domenica 6 marzo 2016

LA ESCLAVA BLANCA - LA RESTAURAZIONE (Capitulo 28)


Dopo l'emozionante episodio precedente in cui il mondo sembrava davvero sull'orlo di un cambiamento storico, epocale, eccoci nuovamente alla restaurazione. Mi chiedevo infatti, avendo visto il promo, cosa sarebbe cambiato, ma alla fine nella coerenza narrativa si doveva inevitabilmente arrivare a questo.


Miguel, Felipe, Catalina e Victoria festeggiano felici il trionfo di Miguel nel processo. Per la prima volta nella storia infatti un bianco è finito in carcere per aver fatto del male ad un nero, sovvertendo completamente quella che era considerata giustizia fino a quel momento. Eppure Nicolás arriva con la sua aria da padrone buono ed affettuoso, affrontando Felipe e rivendicando la proprietà di Miguel.


Anche se la legge gli ha riconosciuto il diritto di difendersi contro Jaime Lopez, resta sempre una proprietà di Parreño e in quanto tale l'uomo a tutto il diritto di riportarlo a casa. Felipe si sente avvilito e mortificato, vorrebbe intervenire, ma l'altro è più saggio e gli dice che bisogna aspettare tempi migliori e riconoscere quello che è stata pur sempre una vittoria epocale, la prima di un lungo cammino.



Intanto però Victoria si è nascosta in casa per evitare che il marito scopra la sua presenza e ci regala un altro momento intenso, durante la sua conversazione con Catalina sul mondo e sulla società. Lei infatti rivendica la loro natura libera, il fatto che fino a quando non sono stati cacciati dal Palenque, non possedevano nulla, ma erano liberi. Catalina invece le fa notare che la società è governata dal denaro e loro in quanto donne hanno ancora meno controllo di tutti gli altri.


Felipe arriva per accompagnare in segreto Victoria al EDEN prima che arrivi il marito e non la trovi. Catalina cerca di rallentare Nicolás e Miguel, fermandoli lungo il cammino e baciando il ragazzo sotto gli occhi turbati del padre, che gli chiede se ha davvero intenzione di sovvertire tutte le leggi della società.


Il ritorno dell'eroe al EDEN viene accolto con entusiasmo dagli altri schiavi, in modo particolare da Tomas, Milagros e Trinidad. Malgrado il discorso di Nicolás, alla fine però Miguel viene destinato nuovamente al lavoro nei campi, quasi a voler tranquillizzare tutti e togliere l'illusione che qualcosa possa cambiare.


Tenera la scena di Victoria che piange sola nella sua stanza pensando al suo amore nuovamente ridotto in schiavitù, come si sente anche lei, prigioniera delle quattro mura della proprietà, impossibilitata a rivendicare le sue terre ed i suoi diritti.


In paese però Manuela, Felipe, Catalina e tutti gli altri stanno raccogliendo denaro per comprare la libertà di Miguel, convinti sostenitori della causa abolizionista. Nel piccolo mondo del EDEN invece, malgrado la marchesa cerchi di rendere meno duro il lavoro degli schiavi nei campi, portando loro da bere e concedendo delle pause per riprendersi, tutto sembra tornare alla vita com'era prima, basti pensare anche al ritorno di Adela, che, pur non essendo riuscita a evitare le nozze, è pronta a fare di tutto per amareggiare la vita della ragazza.


E nel frattempo la congiura degli alleati ha inizio, colpendo Lopez, che si è isolato completamente, disperato per il figlio in prigione, mina vagante pericolosa per tutti i cospiratori. Lo accerchiano nella sua stessa casa, svuotata dallo stesso medico, e lo uccidono in una scena madre, degna delle più grandi tragedie.



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