I romanzi di Lara Adrian hanno il pregio di essere piuttosto "snelli", ovvero ci troviamo davanti a volumi che non superano le trecento pagine, poco più o poco meno, e questo rende la lettura alquanto rapida e scorrevole. Sono trascorsi cinque mesi da quando i guerrieri della Stirpe hanno scoperto la verità sull'enigma che Marek cercava di scoprire. La caverna nella Repubblica Ceca che custodiva il corpo dell'Antico è stata trovata vuota, ma Lucan ha dato ordine di distruggerla per cancellare qualsiasi traccia. Ad assumersi l'incarico è stato Rio, lo spagnolo, il guerriero guasto, che dopo il tradimento della sua compagna e l'esplosione che lo ha deturpato da capo a piedi, non è che l'ombra di colui che era. Eppure Lucan, che sembra amare i suoi uomini come fratelli, decide di dare questo compito importantissimo proprio al più fragile psicologicamente.
Se il romanzo precedente mi aveva certamente convinto con una coppia quanto mai ben assortita ed una narrazione che sapeva dosare con capacità mistero ed avventura, questo quarto volume mi ha dato sensazioni più altanelanti. Ci sono stati momenti di interesse che si sono mescolati ad altri di noia decisa e di crescente dubbio. Rio non sembrava per niente in sè nei volumi precedenti e malgrado ciò gli viene dato questo compito delicatissimo. Scompare nel nulla per cinque mesi e nessuno si preoccupa di andare ad indagare se davvero è tornato in Spagna come aveva ipotizzato lui, se è fuggito da qualche altra parte, se è successo qualcosa che gli ha impedito di terminare la missione, o se si è fatto esplodere insieme alla caverna, come è sua intenzione. Nessuno se ne occupa, anche se capiamo che da quando è morto Marek e si sono perse le tracce dell'Antico, non sembra che a Boston ci sia un gran da fare.
La protagonista, Dylan Alexander, è una giornalista di una rivista che si occupa del paranormale. Si trova a Praga per turismo, sostituendo la madre, malata terminale di cancro, in un viaggio con le sue amiche. Anche se Dylan è una donna che, come tutte le altre Compagna della Stirpe, si sente estranea al mondo, in quando il suo dono particolare, ovvero quello di poter parlare con i morti, l'ha sempre fatta sentire diversa da tutti gli altri. Anche nel suo passato c'è tanto dolore e solitudine, eppure sembra presentarsi con un certo spirito combattivo. La scoperta della grotta, con stranissimi disegni sulle pareti, ed un pazzo furioso che lì si nasconde, desta subito il suo spirito giornalistico e le foto scattate vengono mandate alla sua rivista e ad alcuni conoscenti. Quando Rio, riemergendo dallo stato confusionario in cui si trova, si rende conto del suo errore, ovvero quello di non aver subito distrutto la caverna come richiesto, il guerriero si lancia all'inseguimento della donna con l'intenzione di risolvere la situazione quanto prima, ma scopre che non si tratta di una semplice giornalista, ma di una Compagna della Stirpe. Decide di rapirla e di portarla a Berlino, dove le svela la verità sulla sua natura e su quella strana voglia a forma di luna e goccia di sangue che ha sul collo. Dylan ovviamente non ci crede, anche se poi sarà costretta a ricredersi.
Il prosieguo della storia ci riporterà a Boston, nel Complesso dove vive la Stirpe, e scopriremo che Dante e Tess sono in attesa di un bambino e che i poteri della guaritrice sono alquanto limitati. Intanto la forte attrazione tra Rio e Dylan li avvicina sempre di più e con la vicinanza si abbattono anche varie barriere che li tenevano separati. Scopriamo che il dolore assoluto di Rio non è solo legato al tradimento di Eva (elemento effettivamente dubbioso fino a quel momento), ma anche alla sua particolare condizione, ovvero quella del Portatore di Morte. Infatti il vampiro ha anche il terribile potere di infliggere la morte con un semplice tocco delle mani, talento ereditato da una madre che lo ha disprezzato fin dal suo concepimento.
L'amore per Dylan porterà all'accettazione di se stesso, del suo passato e la riconciliazione con la vita. Malgrado la nobiltà di questo progresso le loro vicende non mi hanno appassionato o commosso come quelle di altri. Trovavo Dylan piuttosto fragile come personaggio, senza lo spessore o la passionalità di altre. Mi sembrava più interessante la storia di Dragos e del suo malefico progetto di creare una nuova Stirpe di guerrieri che possano ridurre in schiavitù l'intera umanità. I vari ambigui personaggi maschili che compaiono sia nella vita di Dylan, che in quelli della Stirpe, finiscono per essere sempre il nostro nuovo nemico, che riuscirà a sfuggire nuovamente per seminare morte e disperazione nei prossimi volumi.
Non sono mancati momenti commoventi, come quando Dylan si rende conto che il corpo precipitato da un palazzo è quello della madre, ma ho poi trovato troppo sbrigativo il suo lutto, con poche righe che congedano il suo ultimo affetto umano prima di entrare a far parte della sua nuova grande famiglia.
Nel complesso si tratta di una lettura piacevole, ma nulla di indimenticabile.
VOTO: 7
FRASI TRATTE DAL ROMANZO
Ci sono poche persone preziose di cui ti puoi fidare, perciò se vuoi sopravvivere, è meglio rivolgersi sempre alla Numero Uno: te stesso.
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Lei aveva un odore come di ginepro, miele e calda pioggia estiva.
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Un nome non è qualcosa di insignificante. Racchiude il tuo mondo durante l'infanzia e dura per sempre. Un nombre dovrebbe dire qualcosa.
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"Non sono solo un uomo. Sono qualcosa di più."
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Se ne stava seduto lì, apparentemente intento a convincerla di essere un mostro, ma lei non aveva mai visto un'espressione più angustiata in tutta la sua vita.
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«Se assumi il mio sangue nel tuo corpo, Dylan, io sarò sempre parte di te... Perfino se decidessi di vivere la tua vita senza di me. Mi percepirai sempre nelle tue vene, che tu lo voglia o no. Dovrei concederti più libertà di così.» Dylan lo fissò senza la minima riserva. «Io lo voglio, Rio. Voglio che tu sia parte di me sempre. Il mio cuore ti conoscerà per sempre, che ci vincoliamo ora col sangue o no.»
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