NELL'ANTRO DELLA SIBILLA è stato un po' come varcare un cerchio magico e ritrovarsi all'improvviso catapultati in un altro mondo molto lontano dai pizzi Regency, dalle carrozze chiuse in una piovosa campagna inglese e dalle scintillanti sale da ballo della stagione mondana. Siamo al centro del Mediterraneo, da sempre crocevia di civiltà' e di mondi, più precisamente su una piccola isola dove si erge il tempio dedicato alla dea Cibele, divinità che simboleggiava la forza creatrice e distruttrice della natura.

Elena è nata dalla colpa e in qualche modo crede che gli dei le abbiano risparmiato la vita per uno scopo, ovvero quello di dedicare la sua esistenza al tempio e al divino. Quando Tullio arriva sull'isola la sibilla è gravemente malata. Stretta tra le minacce dei pirati, che vorrebbero prendere il sopravvento, e l' inquietante presenza dei romani, tenuti prigionieri in attesa del pagamento del tributo, Elena si finge la Sibilla durante i rituali e solo Tullio scoprirà il suo segreto.
Anche se in in primo momento l'avvicinamento dell'uomo ad Elena è guidato dall'interesse, pian piano la ragazza riuscirà a trovare una strada per accedere al suo cuore, coinvolgendolo come non era mai successo prima. L'attrazione tra i due porta il loro rapporto su di un piano assolutamente nuovo, mentre intorno a loro ruotano tutti gli altri personaggi: zia Zenobia, la sibilla, Kimon e il padre, presi da intrighi politici e vicende varie.
Onestamente i cattivi sono personaggi alquanto deboli, che occupano uno spazio nell'economia del romanzo più come elemento di tensione che come vero e proprio pericolo. Basti pensare alla battaglia finale risolta in un frettoloso scontro che mostra un certo imbarazzo narrativo da parte dell' autrice, come se si trattasse di scene a cui non è particolarmente abituata.
Malgrado la tensione e l'attrazione, tutto sembra essere giocato su quello che potrebbe succedere invece che su quello che si verifica davvero, e questo in definitiva genera nel lettore una forma di frustrazione che non trova sfogo. Intrappolati a nostra volta come prigionieri sull'isola, vaghiamo come Tullio per i corridoi e le stanze, per i giardini ed i boschi circostanti alla ricerca di una via di fuga. L'azione c'è già stata e noi ce la siamo persa e quella conclusiva è liquidata frettolosamente.
Questo è il libro delle possibilità mancate, del poteva essere ma non è stato. Peccato, perchè mi ero approcciata a questo romanzo con l' intenzione di farmelo piacere per le sue ambientazioni mediterranee, per il respiro di un contesto storico diverso e le infinite possibilità che questo offriva. Eppure alla fine sono solo un condimento di un piatto che onestamente faccio fatica a digerire. Speriamo di gustarci una prossima portata.
VORO: 5
Nessun commento:
Posta un commento