sabato 31 dicembre 2016

WARLEGGAN di Winston Graham


Il quarto volume della saga dei POLDARK ha il sinistro titolo originale di WARLEGGAN, dedicato quindi all'antagonista di Ross, ovvero George, e in qualche modo chiude un cerchio, liberandoci dei fantasmi del passato e  traghettandoci verso il futuro, o almeno queste erano le intenzioni del autore che impiegherà diversi anni prima di ritornare su questi personaggi.

Per quelli che hanno scoperto questa storia attraverso la nuova versione televisiva proposta dalla BBC, WARLEGGAN ci racconta le vicissitudini di tre coppie: quella formata di Ross e Demelza (che affrontano i loro demoni incarnati soprattutto dalla bellissima Elizabeth), quella nuova e appassionante formata da Dwight e Caroline (a cui viene dato il ruolo degli amanti dal destino avverso) ed infine quella insolita ed imprevista formata dalla fascinosa Elizabeth e l'odiato George. A questo punto lo SPOILER è d'obbligo e prego a tutti quelli che non vogliono sapere di non continuare la lettura.

Infatti il quarto libro della saga ci porta davanti ad una svolta imprevista, ovvero la morte di Francis Poldark. Il personaggio di quest'ultimo è di quelli tormentati, angoscianti e assolutamente letterari: la sua debolezza di carattere, l'incapacità di affrontare il mondo e la vita, con tutto il suo carico di problemi, ne hanno fatto una di quelle figure indimenticabili di questa saga. Allontanatosi da George, il falso amico, ed entrato in società con Ross, a lui viene dato un congedo drammatico ed emozionante, dopo una conversazione con Demelza che ce lo riscatta da tutto il male fatto e provocato.

La sua scomparsa dalla scena però apre la strada ad una crisi che travolge la nostra amata coppia, ovvero Ross e Demelza. Il problema tra loro è sempre stato la bellissima Elizabeth, che già aveva lanciato nuovamente l'amo al carismatico Ross, riaccendendo braci mai completamente spente. E questa onestamente è la parte più difficile da digerire, ovvero il dolore di Demelza per il tradimento di un uomo che fino ad allora avevamo visto tutti con ammirazione.

Eppure la bravura di Graham emerge anche nel trattare materiale come questo, nel senso che solo in questo modo, rendendo umano un sentimento idealizzato fino ad allora, il nostro eroe riuscirà a vedere dentro se stesso e a capire chi è davvero la donna amata.

Se le sue disavventure provocano nel lettore ansia, turbamento e disillusione (per via di un processo di immedesimazione con la povera Demelza), le nostre simpatie seguono un'altra coppia di innamorati a cui onestamente ho donato il mio cuore. ovvero Dwight e Caroline. Il dottore non mi aveva colpito in modo particolare con la sua storia con Keren, la donna sposata che distrugge la vita di Mark Daniel, perdendo la propria. Il modo in cui era facilmente scivolato nella trappola di lei non lo presentava come un uomo volitivo, ma gli anni di espiazione successivi e soprattutto il suo amore per la bella Caroline lo innalza a vero e proprio eroe che sopperisce al calo di Ross.

Mentre quest'ultimo è alle prese con le mille difficoltà economiche, lavorative, sentimentali, finendo anche per mettersi più volte nei guai come con il contrabbando, Dwight è l'amore romantico, quello passionale, l'amico fedele che rischia la propria felicità per il bene del prossimo. Come dimenticare il suo scontro quasi mortale con il traditore o la corsa solitaria e notturna (quando si rende conto di non poter chiedere neanche l'aiuto di Demelza) sulla scogliera battuta dai venti che accende il fuoco per segnalare la presenza dei soldati e salvare la vita a Ross e a tutti gli altri uomini.

Peccato che poi il costo sia così alto e solo sul finale riesce, grazie al provvidenziale intervento di Ross, a riscattare l'amore e l'onore regalandoci un finale incerto e allo stesso tempo pieno di speranza. E anche Ross e Demelza chiudono in bellezza, mentre l'altra coppia sembra in qualche modo incamminata lungo un percorso che li allinea come simili e freddamente uniti, ben lontani dal calore che riscalda e accende la vita degli abitanti di Nampara, piccolo faro di speranza e di amore sulla scogliera battuta dal vento.

Il finale è emozionante e degno di un libro che chiude un periodo, ma che lascia tante possibilità per il futuro, cosa che Winston Graham coglierà con entusiasmi anni dopo regalandoci altri indimenticabili romanzi, ancora inediti in Italia, ma che sicuramente meritano di essere letti da tutti noi lettori nostrani.

VOTO: 8

FRASI TRATTE DAL ROMANZO



—Chiaritemi una cosa, Dwight, perché non la capisco: in voi ci sono due uomini: un individuo energico, fiducioso ed impaziente, quello che si mostra al mondo quando entra in una stanza di un ammalato; e la persona molto più giovane, nervosa e suscettibile che spesso mi accompagna nelle mie passeggiate. Ditemi, chi dei due si preoccupa per Caroline Penvenen, soffre quando lei se ne va e pensa a lei quando non c'è?
(Caroline a Dwight)

***

—Se quello che sento per voi è disprezzo...per distrarmi dal mio lavoro giorno dopo giorno durante gli ultimi quindici mesi...se questo è disprezzo...  essere incapace di dimenticare la vostra voce, o il modo in cui girate il viso, o il riflesso dei vostri capelli...se questo è disprezzo... desiderare che alla fine vi sposiate e temere allo stesso tempo che lo facciate...irritarmi perché vi mostrate condiscendente e fingere che non siate alla portata dei miei sogni... —Si interruppe, incapace di concludere il discorso. —. Forse voi potete identificare per me questi sintomi.
(Dwight a Caroline)

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 Le vite di entrambi era stata la tragedia di una donna che non sapeva cosa voleva davvero.
(Ross pensando a se stesso, a Francis e ad Elizabeth)

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 A dire il vero, in un'opera teatrale, si sa che la virtù trionferà, ma nella vita reale uno trema al bordo dell'inquietudine e teme il risultato.

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No so qual'è la ricetta giusta della galanteria; non ho mai avuto tempo per impararla. Non so come lusigarvi e se voi ridete di me - cosa che fate con non poca frequenza - mi rinchiudo in me stesso sempre di più; e quando esercitate il vostro ingegnio su di me, mi sento uno stupido ed uno zoticone. Questa è la spiegazione del problema. Quello che sento per voi come persona non vacilla tra energía e debolezza, ma in definitva vacilla tra la speranza e la disperazione.
(Dwight a Caroline)

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Però ho messo fine alla nostra amicizia...Qualcosa che avevo iniziata ad aprezzare, anche se voi forse dubitavate.
  —No non ne dubito. Francis, ma dubito che voi vi abbiate posto fine. Un azione negativa non cancella tutte quelle positive. Quello che conta è il saldo finale.
(Francis e Demelza)

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—Per un uomo di tanto talento, nulla è impossibile.
—Niente è possibile senza di te, Caroline.
(Dwight e Caroline)

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Dwight, di una cosa non ho mai avuto dubbi, ed è la tua compassione, che abbraccia tutto, ma non si applica mai a te stesso.
(Caroline e Dwight)

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— Quando l'ammirazione si trasforma in disprezzo, è ora di andarsene.
 (MacNeill a Demelza)

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Oh, so che questa storia della miniera è come una malattia del sangue, una tara ereditaria, una febbre. Ho provato a giustificarmi dicendo che lo facevo per Henshawe, ma non è vero. Lo faccio per me. Se non riaprissi la miniera, me ne andrei in guerra e al momento non ho nessun desiderio di farlo.
(Ross)  


***
Carolina Penvenen ci ha salvato dalla prigione per debiti. Dwight ci ha salvato da un'altra prigione. Non ci sono dubbi sul fatto che lui ancor ala ami. E sono sicura che, se non fosse stato per quello che ha fatto quella notte,  sarebbero sposati e vivrebbero a Bath.
(Demelza a Ross)

***

Direi che la vita ha alla fine due o tre cose di valore. Se uno le possiede, il resto non conta. Se non le possiede, tutto il resto è inutile.
(Ross a Demelza)

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