sabato 26 gennaio 2019

OUTLANDER - PROVIDENCE 4x12


Siamo ormai in dirittura d'arrivo e lo so che molti protesteranno o bocceranno la puntata per l'assenza dei nostri eroi, ma ad onor del vero, devo confessare(e la parola confessare si adatta al tenore dell'episodio), che quasi non ho notato la loro assenza, completamente presa dalle storie dei vari personaggi, tutti presenti sulla scena ed impegnati nelle loro piccole o grandi lotte quotidiane.


Il viaggio di Jamie, Claire e Ian continua alla ricerca del villaggio Mahawk dove Roger è tenuto prigioniero, ma finalmente scopriamo il contenuto della lettera che Jamie aveva scritto a Bree, prima di partire e che aveva consegnato poi a Lord John. Il padre ha meditato sul significato del perdono e di come riuscire a superare la violenza subita. Nelle parole di Jamie, sulla grazia che in qualche modo può aiutare a continuare a vivere, e sul perdono che viene dato più per se stessi che per gli altri, Bree in qualche modo trova la determinazione e il coraggio di fronteggiare il suo nemico, per potersi liberare di quei ricordi che continuano a tormentarla.


Lord John ogni scena in cui compare splende della sua forza, della sua eleganza, rivelandosi davvero l'uomo su cui contare in tutte le circostanze. Quando Bree gli dice di voler incontrare il suo stupratore, prima che venga impiccato, per chiudere in modo definitivo con lui, prima cerca di dissuaderla, ma poi si offre per accompagnarla, pronto a difenderla qualsiasi cosa debba succedere.


Intorno al carcere di Wilmington, nel frattempo, girano altri loschi personaggio, interessati non tanto a Bonnet, che sembra essere stato abbandonato al suo destino. È fondamentalmente un uomo solo, abituato a pensare a salvarsi da solo, a sfruttare qualsiasi circostanza pur di sopravvivere, mentre l'altro uomo incarcerato, il temuto leader dei regolatori, ha smosso subito le coscienze di molti.


Fergus non può abbandonarlo da solo in prigione e anche se vorrebbe la presenza solida di Milord, alias Jamie, che è per tutti loro un punto di riferimento, costretto ad operare da solo è deciso a mettere su un piano per far evadere Murtagh.


A sostenerlo compare Marsali, che aveva già dimostrato nel corso delle stagioni, di essere una ragazza determinata e per niente incline alla lamentale. Quando scopre che il marito sta progettando la fuga del padrino di Jamie, si offre come supporto. Sembra essere giunto davvero il momento di dire addito alla città di Wilmington per potersi trasferire a Fraser's Ridge anche loro.


Fergus si anima, grazie all'appoggio della moglie, e finisce per coinvolgere gli altri regolatori per far fuggire Murtagh dalla prigione. Peccato che il loro piano d'evasione coincida con l'incontro di Bree con Bonnet.


Quest'ultimo si presenta come un cattivo piuttosto ambiguo. D'altronde la Gabaldon non liquida mai i suoi personaggi in modo semplicistico. In Bonnet, uomo viscido, senza morale, si percepisce a volte, una disperazione sincera, dell'uomo destinato alla forca, che combatte da solo contro tutto e tutti, pur di sopravvivere.


Davanti a Bree, donna piena di principi, di forza, lui sembra a tratti quasi vacillare, quando lei arriva con il discorso del perdono che l'ha indotta a confessargli una verità parziale, ovvero che il bambini che aspetta potrebbe essere l'unica cosa che resterà di lui in questo mondo.


In verità non ci sono prove scientifiche al riguardo e il bambino potrebbe essere anche di Roger, ma Bree sembra presentare a Bonnet questa possibilità di continuità, che indurrà l'oscuro personaggio ad offrirle l'unica cosa che possegga, per il futuro di quel bambino che non conoscerà mai.


Ovviamente siamo solo al principio delle vicende di Stephen Bonnet e di Bree. L'esplosione e la fuga rocambolesca dal carcere di Murtagh, affiancato da Fergus e da Marsali, con la complicità e il silenzio di Lord John, chiudono momentaneamente le vicende per quanto li riguarda.


Il vero protagonista assoluto della puntata resta a mio parere Roger MacKenzie, con una notevole prova d'attore da parte di Richard Rankin, amato e disapprovato in egual misura. In realtà l'attore riesce a incarnare perfettamente lo studioso, uomo di pensiero, precipitato in un mondo feroce, che poco considera la mente, rispetto alla forza dell'azione.


Prigioniero dei Mahawk, che lo trattano come uno schiavo, Roger comincia a pensare a tutti gli errori e le ingenuità che lo hanno portato ad essere prigioniero, fino a quando non finirà rinchiuso in una gabbia, per via di una gentilezza da parte di una donna indiana che ha avuto pietà del suo dolore, e nella sua prigione incontrerà, Padre Alexander, un religioso di origini francesi, venuto per predicare la parola del Signore, ma finito per commettere peccato proprio con la donna che gli ha dato un bambino.


La questione del rifiuto da parte del prete di battezzare il bambino, come vorrebbero gli indiani, sembra una semplice questione morale, ma l'uomo è convinto che in questo modo, malgrado le sue colpe potrà salvare la sua anima e quella del nascituro.


Il discorso con l'uomo serve a Roger per riflettere sulla natura dell'amore, sugli errori commessi, sulle sue ingenuità, fino a quando, in un finale emozionante, che è come un pugno in pieno stomaco, si renderà conto che non è possibile sfuggire alla propria natura, qualunque conseguenza essa possa portare.


Episodio grondante di drammaticità e di pensiero, che ci prepara la strada all'ultimo episodio di quest'intensa quarta stagione, che sembra aver rivoluzionato notevolmente il mondo di OUTLANDER, ma allo stesso tempo ha offerto nuovi orizzonti e nuove storie che non fanno altro che rendere ancora più ricco l'intero universo creato.

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