alza lo sguardo, sfugge e cerca di mantenersi distaccata, ma lui vuole che lei lo guardi, vuole poterle parlare e quando lo fa le chiede perdono per averla abbandonata, per non esserci stato, ma soprattutto le chiede che cosa le sia successo.
Il salto indietro nel tempo ci riporta esattamente a un anno prima, a quando tutto è rimasto in sospeso. Tahir non ha ucciso Ali Galip, quindi non è in carcere per questo. Gli ha dato la possibilità di fuggire, ma poco dopo, nello stesso garage dell'hotel, ha trovato il corpo di Mehmet ferito da un colpo d'arma da fuoco. Lo ha portato d'urgenza in ospedale e ha donato il suo sangue al poliziotto, che sembra in fin di vita. Ma Farah? Che fine ha fatto? Behnam è arrivato con la sua aria da dittatore, costringendola a fare i bagagli e a seguirlo. È stridente vedere una donna dal carattere così volitivo seguire l'uomo senza protestare, anche se è riuscita a lasciare un messaggio d'aiuto a Tahir.
L'uomo la cerca ovunque, soprattutto da medici di origine iraniana che possano sottoporre il bambino a un test del DNA. Nel frattempo Farah, nella grande casa degli Azadi, viene sottoposta a vere torture in nome di un pentimento dei suoi peccati. La donna, agli occhi di Behnam, è colpevole di aver concepito un figlio fuori dal matrimonio, di essersi sposata con un altro, di aver cercato di ucciderlo, ma, a mio parere, e dal modo in cui l'uomo le si avvicina e la tocca, è evidente che il crimine maggiore è la potente attrazione che lei, inconsciamente, esercita su di lui.
Intanto Behnam ha sottoposto il piccolo Kerim al test del DNA per scoprire, compiaciuto, che il bambino è suo figlio. A quel punto la sua decisione è quella di portare via il bambino dalle mani della madre, per allevarlo lontano da lei. Farah, disperata, riesce a convincere una delle domestiche, che aveva avuto pietà di lei, a darle un cellulare per provare a chiamare Tahir e chiedere aiuto.
L'uomo, disperato, ha lasciato il suo numero al medico che ha fatto il test su Kerim. Questi, però, ha contattato Behnam e grazie alla complicità di Ali Galip, che nel frattempo è ricercato dalla polizia per la consegna andata a male, organizza un piano per far catturare Tahir.
Rimaniamo spiazzati e lacerati, mentre Farah gli parla, chiedendo aiuto, e la sua macchina viene bloccata dalla polizia, avvisata da Behnam su dove si trovi l'uomo. La scena in cui Farah, disperata, lo chiama e lui impotente viene portato via, mentre continua a gridare che qualcuno aiuti la donna, che è stata sequestrata, mi ha ricordato la disperazione del conte ungherese László Almásy ne Il Paziente Inglese, che viene portato via, mentre grida che una donna sta morendo (riferendosi alla sua Katherine lasciata ferita nella grotta!). Ecco il mio livello di coinvolgimento in questa storia.
Tahir, portato via, abbandona la sua Farah al suo destino e rivederli in tribunale, uno contro l'altro ci lascia senza fiato. Lei è inflessibile, ma lui è convinto che l'anno trascorso lontano sia stato di indicibili violenze per lei e per Kerim. Le giura che non si arrenderà, che la salverà, ma lei sembra non voler essere salvata, anche se Behnam la sta aspettando fuori dal tribunale, come un carceriere pronto a riportarla dietro le sbarre.
Quando vediamo Tahir, che viene ricondotto nella camionetta che dovrà portarlo in prigione, incrociare lo sguardo di Hayder, capiamo già che qualcosa succederà. Fatto evadere con un incidente a prova di qualsiasi intervento, Tahir corre la sera direttamente a casa di Behnam, che invece che in Iran, vive adesso a Istanbul. Quando però Tahir incontra Farah, nella cucina della grande casa, lei gli spiega, freddamente, che non vuole scappare con lui, che Behnam si è pentito di tutto quello che ha fatto e che si sono dati una seconda possibilità.
Neanche questo sembra convincerlo, fino a quando non vede con i suoi occhi il piccolo Kerim che corre e gioca con suo padre in giardino, finalmente senza la sua tuta d'astronauta. L'uomo ha donato il suo midollo salvandolo. Sembra il quadro felice di una coppia decisa a guardare il futuro. Tahir è colpito a morte, e il colpo finale è l'arrivo della polizia, che lo porta via quasi docilmente. Tutto sembra perduto e noi, nella stranezza del comportamento di Farah, capiamo che qualcosa non va.
Lo scopriremo poco dopo, quando Behnam si reca nella stanza di lei, solo per accertarsi che non abbia pianto per il marito. E qui scopriamo non solo che Farah vive prigioniera, ma anche il grande segreto con cui l'uomo la ricatta. E il salto indietro nel tempo è d'obbligo, perché tante cose sono poco chiare.
Mentre Behnam stava andando via con Kerim per tornare in Iran, il bambino si è sentito male cambiando i suoi piani, ma a bussare alla porta della sua villa, dove Gonul e Bade stavano cercando di salvare Farah, è Ali Galip che aggredisce la nipote, dopo aver scoperto che, come Tahir, stava aiutando Mehmet contro di lui. E in una scena di grande impatto emotivo, registrata dalle telecamere di Behnam, le tre donne finiscono per porre fine alla vita dell'uomo senza scrupoli e manipolatore che ha fatto male a tutti loro. Decisamente un inizio di stagione spiazzante!
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