La storia raccontata da HERCAI è, a ben vedere, il racconto di tre amori, di tre generazioni, in cui due sicuramente non sono riuscite a perseguire i propri sogni, perché le aspettative di quelli che erano intorno a loro sono state tali da schiacciare l'amore vero. A Reyyan e Miran, la terza generazione, spetta il compito difficile di vivere i loro sentimenti, liberandosi dal passato, per proiettarsi finalmente nel futuro. È quello che si capisce in modo chiaro in una scena centrale di questo nuovo episodio, quando, in attesa della barca che dovrà portarli a fare colazione nel golfo di Istanbul, i due innamorati parlano della loro situazione, ascoltati da un vecchio con una rosa in mano.
Prima di arrivare a questo, ovviamente, abbiamo vissuto per la prima volta il turbamento di Reyyan per una sorta di gelosia nei confronti del passato di Miran, che sembra davvero non aver mai amato nessuno, ma questa misteriosa Dennis, arrivata dall'America, dove scopriamo Miran ha studiato, lascia una strana scia di fastidio che sembra destinata a rovinare questo weekend magico dei novelli sposi.
In realtà è tutto un complotto, ordito dai soliti cattivi, per cercare di muovere le acque. Fino ad ora sembrano intenzionati ad aiutare Miran e Reyyan a scoprire il passato, ma c'è qualcosa di ambiguo in Harun e non sembra che ci si possa fidare pienamente. Ecco che, dopo i chiarimenti della serata, Miran il mattino dopo chiede a Firat di cercare informazioni sul tipo, misteriosamente comparso nel suo stesso hotel in compagnia di Dennis, una donna con cui lui aveva avuto una sorta di avventura anni prima.
La forza del loro sentimento, comunque, non sembra risentire di questo piccolo episodio e mentre parlano tra di loro, sul ponte, l'uomo anziano li nota e suggerisce loro di credere nei loro sentimenti e soprattutto non dare priorità al desiderio degli altri. Un pizzico di egoismo è quello che potrebbe portare loro la felicità.
Ed è proprio in questo momento che vediamo, per la prima volta, messi l'uno accanto all'altro i tre amori, due del passato, accanto a quello del presente. Nasuh e Ayşe, dove lui aspetta l'approvazione della famiglia per sposarla, Hazar e Dilşah, che si piega alla volontà del padre di andare nell'esercito, prima di sposare la donna amata, tutti rapporti destinati a finire in modo tragico. Miran e Reyyan sono l'ultima possibilità di felicità.
E vederli sulla barca, con lui stranamente sereno, che le regala una penna con il suo nome, dicendole che vuole che lei realizzi il sogno di studiare, di diventare quello che vuole, senza i limiti che la famiglia le aveva sempre imposto, è commovente, come una storia d'amore che sembra davvero unica e rara. Peccato che tutto, come al solito, precipiti sul finale.
Miran riceva una telefonata che lo informa che il misterioso Omer, il soldato che era arrivato sul posto dove i corpi dei suoi genitori erano stati trovati, è proprio a Istanbul. I due decidono di andare a cercarlo, mentre Miran chiede ad Hazar, dopo aver letto il biglietto che Harun ha lasciato nella sua stanca, di cercare la confidente di Dilşah, per indagare sul passato.
Questa ricerca parallela dei due uomini porterà a due rivelazioni sorprendenti che sconvolgerà entrambi nel profondo. Hazar, accompagnato dal fratello Cinhar, cerca Ayla, la migliore amica di Dilşah. Sui suoi passi però c'è anche Nasuh, che lotta per nascondere il passato. Chiede alla donna di tacere con il figlio, ma quando Alya incontra Hazar la verità taciuta emerge: Dilşah lo aveva cercato disperata, perché non voleva sposare un Aslanbey, ma il padre l'aveva mandata via. Hazar è sconvolto dalla rivelazione.
E a essere sconvolto è anche Miran che, dopo varie peripezie, riesce finalmente a parlare con il soldato che gli confessa di come sua nonna Azize abbia reso la sua vita miserabile perché non voleva che confessasse la verità, ovvero che sua madre era stata uccisa da un solo colpo di pistola, ma soprattutto che non era stata aggredita e violentata da Hazar, come lei invece aveva sempre rivendicato. È il colpo definitivo che manda in frantumi il passato di Miran.
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