Potrà un aguzzino esperto, in una prigione iraniana, riuscire ad avere la meglio sul nostro eroe? Tahir ormai è una garanzia e siamo decisamente lontani dall'eroe tipico delle serie romantiche. Il nostro protagonista, imprigionato e lontano dal suo paese, senza nessun aiuto tranne il suo ingegno, aspetta l'arrivo del boia, previsto per la mattina successiva, facendo lavorare il suo cervello e quando l'ometto dall'aria sorridente, arriva compiaciuto, annunciandogli che quando avrà finito con lui non ricorderà neanche il nome di Farah, il sorriso di Tahir è tutta una poesia.
Non solo si sbarazza del suo aguzzino, ma riesce, con astuzia, ad attirare nel capannone gli altri uomini armati che aspettano fuori, sorridendo nel sentire le urla (simulate da Tahir) di un possibile supplizio. Nel giro di un battito di ciglia, Tahir si libera dalla prigionia, ma la sua presenza oltre il confine ha uno scopo ben preciso. Questa prigione molto vicina alla Turchia, anche se in territorio iraniano, è il posto in cui si muovono i traffici della famiglia Azadi. Qui Tahir libera un bambino, tenuto prigioniero in una cella dove sulla parete compare il nome di Farah. Scopre infatti che lì era tenuta una donna che invocava il nome di una figlia, Farah, che le era stata portata via.
Oltre questa rivelazione, che sono sicura ci porterà a qualche segreto nascosto da Behnam, Tahir, con orrore, scopre che il bambino tenuto prigioniero, Fortunato, come lo chiamano, è stato utilizzato per passare oltre il confine minato e aprire la strada ai trafficanti. Questa pratica inumana, che ha determinato la morte di molti altri bambini, inorridisce Tahir, che di cose brutte ne ha viste tante e se in un primo momento aveva risparmiato la vita dei suoi aguzzini, adesso, liberando il bambino, si libera di tutti loro, appropriandosi anche del carico di lingotti e portando il ragazzino con sua madre oltre il confine.
E intanto cosa succede in Turchia? Farah sembra destinata a convolare a nozze con Behnam, ma all'ultimo minuto, offre alla madre dell'uomo, che la odia, la possibilità di salvare il figlio, invocando il tempo di attesa. Essendo stata lei rapita da Tahir solo poche settimane prima, la legge prevede che passi un tempo ragionevole, tre mesi, senza che lui la tocchi perché possa purificarsi e soprattutto non sia incinta dell'altro uomo.
Questo permette a Farah di avere un po' di respiro, anche perché Behnam, credendo di essersi liberato di Tahir definitivamente, le consente anche di uscire da sola e la prima tappa di Farah è quella di correre da Gonul e Bade per capire cosa sia successo a Tahir.
Lo scopo della donna è quello di liberarsi della minaccia del futuro marito e decide quindi di accompagnare Bade e Gonul nell'azienda per poi approfittare dell'assenza di Behnam per prendere il pennino. Lasciata sola, ignora che l'uomo le ha teso una trappola, e la spia da lontano con una telecamera, per vedere se davvero era in combutta con Tahir e quindi l'ha tradita.
All'ultimo momento Farah ha un presentimento e il ritrovamento della collana di Tahir proprio davanti alla cassaforte la induce a cambiare i suoi piani, illudendo Behnam che lei sia davvero sincera nei suoi confronti. E mentre si nasconde in bagno per piangere per quello che deve essere successo a Tahir, ecco che il nostro eroe ricompare accanto a lei, vivo e vegeto, deciso a fare qualsiasi cosa pur di salvarla.
E vederlo nuovamente nella sala riunioni, vivo e vegeto, affrontare Behnam e Mohammed è un piacere per il telespettatore, tanto che il terribile Mohammed si rende conto di avere davanti qualcuno di fuori dalla norma e, andando persino contro il proprio parente, decide che è meglio allearsi con un nemico simile.
E Gonul e Bade decido di cedere le azioni non al ricattatore Behnam ma a Farah, per darle la possibilità di essere autonoma e libera dall'uomo che l'ha sequestrata. Intanto Tahir riesce a scoprire, grazie alla collaborazione con Mehmet, che la donna tenuta prigioniera in Iran è davvero la madre di Farah e questo potrebbe davvero cambiare tutti gli equilibri, anche perché Farah scopre, per caso, che Behnam non è il donatore che ha salvato suo figlio, e che quindi è davvero sua madre il parente che ha salvato la vita al piccolo Kerim.
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