domenica 6 novembre 2016
UN CUORE NOBILE di Margaret Moore
Penso di essere in una fase di noia, lo devo ammettere. Tutti questi romanzi pseudo-storici fatti di crine e merletti, di carrozze e di cavalli, di echi di guerra persi oltre l'orizzonte e la Manica, senza poi entrare sotto la pelle dei personaggi, mi ricorda un po' il profumo che alcune damine di corte indossavano per coprire il lezzo derivante dal fatto che lavarsi non era una consuetudine tanto abituale in quel periodo. Questa è la sensazione che molti romanzi rosa "storici" mi stanno trasmettendo in questa fase, e lo dico da appassionata.
La verità è che sono in cerca di trame avventurose, di emozioni in cui l'amore viene coniugato in modo più appassionato, senza sminuire l'intelligenza di chi legge e con un minimo di attenzione al contesto storico. Ho pensato che potevo tuffarmi un po' più indietro e fuggire da Napoleone e le sue guerre, dai vestiti stile Impero, dal periodo Regency che sembra dominare in questo tipo di storie. Ed eccomi a commentare UN CUORE NOBILE di Margaret Moore.
La verità è che il nome di quest'autrice mi ritorna spesso davanti agli occhi. Ho anche letto in passato qualche volume, ma nulla di talmente emozionante da segnarmela tra le autrici da rileggere assolutamente. E quindi ho affrontato la lettura di questo romanzo come se si trattasse di un primo incontro, senza pregiudizi e pronta a lasciarmi sedurre dal periodo, da un'Inghilterra medievale conosciuta attraverso Ivanhoe e gli altri romanzi storici di Sir Walter Scott, o grazie alle ballate di Robin Hood. Ovviamente siamo piuttosto lontani.
UN CUORE NOBILE è il terzo volume di una saga dedicata al Re Giovanni e alle sorelle D'Avarette. La storia inizia seguendo la più giovane delle tre, Lisette, sulle strade pericolose di un'Inghilterra Medievale. La ragazza viaggia verso casa, con una numerosa scorta, quando viene aggredita ed i suoi uomini decimati. Si salva solo lei, la sua cameriera Keldra, e scopriremo successivamente uno dei cavalieri, a cui è dedicato l'abbozzo di una sotto-trama.
A salvare la ragazza magicamente ci riescono due sole persone: Finn, un ladruncolo particolarmente abile a farsi passare per signore, ed un ragazzino, suo braccio destro, Gareth, che Finn ha salvato in passato e che adesso lo segue in maniera fedele e devota.
Finn è un uomo che non ha avuto una vita facile, è sempre vissuto di espedienti, ma allo stesso tempo sembra conoscere il senso dell'onore e della famiglia, basti pensare che sta cercando di salvare il fratello imprigionato nel castello di Wimarc, lo stesso signore che ha ordinato (per trame politiche e di potere) il rapimento di Lizette.
La ragazza decide di scoprire la verità dietro al mancato rapimento e allo stesso tempo ha deciso di dare una mano a Finn, per il quale prova subito una fortissima attrazione. Approfittando della scoperta di una coppia di nobili in viaggio verso il castello, i due li rapiranno e nasconderanno in un capanno, per poi farsi passare per loro e recarsi da Wimarc, il cattivo della storia, con l'obiettivo di smascherarlo.
Quello che potrebbe essere un racconto d'avventura e d'amore, alla fine si svilisce in una storia senza pathos, senza brivido di emozione, con personaggi spesso solo abbozzati dal punto di vista psicologico e per niente contestualizzati. Lizette è una donna moderna, che reagisce anche fisicamente a Finn come una donna cresciuta ed educata nel 2000 e questo sta cominciando a diventare alquanto noioso, perché il fascino del passato si riduce ad un utilizzo assolutamente superficiale di elementi esterni, senza nessun rispetto o conoscenza di quello
che era un preciso periodo storico.
Finn non mi attira per niente, come eroe. Insicuro, spesso agisce senza grande convincimento, come una marionetta che ripete frasi che gli sono state scritte, senza che la sua personalità affiori dalle situazioni o da una coerenza del personaggi.
La storia mi ha lasciato una sensazione di delusione, viste le buone premesse e mi chiedo a questo punto se non sia più onesto alla fine decidere di scrivere un romanzo contemporaneo piuttosto che un racconto ambientato in un'epoca che non ci si prende neanche la briga di approfondire. Da consigliare a chi ama i racconti leggeri.
VOTO: 4
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