lunedì 6 giugno 2016
LA RAGAZZA CON LO SMERALDO INDIANO - Seconda Parte
Ero rimasta sorpresa dalla prima parte, che non era stata tanto spiacevole e sdolcinata, come temevo essendo uno dei prodotti tipici tedeschi che ci travolgono durante la stagione estiva. La bellezza dell'India, una trama più articolata, ed una storia che sembrava incentrata sulla ricerca di un padre più che dell'amore, l'avevano riscattata, ma in questa seconda parte siamo scivolati verso gli elementi tanto temuti.
Annie, dopo la morte di Peter, decide di lasciare l'India e di partire, anche se Arun le confessa il suo amore (non ricambiato) e la porta in luogo suggestivo per chiedere la sua mano. Qui la ragazza vede il fratello storpio di Mina che cerca di parlarle e riesce a darle un nome misterioso, prima che la polizia lo porti via con l'accusa di furto.
Nell'aeroporto, prima del check in, la ragazza indaga sul nome misterioso e scopre che si tratta di un cimitero cristiano. Decide di andare ad indagare e si ritrova davanti alla tomba di una neonata che porta il suo stesso nome. Resasi conto che le hanno raccontato solo bugie, decide di rimanere in India e di scoprire la verità. Sarà la madre di Arun, a confessarle tutto, ovvero di essere lei la madre della ragazza, a cui ha rinunciato per poter dare al marito il figlio maschio che desiderava, ovvero Arun.
Peter, che non è mai morto, ricompare e svela alla ragazza altri particolari della storia, raccontando di come molte famiglie potenti di Jaipur avessero chiesto a Mina di trovare bambini maschi e di averli scambiati con le figlie femmine avute, un intrigo che coinvolge figure di spicco della società.
Ad essere completamente stravolto dalla notizia è Arun, che cerca Annie per indagare con lei sulle sue origini, ma la scoperta di provenire da una delle baraccopoli più miserabili della città lo getta in una disperazione assoluta e totale dalla quale non riesce ad uscirne, facendosi togliere la vita dal suo seguace servitore.
Innegabilmente il suo suicidio è un elemento assolutamente fuori contesto, che ha voluto aggiungere un tocco drammatico ad una storia dove l'amore davvero non c'era e non giustificava neanche il taglio dei capelli di Annie come forma di lutto.
Da questo momento si precipita in una caricatura di storia che smarrisce completamente il racconto. La ragazza denuncia la madre e le altre famiglie potenti e grazie anche all'appoggio della sorella finisce per avere la meglio. Rimane in India aprendo un centro per le ragazzine abbandonate e rimane a gestirlo insieme ad una dottoressa e a Karan, il ragazzo del risciò che aveva fatto liberare. È un prodotto alquanto strano e atipico, che non riesco a definire chiaramente, in quanto è privo di romanticismo e con una storia con qualche spunto interessante e tanta confusione.
VOTO: 5
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