E dopo tante traversie, televisive e anche personali, dopo più di un anno (cosa di solito rara) sono riuscita ad arrivare alla fine della visione di questa storia turbolenta, dai toni drammatici e decisamente insolita. Certo è che Morena, la ragazza della favela, finita in un traffico di schiave, che lotta per liberarsi e per riconquistare la sua vita, è ben lontana dalle telenovelas classiche a cui il Messico e altri paesi hanno abituato il mondo intero, ma credo che il dragone, a cui spesso fanno riferimento, alla fine è stato vinto anche per me.
Le vicende ottengono il lieto fine sperato e sudato, con tutti i cattivi sconfitti, tranne Rosangela che, pur avendo ceduto la sua anima per liberarsi, ha conservato qualche spicchio di umanità, come dimostra la bugia sull'identità del corpo trovato dopo l'esplosione, che poi permetterà alla nostra eroina di fuggire. È per questo che Morena, durante l'assalto della polizia al locale dove sono sequestrate le ragazze, alla fine le permette di perdersi nella folla. Che fine farà, non ci è dato di sapere, anche se l'uomo che lei sogna possa riscattarla in realtà perderà il cuore per la bella e buona Erika.
Per il resto tutti cadono, chi prima e chi dopo, sollo le forze unite della polizia brasiliana, di quella turca e di quella internazionale. Non è un caso che questa storia di donne sarà risolta da degne rappresentanti del gentil sesso, prima fra tutti Dona Helo, la detective super incasinata, sempre attenta alla moda, shopping compulsiva e innamorata irrimediabilmente e contro la sua volontà dell'ex marito.
Il suo arrivo a Istanbul è significativo e sarà lei che, alleata alla rappresentante della polizia internazionale, riuscirà a scovare Livia che aveva preso il volo per altri lidi, sperando di far perdere le sue tracce.
Le figure maschili restano da contorno, prima fra tutti Theo, l'eroe mancato, l'uomo che Morena vuole a tutti i costi, ma che poco ha fatto per salvarla. Anche il ritrovamento della figlia, alla fine, è opera più di Zyah che del nostro capitano coraggioso solo sulla carta.
Il mondo colorato e incasinato di Zyah li porterà alla caverna dove è tenuta la piccola Jessica, liberata e riportata a casa. E tra tutti i personaggi maschili spicca sicuramente Zyah, interpretato dal compianto Domingos Montagner, anche se, nella sua storia personale, sono ancora una volta le donne e a decidere il suo destino.
Ayla si presenta davanti agli occhi di tutto il paese danzando e svelando la sua bellezza, accendendo il fuoco della sua gelosia, pronta a dimostrargli di poter essere molto di più che una donna che cucina e si prende cura della casa.
Blanca vede il suo amore correre dietro un'altra e decide di fare i bagagli e di lasciarlo per sempre, conscia che il suo sentimento è più forte di quello di lui. A Zyah resteranno i ricordi nella sua grotta da scapolo, a cui abbandonarsi ricordando questa passione consumatasi troppo presto.
E a conclusione delle vicende abbiamo il ritorno in patria della famiglia costituita da Morena, Theo e i due bambini nella favela dove tutto è iniziato, ma è significativo che il matrimonio che conclude tutto non sia quello della nostra eroina, ma quello della coraggiosa Helo, che cede al corteggiamento dell'ex marito solo quando scopre che presto diventeranno nonni di una figlia e di un genero irresponsabili di cui dovranno ancora continuare a occuparsi.
Prodotto nel complesso interessante, eccessivamente lungo, con troppe storie di contorno e con una coppia principale che non produce una grande emozione, ma importante per la tematica affrontata e per la forza della scrittura.
VOTO: 6 1/2
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