Difficile commentare la settima puntata con mente fredda, soprattutto quando la visione è così recente ed essendo stata un'ora intensa di emozioni, dolore e tensione. Poco spazio a qualsiasi tono rilassato o leggero, se non fosse per quei primi frammenti, lontani nel tempo e nello spazio, che ci regalano una consolazione iniziale in vista del dolore che verrà. Quei riccioli rossi e quegli occhi blu sembrano volerci dire che c'è sempre un domani meno doloroso di oggi, ma per il momento siamo completamente immersi nel presente.
Ogni frammento ci restituisce la solitudine e la perdita che Claire affronta da sola, con Jamie prigioniero e distante. Madre Hildegard non riesce a toccarla, prigioniera di una sofferenza solo sua e solo Mastro Raymond riuscirà a guarire le ferite del suo corpo.
Tutta la parte nell'Ospedale è drammatica e difficile da guardare, eppure estremamente realistica e ben recitata, con una Catriona Balfe che spicca per l'intensità delle emozioni che riesce a trasmettere al pubblico. Il suo ritorno a casa, insieme al piccolo Fergus, unico appiglio di famiglia ora che tutti sono lontani, è un capolavoro di recitazione facciale. Nessuno dice praticamente niente, ma negli occhi di Suzette, in quelle del cocchiere che l'ha salvata, si trasmettono le anime in profondità. non una padrona ed i suoi domestici, ma esseri umani che conoscono il dolore.
Ed impressionante è la casa di Jared Fraser completamente vuota, solo Claire ed il piccolo Fergus, ognuno con i propri incubi. E quando Claire sente piangere il bambino, solo nella sua stanzetta, con i suoi demoni che non lo lasciano riposare, il cuore si spezza davanti ad un bambino che racconta una storia di orchi e violenza.
E scusate se è poco, ma penso che la reazione di Jamie sia l'unica possibile, in quando non c'è perdono e non c'è salvezza per crimini così.
Claire è entrata in un labirinto di dolore e anche se consola il piccolo Fergus che si sente colpevole di quello che è successo (per non essersene stato con la bocca chiusa e aver subito in silenzio), lei è pronta a barattare tutto quello che possiede per far si che Jamie venga liberato.
L'incontro con il fascinoso Re mi preoccupava non poco, in quanto mi aveva lasciato con mille perplessità anche nel romanzo. Alla fine lo scontro tra St Germain e Claire avviene sotto gli occhi divertiti, frivoli ed incredibilmente spietati di Luigi che è assetato di sangue per vincere la sua noia esistenziale.
E qui applaudo a St Germain che abbandona la scena tra la furia ed il dolore, sacrificato per la sete di sangue di qualcun altro, feroce, ma sinceramente danneggiato dall'arrivo dei Fraser a Parigi. Come dargli torto sul fatto che Claire ha rovinato la sua esistenza dal momento in cui è comparsa sulla scena? Certo anche lui ha tutte le colpe di questo mondo, ma l'incontro nella sala misteriosa (estremamente scenografica) mi è apparso come un sacrificio rituale dove la testa di qualcuno doveva cadere.
E poi è seguito l'incontro imbarazzato ed imbarazzante tra il Re e Claire, il pagamento dell'accordo, senza passione, senza lussuria, freddo e inutile come la vuota vita del Re. I due si congedano e Claire pensa solo di voler lasciare questo paese folle e frivolo, spietato e volubile.
Il ritorno a casa di Jamie ci porta il doloroso confronto tra i due, separati dal dolore e dalle incomprensioni, ma soprattutto dalla morte di Faith, piccolo angelo passato nelle loro esistenze come un breve battito di ali, come una speranza morta troppo presto.
E qui mi chiedo perché Sam Heughan non riceva quelle lodi che merita non tanto per la sua prestanza fisica (che ovviamente è innegabile), ma per la sua intensità recitativa. La voce incrinata, gli occhi pieni di disperazione e dolore, ci offrono l'immagine di un uomo così lontano dalla sua nota ironica, o del furore di altri momenti. È un attore che ha una gamma recitativa molto ampia e a mio parere è penalizzato dalla sua avvenenza.
Il capitolo francese di OUTLANDER finisce qui, su quella tomba bianca in un piccolo giardino, dove due genitori dicono addio alla loro bambina, che hanno atteso, amato e perso troppo velocemente.
Puntata emozionante, anche se dolorosa come un cazzotto nello stomaco, fatta di tanti momenti, di tante piccole scene che restano nella mente: la statua di Maria che cade in pezzi, il battito di ali che seguono Claire durante la malattia, il mazzetto colorato di fiori di Fergus, il canto di Claire mentre culla la piccola Faith, le lacrime sul viso di St. Germain, l'arancia data da Luigi a Claire. Particolari che assumono il valore di pietre preziose, scintillanti come mille stelle nella stanza della magia.
E se il dolore del presente è assoluto ed intenso, basta chiudere gli occhi e ricordare quella bambina dai capelli rossi e dagli occhi blu dell'inizio per sapere che il domani può ancora donare quello che oggi ci è stato sottratto.
VOTO: 10