Non so voi, ma io quando ascolto qualcuno parlare della Scozia nella mia mente sento inequivocabilmente il suono delle cornamuse, vedo sventolare drappi di tartan multicolori, distese affascinanti di una natura selvaggia e la corda del romanticismo epico che è dentro di me comincia a vibrare. Non so se è tutta colpa di Candy Candy e del complesso del principe della collina, mai superato, di HIGHLANDER film degli anni ottanta con un fascinoso Christophe Lambert (dove l'amore di una vita immortale era interpretato dalla terrificante Prudy dell'attuale Poldark, o del più recente e intrigante Outlander. Fatto sta, quando sento parlare di Scozia mi sento un po' a casa e tutto mi diviene familiare.
Siamo alla fine del settecento e la situazione di questo attraente angolo di mondo non mi sembra migliore di quando l'ho lasciato, nel romantico universo di Claire e Jamie de La Straniera. Gli inglesi sono gli odiati nemici di sempre; i clan scozzesi si combattono tra di loro e ancora una volta uno Stuart cattolico è lontano dal trono, pur minacciando di tornare. La storia pero' ci racconta di tre ragazzini che corrono tra i campi dopo l'ennesimo scontro. Sono due fratelli: Duncan, il più violento e sanguinario, e Rory, più timido e sensibile. Con loro c'è anche la piccola Lorne McBryde.
I tre trovano un ragazzo poco più grande di loro, rimasto ferito in uno degli ennesimi scontri. Lorne decide di aiutarlo, nascondendolo nella grotta del gigante e proteggendolo dagli adulti assetati di sangue. Sarà però tradita da Duncan, tradimento destinato a segnare per sempre la vita della piccola Lorne, reputata colpevole da Iain il fratello del ragazzo uccido.
Anni dopo Lorne è diventata una donna bellissima. Cresciuta lontano dalla Scozia, dalla nonna materna, dopo che il padre è stato condannato all'impiccagione per l'uccisione di David, il ragazzo trovato ferito nella brughiera. Alla notizia che i suoi fratelli hanno combinato le sue nozze con Duncan, Lorne si vede costretta a partire per la Scozia, ma durante il viaggio la ragazza viene rapita e consegnata a Lord Iain da un suo amico e parente. Iain decide di utilizzare la cosa per stanare il padre della donna, facendolo venire allo scoperto e vendicando così la morte del fratello.
Malgrado il carattere passionale e deciso, Lorne appare anche una ragazza dolce e delicata tanto da conquistare le simpatia dei suoi nemici. Lo stesso Iain se ne sente irrimediabilmente attratto e cerca di starle lontano maledicendo John Ferguson, il suo miglior amico, responsabile di questo rapimento. Ovviamente non c'è nulla di originale in questo intreccio, ma quello colpisce di più è il modo in cui battibeccano l'uno con l'altra, con frasi intelligenti e ponderate, la descrizione della nascita di un amore contro ogni logica, permettendo al lettore in ogni momento di capire la lotta che alberga nel cuore dei due. L'intreccio si complica di nuovo ed i due si allontanano.
Ecco il punto esatto in cui, nella mia mente, al dolce suono delle cornamuse si è sostituito il fragore dei tamburi Bodhran pronti ad annunciare l'attacco. Perché che il libro sia stato amputato dagli editori è " cosa chiara e ingiusta". Non posso credere che una scrittrice degna di tal nome si perda all'improvviso dopo aver scritto in modo coerente fino a questo punto. Dalla fuga di Lorne si accelera in maniera assurda ed inspiegabile raccontando in forma di riassunto momenti cruciali della trama: il rincontro con i fratelli, la liberazione del padre e la rottura del fidanzamento con Duncan. Troppo facile decifrare le cesoie degli editori (italiani o inglesi non saprei dirlo) che si sono dati ad un feroce giardinaggio. Peccato davvero perché la storia ha un certo fascino e una sua coerenza.
Romanzo di passioni forti, di sentimenti violenti, ricco anche di avventure penalizzato da decisioni editoriali alquanto discutibili. Avrebbe potuto essere un grande racconto; resta comunque una lettura piacevole degna di essere fatta.
VOTO:6
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