Angelica e la Diavolessa di Anne e Serge Golon - Vol XV - Citazioni
ANGELICA E LA DIAVOLESSA
«Il suo passo sregolato, la sua voce, il suo sguardo su di me...Credevo nell'incanto della vita e poi, di colpo, il grande freddo, la solitudine. Mai, nel fondo, l'ho accettato. Da allora ho avuto paura e ho sentito un po' di rancore verso di lui. Loro lo prenderanno, loro lo vinceranno e lui si allontanerà da me, senza preoccuparsi del mio dolore. Ci riamo ritrovati, ma la fiducia non è totale, la mia fiducia in lui, nella vita, nella felicità».
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—Sì—disse lei— avevo diciotto anni. Eravate il mio cielo, la mia vita e vi ho perso per sempre. Come sopravvivere a questo?
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Amava troppo l'amore! Lì c'era il male, la sua debolezza e il suo incanto.
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Gilles de Retz?—Il Maledetto.—L'uomo del Diavolo.— Quello che uccideva bambini per ottenere la pietra filosofare di Satana!- Quello che fu impiccato per i suoi crimini a Nantes. — Proprio lui: Gilles de Retz(Angelica e la duchessa Ambrosine ricordando la loro terra d'infanzia e i suoi miti)
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Avete sempre saputo parlare d'amore—disse— L'avventuriero dei mari, il conquistatore del Nuovo mondo non hanno ucciso il trovatore della Linguadoca.— Sono molto lontano da quello. Non sono più il conte di Tolosa.— Che m'importa del conte di Tolosa? Io amo il pirata che ha avuto pietà di me a La Rochelle e che mi diede da bere una tazza di caffè turco quando morivo di freddo.
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—Volevate sapere chi ero?— chiede Angelica guardandolo in faccia. —L'ho scoperto.— Avreste potuto avere delle brutte rivelazioni. —Le ho avute e ne ho avute di meravigliose che hanno rafforzato il mio cuore.— Sempre voi e le vostre scommesse insensate!(Joffrey e Angelica parlando della notte passata sull'isola da Angelica e Colin)
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Quebec!—mormorò — Andremo in Quebec? Questa trappola del re di Francia? In quel covo dei nostri peggiori nemici di sempre, dei devoti, degli uomini della chiesa, dei gesuiti... — Perché no? È lì che tutti si trama.
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Voi avete un corpo felice. Questo è il segreto. Godete di tutto nel vostro cuore, ma anche nella vostra carne, della felicità e della disgrazia, del sole, dei passeri che volano, del colore del mare, di quello che succederà domani, della fortuna... e dell'amore che gli altri sentono per voi e quello che voi sentite per loro . (Ambrosine ad Angelica)
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Che dire? Lei si ricordava. Anche per lei, spostata per interesse, tutto sarebbe potuto risultare nello stesso modo spaventoso e vile, ma era esistito un Joffrey de Peyrac che l'aspettata a Tolosa e nacque l'avventura insolita di un amore appassionato tra quella giovane vergine venduta e il signore che l'aveva comprata.
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La riflessione di Ambrosine era giusta. Erano fisicamente molto simili, alti, di bella fattura, vigorosi: il gesuita e il gentiluomo di avventure si somigliavano, soprattutto per la forza interiore che emanavano, un ardore controllato, una comprensione del mondo intero, una volontà che non si allontanava facilmente dal cammino.
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—Beh andate allora in Quebec. Sì, questo è quello che vi ordino come penitenza. Andata in Quebec, accompagnate vostro marito l' se si presenta l'occasione. Abbiate il coraggio di affrontare la città, senza vergogna, senza paura. Dopo tutto, forse ne uscirà qualcosa di buono per l'America.
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—Non avere paura di niente —ripeté— Se "loro" vogliono divorarmi, si romperanno i denti. Sono molto coriacea.
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Quanto era strana e varia l'esistenza. Un giorno, un momento di felicità inaspettata aveva concepito un bambino e adesso questo bambino divenuto uomo era difronte a lei come un estraneo e sembrava che ricordava solo i dolori che doveva a sua madre e non le sue gioie.(Angelica guardando Cantor)
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Come ho potuto vivere tanto tempo senza di te? Tu sei l'unico che mi conosce e mi riconosce, quello che sa che sono identica a te, anche se sono una donna e tu sei un uomo. Esiste un passato nella mia vita in cui tu non c'eri? No, visto che era la visione che avevo conservato di te quella che mi ha permesso di conservarmi, malgrado le mie debolezze di donna, e di non unirmi alla massa, di confondermi in essa, e di perdermi.(Angelica pensando al marito)
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«Sono una bambina», pensò, «una bambina che non vuole soffrire, maturare...Qualcosa si è rotto in me, quel giorno in cui hanno catturato Joffrey e da allora la paura mi che mi perseguita è quella di rivivere quei momenti una seconda volta...Che cosa diceva lui? Non bisogna avere paura... di nulla. Affrontiamo apertamente il problema e otterremo la ricompensa. ...Avere il coraggio di mettere i piedi sulle impronte dell'altro e i mostri si allontaneranno. Non posso dissociarmi da lui senza morire...Non posso...E allora? Che fare?....Andare avanti...Sapere...»
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Era como un sogno, una visione...Lui spariva, ritornava a comparire, lui, tutta la vita. Tutta la vita era stata così. Lui, passando e ritornando tra le ombre dei ricordi, in sogno, l'immagine del amore, il paradiso per lei...Lo vedeva, lo riconosceva....Era lui.
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— Nella vita e nella morte e per tutta l'eternità. Non è così, mia cara bambina, amore mio, sposa mia?(Joffrey ad Angelica)
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