sabato 12 marzo 2016

LA ESCLAVA BLANCA - PRIGIONIERI (Cap. 31)


Tutta la trentunesima puntata de LA ESCLAVA BLANCA è incentrata sulla prigionia. Il Regno del Tiranno Parreño è quanto mai esteso ed il suo potere si esercita su donne e schiavi, l'anello debole della società, come qualcuno ha ben sottolineato negli episodi precedenti.

La prima ad essere rinchiusa è la piccola Isabel. La ragazza conosce la condizione di prigionia praticamente da sempre, da quando è nata e con la scusa di una presunta malattia è vissuta tra le quattro pareti della sua stanza. Adesso il padre la rinchiude come punizione per essersi ribellata all'attacco a Miguel, il fratello ritrovato, ma lei è ben lungi da farsi spezzare facilmente. Inizia da quel momento uno sciopero della fame che finirà quando Miguel sarà liberato.


Personaggio davvero pieno di risorse, quello di Isabelita, fiera ed arrogante a tratti come la nonna, determinata e decisa come il terribile padre, ma allo stesso tempo dolce e positiva come forse lo era quella misteriosa madre, comparsa solo nei brevi episodi all'inizio di questa appassionante avventura. Fatto sta che Isabelita inizia la sua guerra personali contro la tirannia proprio in questo modo.


L'altra prigioniera, selvaggia, furiosa e furente, è la nostra impareggiabile eroina. Victoria ha osato quello che nessuna donna nella vita di Parreño ha ancora mai osato, ovvero gli ha puntato un pugnale alla gola dicendogli che non avrebbe più accettato la sua tirannia, la sua violenza. Nicolás, rabbioso, l'ha rinchiusa nella sua stanza, dopo averle detto che non la rimanderà in Spagna, come meriterebbe, perché l'ha comprata per avere un figlio legittimo e questo sarà il suo compito.


Victoria è fiera e selvaggia. Non è per niente la marchesa educata nel Vecchio Continente e nella sua ribellione al marito ricompare pienamente per la "niña blanca del Palenque" che avevamo così amato. "Meglio morta! Tanto non ho niente da perdere! " gli dice con violenza e non capiamo se nel ritrattare il momento, Nicolás lo faccia davvero perché non ha voglia di approcciarsi ad una moglie accecata dall'odio (che brandisce una trave per colpirlo), o in realtà ha davvero timore che lei possa combattere fino alla fine, cercando di trascinarlo con sé.


Bravissima la Camacho, con la sua frustrazione, la rabbia, le dita rosse ferite nei suoi tentativi di fare a pezzi l'elegante camera dove il marito l'ha segregata. La vediamo sconfitta, ma allo stesso tempo siamo sicure che troverà un modo per uscire da quella stanza, fosse in grado di fare a pezzi la casa e tutti quelli che ci sono dentro pur di liberarsi. Ed infondo non ci aspetteremmo di meno da un'eroina.

Altro prigioniero è sicuramente Miguel, l'eroe schiavo, il leader, il romantico, il cambattente. Lui è quello che ha osato sfidare apertamente il tiranno, quello che davanti agli altri ha osato sollevare la testa, dimostrando una dignità ed un orgoglio di razza che è inconcepibile in questo contesto storico. Ora eccolo qui, sul fondo di un pozzo, calato come un animale ferito. Vedendolo rimettersi la camicia, rivestirsi come ulteriore atto di dignità, nei confronti di coloro che lo hanno voluto denudare ed umiliare, i telespettatori non possono che provare un moto di empatia assoluta con lui, sentendo la propria pelle del suo stesso colore, indipendentemente dalla latitudine del mondo da dove lo osserviamo.

Certo che mi chiedo se Nicolás abbia davvero rinunciato ad ogni briciolo di umanità, dopo aver portato alle estreme conseguenze il suo lato più oscuro, con l'omicidio di Lopez e di Jaime. Adesso lo vediamo torturare Miguel, in questa lotta di rivendicazione del potere, ma poi lo ascoltiamo dire a sua madre, che le piaccia o meno, ha un nipote con sangue nero e che lui è il figlio del unico amore della sua vita, Sara, a cui è venuto meno in tutti i sensi. Eppure rivendica la sincerità dei suoi sentimenti, anche se sembra non poter concepire che un amore malato.


Altra prigioniera del EDEN è la povera Remedios, che praticamente avevamo lasciato chiusa nella sua stanza, troppo presi dalle altre vicende e dagli altri personaggi. Pur con l'aiuto e la vicinanza di Milagros, Remedios si è isolata sempre di più, adesso che Trinidad è tornato nei campi e Victoria è prigioniera di suo marito. Remedios però è soprattutto incarcerata nel suo corpo e nella sua malattia, che le impediscono di essere libera e di qualche utilità. La forza di volontà è l'unica cosa che le resta, così ordina ad alcuni schiavi di portarla nel bosco, per cercare di esercitarsi da sola ad alzarsi dalla sedia che ormai è il suo carcere. La raggiungerà il fascinoso Trinidad che spronandola, parlandole, le permetterà di alzarsi e che come nelle favole con un bacio la libererà.


Per il resto dell'episodio, non possiamo non sottolineare la presenza sempre fondamentale dei due fratelli Rastrepos, prigionieri di una società che davvero non riescono a capire e che si rendono conto di non poter cambiare. Felipe è avvilito e ha deciso di fuggire, non potendo fare nulla per Miguel, non potendo aiutare nessuno. Catalina è al suo fianco, decisa a non abbandonarlo, ma l'arrivo di Angela che li prega di diventare il loro punto di riferimento nella lotta contro la tirannia, finisce per dare nuovo senso alla vita di Felipe e di Catalina.


Tutto sembra covare in vista della ribellione, mentre dalla Spagna la vera Marchesa, scoperto l'inganno di Victoria, è pronta a salpare per andare a liberare Nicolás dal inganno e dal falso matrimonio, ignorando che la giovane sarta che le ha rubato l'identità l'ha anche salvata dal malefico tiranno del Paradiso.


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