domenica 21 gennaio 2018

Le notti di Versailles di Anne e Serge Golon - Vol. V - citazioni


ANGELICA E LE NOTTI DI VERSAILLES


« Si combatte», mormorò Andijos, « si colpisce, si uccide...È come un fuoco che divora tutto...Alla fine la ribellione...diventa un'abitudine...Non è più possibile estinguere l'incendio. E un giorno si arriva a non ricordare perché si odia, perché si combatte».(Andijos spiega ad Angelica la sua decisione di chiedere perdono al Re)


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Per un cuore coraggioso, non esistono impossibili.


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« I ricordi che ci uniscono, non sono quelli che si rinnegano, Barcarola. Anche se volessi», aggiunse con voce bassa, « non potrei dimenticarli».(Angelica al nano della regina)


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Non era né Monsieur né il cavaliere di Lorena.  Era  il dio  Marte,  il signore della guerra, duro, implacabile e freddo come il marmo.(Angelica pensando a suo marito Philippe)


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Sulla porta dello studio, si fermavano i rumori frivoli,  i pettegolezzi incoercibili della Corte. Dentro quell'austera stanza, si poteva decidere della sorte del mondo, mentre fuori essa stessa rideva e ballava.

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«Che scommetete che un giorno vi ritroverete, grazie a me, rinchiusa in un convento di provincia, senza la speranza di poter uscire di lì?».«Che scommettete che un giorno sarete pazzamente innamorato di me?».(Angelica e Philippe)


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Il suo sguardo si posò su quel volto di donna rivolto verso di lui e, all'improvviso, sembrò scoprire qualcosa in più delle apparenti seduzioni di quella femminilità, qualcosa che non cercava mai nelle donne: un anima, un cervello, una personalità.(Re Luigi XIV guardando Angelica)


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Meravigliata, si rese conto che nella corte, concepita  di galanti, l'amore si coniugava quasi sempre con l'interesse e, così come aveva raccontato il favolista La Fontaine,  il dio Eros doveva spesso ritirarsi pesante davanti alla coppia formata dalla cieca Fortuna, in cima alla sua ruota, e Mercurio, quello dai piedi alati.

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«Ma la vita mai ci separa da noi stessi»


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Siete come tutte le donne, che si credono invincibili e per le quali gli uomini dovrebbero morire felici per loro. Non appartengo a questa specie. Un giorno, vi renderete conto, se ancora non l'avete capito, che anch'io sono un lupo.(Philippe ad Angelica)


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«Non siete una donna come le altre», rispose Philippe con voce roca. «Voi siete mia moglie!¨.



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Risate acute, profumi, aromi di vino e di rose. Il suolo era disseminato di petali...Rosa a dicembre...Questo era la corte. Follia, profusione, abbondanza. Ma da vicino, quale sorpresa" Un re giovane e misterioso che tirava i fili  delle marionette e, avvicinandosi ancora di più, le stesse marionette facevano cadere le maschere. Erano vive, divorate da passioni ardenti, da ambizioni insoddistatte a da strane devozioni.


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Non sono più la tua donna,  Joffrey! Lui mi reclama e il tuo amore si allontana da me come una barca che mi lascia su una costa ghiacciata. Mai più...Mai più ...È difficile dirsi "mai più" e accettare che tu possa trasformarti anche per me in un'altra ombra.(Angelica pensando al primo marito)


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«Questo bambino è uscito dal mio ventre», si disse Angelica, «E nonostante ciò non è figlio di Joffrey de  Peyrac! Ho mischiato il mio sangue, che solo apparteneva a lui, con sangue estraneo. Atterrita, vedeva in lui il frutto dell tradimento che non aveva capito fino a quel momento. Disse a mezza voce: Non sono più la tua donna, Joffrey! Non aveva voluto questo? Scoppiò a piangere.


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La mia reputazione mi importa abbastanza perché disponga di lei a mio piacimento tanto da non regalarla a nessuno...nemmeno al Re!(Angelica all'amante del Re)


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Non poteva credere a quella notizia orribile. Era qualcosa di inconcepibile. Cantor non poteva morire. Era il figlio del miracolo.


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Estraniata o pazza di languore, alternativamente, girando la testa da destra a sinistra, con un movimento soave e meccanico, sul tappeto di capelli d'oro, ella si separava lentamente da se stessa, raggiungendo quel luogo immateriale e oscuro dove due esseri si incontrato da soli nel piacere.
(Philippe e Angelica)


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Philippe de Plessis-Belliére, così bello che il Re lo chiamava Marte e che il pittore aveva immortalato nei soffitti di Versailles su di un carro trainato dai lupi. Perché non esisteva più? Perché se n'era andato? In una raffica di vento, come diceva Ninon. .. nella raffica terribile e piena d'ardore del vento della guerra.


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