A volte leggendo un romanzo rosa, mi chiedo quali sono gli elementi che possono attirarmi, al di la' del valore oggettivo di un'autrice. Tutte noi abbiamo delle preferenze dettate dal gusto. A qualcuno piacciono le eroine di carattere e gli uomini dolci, ad altre quelle docili e vessate con un maschio alfa che poi si pente e chiede perdono. Alcune cercano una storia romantica, altre vogliono anche l'avventura. Questione di gusti, appunto. Mi chiedevo quali sono gli ingredienti che colpiscono la mia fantasia, mentre leggevo quest' ennesimo romanzo rosa dal titolo di IL CONQUISTATORE NORMANNO.
Meriel Fuller è un'autrice a me sconosciuta, ma avevo letto sul retro copertina che è una studiosa e appassionata di Medioevo e mi sono sentita rincuorata. Sono in una fase di astio nei confronti di tutte quelle autrici che si ostinano a scrivere storici senza prendersi neanche la briga di approfondire il periodo scelto. Qui ci troviamo dopo la battaglia di Hastings con la quale Guglielmo il Bastardo, noto poi come il Conquistatore, sconfigge il re sassone Aroldo II iniziando l'invasione e la conquista normanna. Fin qui è storia nota, raccontata dai libri di scuola. Accanto a Re Guglielmo, la Fuller colloca Varin de Montaigu, condottiero addestrato dallo stesso Re come forma di riconoscenza nei confronti del padre che gli aveva salvato la vita.
Varin compare in scena al seguito di Gronwig, signore sassone che si è arreso e ha firmato un accordo di fedeltà con il nuovo sovrano. Non fidandosi, Guglielmo invia Varin al suo castello con un manipolo di soldati per poterlo controllare da vicino. Sulla strada vengono aggrediti da un bandito che sembra poco più di un ragazzo. Intenzionato a rinchiuderlo in una cella per poi poterlo interrogarlo, Varin se lo lascia sfuggire. Mentre setaccia le stanze ad una ad una si imbatterà in Eadita, la nipote di Gronwig, creatura di una bellezza unica, ma stranamente peculiare e dalla lingua pungente.
Eadita odia i normanni invasori, soprattutto dal momento che sono responsabili della morte del padre sui campi di Hastings. La sua ostilità nei confronti di Varin è immediata, alimentata anche da un'inspiegabile attrazione che prova per questo soldato appariscente e appassionato che turba i sensi di tutte le donne del castello, compresa l'acida cugina Sybille. Varin a sua volta fatica a fidarsi di lei, anche per via di una storia familiare che lo ha portato a prendere le distanze dall'amore e dalle donne in generale, che reputa tutte traditrici. Inoltre è convinto, a ragione, che Eadita gli nasconda molte cose.
Il segreto principale della ragazza è un fratello che tutti credono morto e che invece, sopravvissuto ad Hastings, si è dato alla clandestinità e che ruba per rinforzare le casse di Gronwig nella speranza di riavere le sue terre. Eadita invece crede che Thurston combatta per la causa sassone e si adopera per dargli tutto il suo aiuto, fino a quando non sarà sorpresa da Varin in una scena emozionante, di azione e pathos, scritta finalmente con carattere ed abilità.
I due protagonisti lottano continuamente l'uno contro l'altra, posti su due fronti opposti della guerra, trascinati anche da due temperamenti focosi e da reciproche diffidenze. A parte questo pero' c'è un'attrazione sottile che cresce pian piano fino a diventare potente, insieme ad un innegabile ammirazione nei confronti di qualcuno che si continua a considerare un nemico. La Furrel gioca bene con questi elementi, senza strafare e senza darci una storia farrginosa e superficiale. Il contesto storico è ben trattato e quello sociale non improvvisato, basti pensare alla scena in cui lo zio accusa la nipote di essersi concessa ad un uomo non scelto da lui e di aver svalutato un bene, la sua verginità', che in quanto suo tutore legale appartiene più a lui che a lei, pensiero assurdo e raccapricciante per una mentalità moderna, ma assolutamente realistico per quest'epoca.
Interessante è anche il modo in cui viene trattato il mistero intorno alle origini di Eadita, con riferimenti velati alla madre di origine francese fino alla rivelazione finale decisamente sorprendente, come a dire che alla fine il nemico vero siamo noi. Carino anche il particolare della consapevolezza che il bene può arrivare da chi meno te lo aspetti e non sempre da chi ti è accanto, lezione che Eadita imparerà a sue spese.
Romanzo quindi appassionante, senza strafare; corretto e curato pur non originale, come quelle storie piacevoli che meritano una lettura perché anche se non sono sconvolgenti offrono la coerenza e la sicurezza
VOTO: 6
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