A BREATH OF SNOW AND ASHES - PARTE II
VOLUME XI
Quella sconcertante sensazione di violazione, perdita, dolore e isolamento se n’era andata: adesso era solo un’ombra nella mia mente. E la cosa più bella era che Jamie era lì; una presenza solida e fisica, che sapeva di sudore, di whisky e di cavalli... Era lì. Non lo avevo perduto
(CLAIRE)
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Nessuna di voi due si avvicinerà a quell’uomo se io o Ian non saremo presenti.»
«Che cosa pensi potrebbe fare?» Brianna si irritò, davanti al suo tono. «È alto la metà di me, per l’amore del cielo!»
«E un serpente a sonagli è ancora più piccolo», replicò il padre. «E non entreresti in una stanza in cui c’è uno di quegli animali, solo perché pesi di più... almeno spero.
(BREE E JAMIE)
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Ricordi che cosa ti dissi a proposito degli Highlanders, quando Arch Bug venne da me con la sua piccola scure?»
Vivono rispettando un giuramento; e moriranno per esso.
(CLAIRE E JAMIE)
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«Tu non lo stai facendo per gli ideali, vero? Non lo fai per la libertà. Per la libertà, per l’autodeterminazione e per tutto il resto.» Scosse il capo.
«No», disse piano. «E non lo faccio nemmeno per stare dalla parte dei vincitori, una volta tanto. Anche se immagino che sarà un’esperienza nuova.»
Mi rivolse un sorriso repentino e mesto e, colta alla sprovvista, risi. «Perché lo fai, allora?» «Per te», disse senza esitazione. «Per Brianna e il piccolino. Per la mia famiglia. Per il futuro. E, se questo non è un ideale, credo di non averne mai sentito parlare.
(CLAIRE E JAMIE PARLANDO DELLA GUERRA)
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«Henri-Christian», aveva muggito, nella sua voce rauca e rotta, «io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo! Mi sentite, piccoli bastardi? Il suo nome è Christian! Appartiene al Signore! Tormentatelo ancora, massa di buoni a nulla, e Satana balzerà fuori per trascinarvi tra le urla... all’INFERNO
(ROGER BATTEZZANDO IL BAMBINO DI FERGUS E MARSALI)
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«Sono nata alla fine di una guerra. La Grande Guerra... la chiamarono così, perché il mondo non aveva mai visto nulla di simile. Te ne ho parlato.» La mia voce aveva un leggero tono interrogativo, e Jamie annuì, gli occhi fissi sui miei, le orecchie pronte ad ascoltarmi. «Avevo un anno quando scoppiò una grande epidemia d’influenza. In tutto il mondo. Morirono centinaia, migliaia di persone; interi villaggi scomparvero nel giro di una settimana. E poi arrivò l’altro conflitto. Il mio.»
(CLAIRE)
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«È un vero conforto», disse infine, «veder sorgere e tramontare il sole. Quando vivevo nella caverna, e mentre mi trovavo in prigione, mi dava speranza: sapevo che il mondo andava avanti.» Lo sguardo era rivolto fuori dalla finestra, alla distanza blu dove il cielo si scuriva verso l’infinito. Quando deglutì, la sua gola si mosse leggermente. «E mi dà la stessa sensazione sentire che ti dai da fare nel tuo ambulatorio, Sassenach, mentre sbatti gli oggetti e imprechi sottovoce.» Poi si voltò verso di me, e i suoi occhi avevano la profondità della notte che si avvicinava. «Se non fossi più lì... o da nessun’altra parte...» aggiunse, «il sole smetterebbe di sorgere e di tramontare.» Sollevò la mia mano e la baciò, con estrema delicatezza. Poi me la posò sul petto, chiusa intorno all’anello. Si alzò e se ne andò.
(JAMIE E CLAIRE)
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«Devi andare avanti, per loro... anche se non lo faresti per te stesso», aveva sussurrato, il viso di Fergus premuto contro la sua spalla, i capelli neri bagnati d’acqua e di sudore, freddi contro la sua guancia. «Tu comprends, mon enfant, mon fils? Comprends-tu?»
(JAMIE A FERGUS)
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«Tu», dissi, puntandomi un dito accusatorio, «non vai da nessuna parte. Non hai il permesso di ucciderti, sono stato chiaro?» «Oh, ecco da chi ha preso Bree», mormorai, cercando di fermare il giramento di testa. Richiusi gli occhi.
(JAMIE A CLAIRE)
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Questa era la mia epoca. La mia realtà era questa: lo stridore del legno, la sensazione untuosa del grasso sotto le dita, l’arco del sole che scandiva il ritmo delle mie giornate, la vicinanza di Jamie. Era l’altro mondo – quello delle automobili, dei telefoni che squillavano, delle sveglie e delle ipoteche – a sembrarmi irreale e remoto. Un mondo che apparteneva soltanto ai sogni.
(CLAIRE)
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«Io non appartengo a questo posto», dissi piano. «Brianna, Roger... non appartengono a questo posto. Jemmy non dovrebbe essere qui; dovrebbe guardare cartoni animati in TV e disegnare automobili e aerei con i pastelli... e non imparare a sparare con un fucile alto quanto lui, e a sventrare un cervo.» Sollevai il viso e chiusi gli occhi, sentendo l’umidità che si posava sulla mia pelle e pesava sulle mie ciglia. «Ma siamo qui. Tutti noi. E siamo qui perché l’amore che provavo per te era superiore a quello che provavo per la mia vita. E perché credevo che tu mi amassi allo stesso modo.
(CLAIRE A JAMIE)
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A quel punto piansi, e non feci nulla per trattenermi. Piansi per quegli anni vuoti, tormentati dal desiderio del tocco di una mano. Anni privi di significato, in cui mi ero sdraiata accanto a un uomo che avevo tradito e per cui non provavo alcuna tenerezza. Piansi per le paure e i dubbi e le sofferenze del presente. Piansi per lui, per me e per Mary MacNab, che conosceva la solitudine... e l’amore
(CLAIRE)
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Sai una cosa? Provo dispiacere per molte cose e per molte persone. Rupert, Murtagh, Dougal... Frank. Malva», aggiunsi sommessamente, con un nodo in gola. «Ma, parlando per me soltanto...» Mi schiarii la voce. «Non mi pento di nulla», continuai, osservando le ombre che s’insinuavano strisciando dagli angoli della stanza. «Di nessuna maledetta cosa.» «Nemmeno io, mo nighean donn», disse, e le sue dita si fermarono, calde sulla mia pelle. «Nemmeno io.»
(CLAIRE E JAMIE)
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Il bisogno di Claire era un bisogno fisico, come la sete per un marinaio rimasto bloccato in mare dalla bonaccia per settimane. L’aveva già avvertito, e piuttosto spesso, negli anni che avevano trascorso separati. Ma perché adesso? Lei era al sicuro; sapeva dove si trovava... forse era solo lo sfinimento delle ultime settimane e degli ultimi giorni a procurargli quel dolore alle ossa, quasi gli fosse stata strappata dal corpo come la costola di Adamo per creare Eva?
(JAMIE)
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Mi strinse a sé in un abbraccio di costole e alito e calore e muscoli, poi mi allontanò un poco e abbassò gli occhi sul mio viso. Da quando l’avevo intravisto sulla barca non aveva smesso di sorridere. E il sorriso gli illuminava gli occhi. Senza dire una parola, mi tolse la cuffia e la gettò oltre il parapetto. Mi passò le mani tra i capelli e si lasciò trasportare arruffandoli, poi mi prese il viso tra le mani e mi baciò, le dita che affondavano nel mio scalpo. Aveva la barba di tre giorni, che mi grattò il viso come carta vetrata, e la sua bocca mi fece sentire a casa comunicandomi una sensazione di sicurezza.
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«La tua espressione», rispose brevemente Ian. «La rivoglio quanto te, Zio Jamie... be’», si corresse con un ghigno ironico, «forse non così tanto... ma la rivoglio indietro. E tu», aggiunse, pungolandogli enfaticamente il petto, «vedi di aspettare.»
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«Mi sono convinto che quello che cercavo era Dio. E forse lo era. Ma Dio non è di carne e sangue, e il suo amore da solo non poteva sostenermi.
(THOMAS CHRISTIE A CLAIRE)
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«Ho già sofferto», riprese con voce rotta, «per l’amore che ho dato e che ho ricevuto; ho passato la mia vita ad amare persone che non ne erano degne. Concedetemi almeno di sacrificare la mia vita per una persona che lo merita.»
(TOM A CLAIRE)
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«Conoscete la Dichiarazione di Arbroath, dico bene? Quattrocento anni fa, furono i nostri antenati e i loro padri a mettere mano a queste parole: ...fino a che anche solo un centinaio di noi resterà vivo, mai noi saremo condotti sotto il dominio inglese, a nessuna condizione.» Si interruppe per riprendere con voce più ferma. «In verità non è per la gloria, non per le ricchezze, non per gli onoriche noi combattiamo, ma per la libertà... per quella sola, a cui nessun uomo retto rinuncerebbe, anche a prezzo della vita stessa.
(JAMIE)
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. «Ho fatto un sogno.» «Un incubo?» Adesso gli capitava di rado, ma qualche volta tornavano: i ricordi sanguinosi di Culloden, della strage e di tutte quelle morti inutili; la fame e il confino della prigione... E ogni tanto, anche se molto di rado, tornava a fargli visita anche Jack Randall con amorevole crudeltà.
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«Non riesco a guardarti dormire senza provare il desiderio di svegliarti, Sassenach.» La sua mano mi afferrò un seno, ora delicata. «Suppongo di sentirmi solo, senza di te.»
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