In questa storia, concentrata soprattutto sugli inganni piuttosto che sui sentimenti e la delicatezza della vita, come in SETE VIDAS, non abbiamo solo un simulatore, Cristian, che ha rubato l'identità di Renato e cerca di vivere la sua occasione d'oro, senza riuscirci più di tanto.
Anche Bárbara, la donna che è al suo fianco, è un'altra usurpatrice. Incapace di trovare qualcosa nella sua vita a cui dedicarsi con determinazione e passione, non avendo un talento particolare, anche la scrittura finisce per essere solo un ripiego, qualcosa a cui non riesce ad appassionarsi. Non tenta minimamente di superarsi, come spiega anche la sua insegnante, captando che il vero talento è quello di Janine e decidendo, in qualche modo, di prendere il suo posto.
Certo è vero che in un primo momento lo fa solo per darsi delle arie con il marito, appassionato di letteratura, che credo che la storia toccante e profonda sulla perdita del figlio sia frutto di una sua sensibilità non espressa, ma, alla fine, lusingata dal consenso di tutta la famiglia e dagli elogi, non chiarisce l'equivoco e quando la situazione precipita, con Cristian che la iscrive a un concordo letterario che persino vince, lei continua a simulare.
Quando Janine scopre tutto, pretende il riconoscimento del suo diritto d'autore, ma il potere del denaro, che è quello che Bárbara sfoggia con il prossimo, riesce a comprare il suo silenzio, anche se la situazione si complica sempre di più, soprattutto quando la casa editrice chiede alla donna di scrivere un vero e proprio romanzo. A quel punto Janine, soffocata dalle pressioni, si confida con la sua insegnante che chiama Barbara minacciandola di denunciarla agli organizzatori del concorso.
Non sapendo come risolvere, Barbara propone un viaggio a Praga al marito che possa allontanare entrambi da una situazione di tensione. Ma il problema è che quando tornano ancora nulla è risolto e tutti sono presi dai propri ricatti.
Intanto Lara affianca la nonna nell'apertura di un ristorante a Rio e Cristian si avvicina per spiarli, pur non facendosi avanti. Proseguendo la visione, si ha l'impressione che ci siamo come un vetro che impedisce al pubblico di lasciarsi travolgere, come se davvero Cristian fosse in gabbia, circondato da persone che non lo vedono e allo stesso tempo gli spettatori faticano ad avviare un processo di identificazione.
Per farla breve in LA USURPADORA, la protagonista era costretta dal ricatto a fingere di essere un'altra e la tenerezza per lei si mescolava poi all'interesse per la storia d'amore. Qui, pur capendo Cristian, non si simpatizza con lui ne ci si appassiona alle sue vicende con Barbara, che lui palesemente non ama, mentre Lara è troppo lontana da lui. Speriamo in una svolta.
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