Questa serie è fatta di scena d'impatto, fortemente visive e drammatiche, che lasciano nello spettatore un'impronta notevole, ma soprattutto provocano uno scossone nell'animo dei personaggi, soprattutto di Miran, protagonista fatto soprattutto di ombre e di poche luci che, nella sua ricerca di verità, viene messo alla prova ripetutamente, soprattutto perché deve passare dalla fede incrollabile che aveva in una donna che ha finto di prendersi cura di lui alla consapevolezza di essere stato solo uno strumento della sua vendetta.
Ormai abbiamo intrapreso il cammino della consapevolezza, ma ogni passo che compie verso la conoscenza, porta una profonda crisi in lui, soprattutto alla luce del fatto che Reyyan era priva di qualsiasi colpa, anche ancestrale, di discendenza, o qualunque cosa avesse utilizzato la sua coscienza per giustificare l'azione pianificata ai danni di una donna che si era innamorata di lui e che non gli aveva mai fatto alcun male.
Adesso che anche il testimone ha parlato, Miran caccia sua nonna dalla grande casa degli Aslanbey, dichiarandole tutto il suo disprezzo. Lei continua il suo cammino, dicendogli che se ne pentirà e che capirà che gli altri sono i grandi bugiardi e non lei. Questo, in una storia senza luci ed ombre, piuttosto lineare, ci offrirebbe un protagonista che intraprende il sentiero della luce, stringe la mano della donna ferita che l'ha perdonato, e insieme lotterebbero per trovare la verità sul delitto della sua famiglia. Ovviamente non è così, perché Miran è un personaggio complicato, pieno di sfaccettature che in una persona reale si ritroverebbero facilmente.
Si crea una sorta di distanza tra lui e Reyyan. Quest'ultima vorrebbe aiutarlo a superare la sua crisi, ma lui non ha il coraggio di guardarla in faccia. Si è come bloccato, ritenendosi indegno di lei, del suo perdono, del suo amore. Lei, comprensiva come poche, sa che Miran deve perdonarsi, ma non trova il cammino per avvicinarsi a lui, anche se poi il marito non riesce a starle troppo lontano, e la cerca, nel sonno, pur di sentirla vicina. Momenti di tenerezza gettati a un pubblico esasperato che vorrebbe entrare nel pc/televisore per prendere a ceffoni e coccolare questo ragazzo deviato e ferito in un gioco più grande di lui.
Per fortuna la nostra eroina resiste a tutti i colpi che vengono assestati a questa relazione, ma nel frattempo assistiamo all'esuberanza di Sultan, che festeggia la liberazione del castello e decide di andare a portare la dote a Elif, che ormai vive a casa degli Şadoğlu, tentando di avvicinarsi sempre di più ad Azat, che invece interagisce quotidianamente con Gönül, la sua diffamatrice. Questa coppia suscita qualche mio sospetto, ma vedremo andando avanti!
Il problema vero sta piano piano montando, non tanto per Azize che, per vendicarsi dei suoi eterni nemici, decide di esercitare il suo potere nell'azienda, costringendoli a pagare una somma enorme che era stata pattuita come garanzia, durante l'alleanza con Miran Azkoy, ma dallo solita Yaren, si la cugina folle che si è sentita privata di un diritto che non aveva nei confronti di un uomo che non l'ha mai considerata.
Infatti la ragazza, che a tratti suscita anche la nostra simpatia quando interagisce con il fidanzato posticcio che le è stato imposto, Harun che non intende minimamente sposarla, in quanto la sta corteggiando solo perché parte di un piano per colpire i veri nemici, ascolta per caso una conversazione tra suo fratello e suo zio e scopre che Reyyan non è la figlia di suo zio, ma frutto di una relazione passati di Zehra, personaggio scomparso nel nulla anche in momenti così critici. Come utilizzerà questa informazione? Lo scopriremo solo sul finale.
Nel frattempo Miran decide di portare sua nonna (quella buona) al villaggio, ma di accompagnare anche la piccola Gul, che lo aveva respinto davanti al suo ennesimo attacco di rabbia. In un primo momento la bambina rifiuterà, ma poi Hazar la accompagnerà entrando per la prima volta nella casa d'infanzia di Dilşah. E qui viene la parte più bella dell'episodio, con l'emozione dei due uomini che l'hanno amata, Hazar e Miran, che la sentono in ogni angolo, la vedono, fino al colpo finale, con una cassetta ritrovata, nella stanza della donna, che Gul vuole sentire per costringere Reyyan e Miran a ballare insieme, per farli riavvicinare.
L'emozione del momento viene spazzata via da una voce che emerge sul nastro e che è proprio quella di Dilşah, che, probabilmente, mentre cercava di andare indietro o avanti con il nastro, ha registrato una conversazione con Ayla, proprio in quella stanza, trent'anni prima.
Bravissimi tutti gli attori nel rendere l'emozione del ritrovamento. Miran lamentava di aver dimenticato la voce di sua madre e questo affiorare dal passato, colpisce al cuore tutti quelli che, come lui, hanno smarrito nella memoria labile un ricordo così importante.
Ma l'importanza di questo ritrovamento non è solo emotiva, perché Ayla e Dilşah stanno parlando delle pressioni della famiglia Aslanbey su di lei, che non voleva Mehmet e di come Azize abbia reso la loro vita impossibile per accontentare il figlio e costringerla a sposarlo. Il dolore del passato devasta il protagonista e Hazar, ma non c'è pace per i giusti, questa è la verità, e neanche il tempo di digerire questa profonda emozione che, tornando a casa, Yaren affonda con crudeltà nel cuore della nostra eroina, che fino a questo momento è stato solida, stoica e irremovibile.
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