ANGELICA E LA DIAVOLESSA di Anne e Serge Golon - Vol XV
Tra tutti i volumi letti di Angelica fino ad ora, onestamente, devo dire che questo è quello che mi è costato maggiore fatica a leggerlo, per tutta una serie di ragioni, tra cui l'assenza, ormai ingiustificata, per buona parte del volume, di Joffrey de Peyrac, che pur viene evocato dalla nostra eroina continuamente.
Nelle parti in cui lui compare sulla scena, interagisce con lei o con la pericolosa duchessa Ambrosine de Maudribourg, il ritmo diventa più incalzante e il fascino della storia incrementa, ma perde mordente quando ci perdiamo nel racconto dei lati oscuri dell'animo di Ambrosine, con tutta la sua storia, apparentemente travagliata, che sembra avere alle spalle.
In realtà, già dal volume precedente, quando era sbarcata sul finale sulle sponde americane, in qualche modo ci eravamo resi conto che era lei la Diavolessa di cui parlavano le profezie: questa donna bellissima, ma frutto del male, pronta a distruggere qualsiasi sentimento positivo.
Anche se arrivata come la "benefattrice" con l'intento di condurre delle giovani aspiranti ad un matrimonio, a Quebec, subito si intuisce la sua ossessione per Angelica e Joffrey, capace, come un camaleonte, di cambiare pelle per avvicinare tutti quelli che desidera e sedurli, per poi spezzarli.
Mentre i nostri eroi finalmente si riconciliano, dopo la rottura provocata dalla storia di Colin nel precedente romanzo, Ambrosine appare come la donna d'intelletto, non solo bellissima, in grado di attirare l'interesse di un uomo come Joffrey. Per Angelica inizia un periodo di tormento e paura, ora che sente di amare il marito come non ha mai amato nessuno, consapevole di non poter vivere più una vita senza di lui.
Vicende varie, però, lo allontaneranno da lei, lasciata sola a fronteggiare la pericolosa Ambrosine, che semina morte intorno a lei, anche se, prima di capire che è proprio lei il nemico da combattere, Angelica faticherà non proprio.
Lo capirò prima di lei il giovane Cantor, personaggio alquanto fascinoso che con il passare degli anni, diventa sempre più simile al padre, almeno nel carattere. Il ragazzino si rende conto dei tentativi della duchessa di sedurre anche lui, contrapponendolo alla sua famiglia, e la respinge prontamente, per schierarsi dal lato della madre e farle aprire gli occhi davanti al pericolo che stava correndo.
I vari personaggi che ruotano nella sfera di Angelica l'aiuteranno a salvarsi dai vari tentativi di Ambrosine di farle del male, mentre Joffrey, da lei disperatamente cercato, sembra sempre sfuggirle per poco, inviato verso un altro porto, o a caccia di un altro nemico, fino a quando il suo ritorno, quando la disperazione dell'eroina ha raggiunto il suo apice, non strappa un sospiro di sollievo anche al lettore disperato per la sua assenza.
Alla fine Joffrey sembra non essersi lasciato sedurre per niente dalla donna, che ha solo giocato con le paure di tutti loro, fino a quando non sarà vinta ed eliminata dal gioco, in cui in realtà i nemici più grandi di Angelica e Joffrey si nascondono non tanto su di una nave, ma nella Nuova Francia, in quella posto chiamato Quebec dove Joffrey, sul finale, decide di andare, portando con sé tutta la sua corte, deciso ad affrontare il suo vero nemico di sempre, Luigi XIV.
Come dicevo, ho risentito di un ritmo più lento degli altri romanzi e ho fatto una certa fatica a lasciarmi conquistare dal fascino diabolico di Ambrosine. Mi mancava Joffrey, che per fortuna sul finale è ritornato prepotente sulla scena.
La strada è ancora lunga, ma mi auguro di ritornare all'entusiasmo e all'interesse dei precedenti volumi.
FRASI TRATTE DAL ROMANZO
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