Questo romanzo mi era stato suggerito da un'amica di cui mi fido e, malgrado la mia reticenza alla lettura di testi scritti da italiane, mi sono detta che valeva la pena tentare. Non è che mi dispiacciano per partito preso le cose scritte da mie compatriote. E' solo un fatto culturale, o forse di dominazione straniera, per cui mi sono abituata all'evasione che viene da penne più anglosassoni che altro. Ma poi quando leggo raramente qualcosa di italiano, c'è sempre qualcosa che non va, ovviamente per i miei gusti.
Anche il mio giudizio su questo volume è alquanto altalenante, perché ci sono cose che ho decisamente adorato e altre che ho sentitamente odiato. In definitiva non è certo un romanzo che mi ha lasciato indifferente, il che è sempre una buona cosa a mio avviso.
La storia è quella di Livia e di Marco Quinto Rufo e siamo nel lontano 40 dopo Cristo, nell'assolata capitale dell'Impero. Le vicende raccontano le vicissitudini di un'aristocratica romana, caduta in disgrazia per via della sua nascita, ma comunque dotata di una bellezza notevole che subito cattura l'interesse di Marco Quinto Rufo, uno degli uomini più potenti a Roma per via del suo legame con l'imperatore Caligola, che molto vorrebbero morto e che deve proprio a lui la sua vita. Livia è destinata a sposare il figlio di un ricco mercante, Settiminio, dotato di una bellezza romantica, ma dai gusti alquanto oscuri e depravati. Marco, sentendosi attratto fortemente da Livia, cerca di ottenerla in tutti i modi, arrivando anche al rapimento, sotto l'approvazione di Caligola, fino all'imposizione delle nozze, alimentando così i sogni romantici di fuga della donna con il fidanzato. Eppure l'amore vero ed il desiderio si sveleranno ben presto in maniera prepotente gettandola in una profonda confusione.
Questa è a grandi linee la trama del romanzo che si presenta in una cornice lussuosa e piena di luce. Innegabile infatti è la bellezza della confezione, l'attenzione per un'ambientazione storica curata nel dettaglio, che ci offre un'immagine assolata, se pur piena di intrighi e sensualità, di una società come quella romana dedita ai piaceri e al potere.
Se immergermi in questo mondo è stato quanto mai piacevole e rinfrescante, dopo romanzi su romanzi di ambientazioni vittoriane e piovose, nella lontana e fredda Inghilterra, il mio cuore è entrato in contrasto per via della coppia di protagonisti. Marco Quinto Rufo è un protagonista che lascia la sua impronta nel cuore delle lettrici: forte, virile, leale, passionale e delicato allo stesso tempo, pronto a rapire la donna amata, per poi darle la possibilità di scelta, di fuggire, se lo desidera, con l'insulso fidanzato. E' fedele al suo Impero e al ruolo che ricopre al punto di difendere anche un Imperatore che molti reputano non degno, perché il tradimento è assolutamente inconcepibile al suo spirito.
Se Marco è l'eroe tutto d'un pezzo che fa palpitare il cuore delle donne, la protagonista è tra quelle più antipatiche di cui abbia letto e l'assoluta mancanza di empatia nei suoi confronti mi ha guastato tutta la lettura del romanzo. Mi dispiace, ma proprio non riesco ad amarla, né ha capirla. La sua infatuazione fugace e superficiale per Settiminio, che fin dal principio l'autrice ci svela per la sua natura subdola e negativa, me la rende pesante quasi in ogni scena. Se Marco le appare come un bestione che l'ha rapita e ha ucciso il suo sogno d'amore con un uomo che praticamente neanche conosce, le lettrici già sanno che non è così e questo crea a mio parere una profonda distanza emotiva nei suoi confronti.
Alla fine si giunge a conclusione spinti dal desiderio di capire quando finalmente la luce le illuminerà il cervello e si renderà conto di chi meriti davvero il suo amore. Non mi ha suscitato simpatia neanche la coppia di Giulia e Aquilato, che immagino saranno i protagonisti del romanzo successivo. Nel complesso però il romanzo merita di essere letto soprattutto per l'ambientazione, sicuramente originale e curata, e per un protagonista maschile pieno di fascino e carisma.
VOTO: 6
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