In questa storia c'è qualcosa che non mi convince, nonostante la mia passione per il Settecento in generale, l'amore per una fotografia decisamente cinematografica e la presenza di un cast stellare difficile da dimenticare, primo fra tutti Dalton Vigh e Lília Cabral.
Eppure non riesco a entrare in profonda sintonia con l'eroina della storia e questo, per un prodotto di questo genere, è decisamente un handicap. Vorrei poter parlare con gli autori e chiedere il perché di tante scelte, di fili che mi sembrano affidati al vento, e decisioni che sono un tentativo di allungare il famoso brodo, senza arrivare a nulla di concreto.
Ma tra tutte le incongruenze, mi risulta difficile capire una protagonista come Joaquina/Rosa Raposo. Lei è una rivoluzionaria, o almeno ha sempre simpatizzato con gli ideali che suo padre Tirandentes ha rappresentato. Arrivata in Brasile si rende conto che la situazione non è migliorata e cerca di avvicinarsi, grazie a Virginia, ai rivoltosi che operano nell'ombra. E fino a qui posso capire! Ma perché avvicinarsi a Rubiao?
Che tra di loro non ci sia un grande amore o una grande passione, soprattutto da parte di lei, ci viene subito chiarito. Lei non accetta il fidanzamento facilmente, dicendo che vuole l'amore, poi cede lusingata, ma come si può conciliare il suo spirito rivoluzionario con un uomo che rappresenta gli interessi della Corona?
Anche Xavier poco lo capisce e nella scena in cui i due ragazzi derubano L'intendente proprio del denaro delle tasse, per poi ritrovarsi a cena (Rosa) proprio con lui, come se niente fosse, ha suscitato in me forti dubbi.
Per il resto sembra che la storia prosegua a tentativi incerti. Xavier e Branca continuano a darsi alla pazza gioia, anche se lui è sempre più affascinato da Rosa. Bertoleza è ritrovata e sembra dover affrontare le conseguenze emotive di questa esperienza, ma tutto sembra piuttosto incerto nell'evoluzione. Speriamo che le cose si muovano un po'.
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