Man mano che mi inoltro sempre più in profondità nella storia di Fatmagul, mi colpisce sicuramente il personaggio di Kerim, a parte l'empatia inevitabile per la povera Fatmagul. Kerim è un malvagio, suo malgrado, uno dei "quattro nemici", come lo definisce la ragazza nei pochi momenti di interazione tra di loro, che ha accettato di sposarla e sicuramente non l'ha fatto per soldi, ma guidato da un senso di colpa che è lo stesso che gli impedisce di guardarla e di starle troppo vicino.

L'avvocato Munir, la famiglia Yasaran, gli altri tre ragazzi sono sollevati dalla notizia che Kerim non si è sottratto ed è andato fino in fondo alle nozze. In un primo momento né Fatmagul né Kerim vogliono lasciare il paese e trasferirsi a Istanbul, come ha progettato invece Munir, per sradicarli da un posto che è in fermento con la notizia. Disperderli in una città come Istanbul gli sembra il modo migliore per metterli a tacere, ma nessuno dei due sembra intenzionato ad accettare. Kerim rifiuta in un primo momento anche il denaro che l'avvocato gli ha consegnato.
Ma intanto il folle Mustafa ha scoperto che i due sono andati a sposarsi e convinto che l'abbiano ingannato è intenzionato a trovarli e a ucciderli. Quello che però fa precipitare la situazione è l'aggressione a Meryem abla, la madre/sorella di Kerim, la donna che lo ha cresciuto e che, pur condannando le sue azioni, lo ama ancora come un figlio.
La donna viene aggredita da Mustafa che cerca di scoprire dove si trovino e quando Kerim lo scopre è intenzionato a tornare per affrontarlo. Fatmagul, a questo punto, gli parla per la prima volta in modo diretto, supplicandolo di non andare e di portarla a Istanbul. Anche se negli occhi di Kerim cogliamo un filo di speranza, la verità è che Fatmagul parla soprattutto per Mustafa, il fidanzato orgoglioso che, non avendole dato neanche la possibilità di parlare, si sente in diritto di provare rabbia per qualcosa che gli è stato sottratto e Fatmagul, in qualche modo, davvero si sente in colpa nei suoi confronti.
Kerim cede, anche perché è talmente chiaro che farebbe qualunque cosa lei dovesse chiedergli che sospiriamo per lui e non prevediamo giorni facili nella sua vita. Basti pensare al volo che li porta in città, separati più che mai, anche se lui vuole aiutarla.
Separati da Mukaddes e dal fratello di Fatmagul, Rahmi, i due si ritrovano soli per la prima volta, divisi dal rancore di Fatmagul e da un odio che Kerim sente giustificato. Il modo in cui i loro corpi si muovono nello stesso spazio, pur restando separati, gli sguardi di odio di Fatmagul e quelli di colpa di Kerim fanno emergere tutto il mondo interiore dei due protagonisti, reso benissimo da Engin Akyurek e da Beren Saat.

E il personaggio di Kerim farà esplodere tutta la sua disperazione nell'ultimo confronto con gli ex amici, che lo hanno chiamato su una delle loro barche per capire. Kerim, insofferente, angosciato e schiacciato dal senso di colpa, li respinge, dichiarando di odiare tutti loro, se stesso e la vita terribile che lo aspetta, accanto a una donna che lo guarda con odio, ricordandogli quella terribile sera in cui tutto è cambiato. Peccato che lui non sappia una cosa terribile che Vural rivelerà agli altri due, una volta che Kerim li avrà abbandonati. Lui non è colpevole, non avendo fatto nulla quella sera, se non essere stato presente ed essersi limitato a guardarla. Ovviamente tutti tacciono perché da Kerim dipende il loro futuro.
Ma intanto come farà Kerim a sopravvivere alla colpa e all'odio di Fatmagul? Difficile storia, costruita comunque con un tale ritmo che si resta presi come un pesce nella rete di un pescatore.