L'undicesimo volume, di questa saga che pian piano è riuscita a ritagliarsi uno spazio tutto suo nel mio cuore, ci offre una situazione completamente cambiata, come d'altronde mi aspettavo dopo la conclusione emozionante dell'altro romanzo. Sono trascorsi ben vent'anni dalla Prima Alba, ovvero da quando i vampiri sono venuti fuori dall'oscurità, rivelandosi al mondo. I nostri eroi sono ancora tutti presenti, anche se dislocati in vari angoli del mondo, ognuno a capo di dipartamenti con il compito di controllare perché la pace, quanto mai esile, tra uomini e vampiri possa durare. In qualche modo lo avevamo capito già dal famoso discorso di Lucan Thorne, il Re, davanti alle Nazioni Unite, che la diffidenza dopo le stragi perpetuate non sarebbe stata la base ideale per una pace duratura. Gli anni successivi sono stati disseminati di morte e battaglie, di nuovi arrivi, di amori nati e finiti, di scoperte ed addii, che Lara Adrian non ci racconta che con poche frasi. L'eroina di questo volume è Mira, che avevamo conosciuto ragazzina in diversi volumi precedenti. Gli anni sono trascorsi e lei si è trasformata in una donna guerriera, capitano di una squadra della Stirpe che si occupa di pattugliare le strade di Boston ed evitare che umani ribelli fomentino nuovi scontri e vampiri ribelli decidano di cibarsi oltre il coprifuoco.
Mira ha avuto un grande ed unico amore, Kellan Archer, il ragazzino scontroso e traumatizzato che aveva perso l'intera famiglia ad opera di Dragos. I due sono cresciuti insieme ed insieme hanno scoperto l'amore, ma otto anni prima, durante un pattugliamento, Kellan è morto in un'esplosione gettando Mira in uno sconforto assoluto che solo la rabbia cerca di placare. Lucan Thorpe è diventato un diplomatico suo malgrado, sempre pronto a cercare di mediare tra i vertici ed il comportamento irrequieto di Mira, che pur ama come un membro della sua famiglia, lo rende insicuro sulla missione da affidarle, ma lei è un'umana e l'unica quindi adatta a scortare un eccentrico genio americano che ha scoperto una teoria sui raggi ultravioletti, nipote di un milionario americano. Dovrà presenziare a un incontro di pace a cui parteciperanno tutti i vertici. Mira va, decisa a fare il suo dovere, ma durante la missione sarà rapita dai ribelli e portata nel covo ritroverà il suo vecchio amore, mai dimenticato, Kellan che, andando contro tutto quello in cui lei crede, è diventato un ribelle.
Questa è a grandi linee la storia d'amore che fa da motore centrale all'undicesimo volume della saga, anche se il romanzo è quanto mai fitto di personaggi che ritroviamo insieme a quelli nuovi. I figli delle varie coppie compaiono sulla scena anche se per brevi interludi e a parte Nathan, che a mio parere spicca più di Kellan, ricordo poco di ciascuno di loro, ma ovviamente credo che si chiariranno come ruoli man mano che andremo avanti.
Lucan spicca con le sue decisioni, con i suoi dubbi, con il suo ruolo di padre che cerca di proteggere e far crescere un figlio che scalpita come non mai. Il problema non sono tanto le figure di contorno che aiutano a costruire la trama e che in qualche modo suscitano un certo interesse per quanto riguarda le dinamiche del mondo post Alba. L'elemento a mio parere debole è Kellan Archer. La visione avuta del suo futuro non mi sembra motivare a sufficienza la sua fuga improvvisa, o meglio può anche avere una sua logica, ma mi è parsa sinceramente molto da vigliacchi. Si allontana da Mira, l'amore delle sua vita, da Nathan, che considera un amico, dalla sua famiglia e dai vampiri dell'Ordine che lo hanno accolto nella loro esistenza. E per fare cosa? Per trasformarsi in un ribelle come ha visto nella sua visione? Non sarebbe stato più logico cercare di stare lontano dal tradimento, combattere con onore contro un destino insensato ed avverso? Troppo fragili le sue motivazioni che mi hanno reso piuttosto fredda nei confronti della loro storia d'amore.Inoltre Mira non mi ha pienamente convinto con il solito ruolo di "femmina tosta", anche se poi alla fine poco dimostra delle sue capacità. Le sue visione servono per lo più ad incasinare i personaggi (tranne con Hunter) e non sono un grande strumento. Le vicende degli altri personaggi mantengono vivo l'interesse e devo dire che il finale, con il colpo di scena sugli Atlantidei, sembra riprendere le file di una storia che non mi ha convinta al cento per cento e che allo stesso tempo non va neanche bocciata completamente.Anche se si poteva osare davvero di più con questo primo romanzo del nuovo ciclo.
VOTO: 6 -1/2
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