sabato 11 marzo 2017

MAGIA D'INVERNO di Christine Merill


Un classico è di per sé diventato ormai un modello di riferimento, qualcosa con cui confrontarsi e allo stesso tempo da cui imparare qualcosa. A volte si trasforma in una sorta di prototipo o di modello e a lui, un lettore attento, facilmente risale riconoscendo alcuni suoi elementi in una nuova creazione. A volte le somiglianze ed i tratti sono tali che non producono solo una strana sensazione di familiarità, ma ci si confronta con un vero e proprio omaggio, una sorta di palese sottomissione o di ammirazione. 


Non sono riuscita a farmi in un'idea chiara sul rapporto di Christine Merill con Charles Dickens ed il suo famoso RACCONTO DI NATALE, ma che questi abbia ispirato fiumi di parole, di racconti a lui ispirati, di pellicole e di storie di tutti i tipi è un dato di fatto e nulla si può opinare al riguardo. Già il titolo originale, A REGENCY CHRISTMAS CAROL, in qualche modo richiama quello di Dickens, stranamente modificato in italiano con MAGIA D'INVERNO.


Nel ruolo di Scrooge ritroviamo Joseph Stratford, nato povero, che con tenacia e determinazione, è riuscito a salire i gradini della scala sociale e a convertirsi in un uomo ricchissimo, proprietario della nuova fabbrica tessile che ha aperto nella piccola cittadina in cui vive la bella  Barbara Lampett. Joseph ha una fidanzata che non ama, ma che è un'aristocratica figlia dei vecchi proprietari del castello in cui lui si è trasferito. 


Mentre il paesino protesta contro di lui, aizzato anche dal padre di Barbara, Joseph si prepara ad affrontare le festività convinto di avere il mondo nelle sue mani, ma lo spirito di suo padre (uomo che si è rotto la schiena per conquistare tutto quello che gli ha dato), gli annuncia l'arrivo di tre spettri che lo porteranno davanti ad una delle decisioni più importanti della sua vita: lasciarsi inaridire seguendo la strada che sta percorrendo o cambiare e salvarsi.


Mentre le notti di Joseph sono popolate da visioni del Natale del passato, del presente e del futuro, la storia romantica ci racconta di Barbara, ragazza passionale, per niente nei canoni, che si sacrifica e cerca di aiutare la sua famiglia, di assistere i bisognosi. Joseph se ne invaghisce, ma cerca di combattere questo sentimento in quando ritiene che la persona che gli permetterà di ascendere socialmente è la graziosa Anne Clairemont, che ha accettato di sposarlo solo per soddisfare il desiderio dei suoi genitori di ritornare in possesso della ricchezza andata.


Mentre loro accettano il futuro genero, ma alle spalle si divertono a ridere di lui e dei suoi modi grossolani, da nuovo ricco, dedito alla scandalosa professione del commercio, Anne invece è innamorata di Breton, l'aristocratico amico di Joseph. I due si amano, ma non sembrano trovare il coraggio per risolvere la loro relazione. Intanto Barbara e Joseph scoprono di avere mille affinità, di rispettarsi e di provare una passione forte e sincera. Ad ostacolare la loro relazione è soprattutto la natura di Joseph, la sua determinazione a non rinunciare al sogno disperato di emergere.


L'ultimo fantasma, ovvero il se stesso invecchiato di dieci anni, gli rivelerà una visione del futuro e di quello che diventerà che lascerà l'amaro in bocca al nostro protagonista, inducendolo a ritornare sui suoi passi e a dare la svolta alla sua vita che gli permetterà di trovare l'amore e la vera felicità. A lasciarmi un po' interdetta è però proprio questa visione del domani, nella quale non ritrovo la Barbara intraprendente e determinata, amorevole e decisa, annientata da un uomo che alla fine l'ha usata e degradata. Avrei sicuramente preferito un futuro in cui lui l'aveva persa e non consumata. Anche se poi Joseph torna sui suoi passi, questa sua concessione che sembra salvare lei, e poi lui di riflesso, non mi convince pienamente.


Pur confessando che lo schema già usato ed abusato poco offre di innovazione, sicuramente l'interazione tra i due, che in qualche modo strizzano l'occhio anche al rapporto tra Margaret Hale e John Thorton di NORD E SUD della Gaskell (basti pensare allo scambio di libri tra lui ed il padre di lei, all'intervento di Barbara davanti alla fabbrica con gli operai in rivolta), è la parte migliore del racconto. 


Tentativo interessante di raccontare l'amore utilizzando spunti alti e nobili, rivestendoli di una patina moderna ed antica allo stesso tempo. Pur non raggiungendo livelli eccelsi, resta una lettura piacevole, con un pizzico di magia.

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