Aspettavo questo romanzo, il quattordicesimo volume della ben nota saga LA CONFRATERNITA DEL PUGNALE NERO, con molto interesse, in quanto Rhage, il fratello bellissimo e stranamente comico, aveva conquistato il mio cuore ormai dal lontanissimo QUASI TENEBRA. Dopo il ritorno su Wrath, con il volume IL RE E' TORNATO, e averci presentato il dopo "E vissero felici e contenti" di V. e Jane, in qualche modo era inevitabile riproporre sulla scena principale uno dei Fratelli più amati, ovvero Hollywood.
Rhage e Mary erano stati in qualche modo benedetti dalla Vergine Scriba, grazie all'immortalità di Mary, sottratta alle grinfie della morte e della malattia. Non era stato un patto senza conseguenze in quanto Rhage aveva dovuto rendere eterna la sua maledizione, quella del terribile drago che si risveglia dentro di lui nei momenti meno opportuni. Alla fine però si era giunti ad una sorta di piacevole compromesso, in quanto la Bestia che dorme dentro di lui è pericolosissima per gli altri, ma assolutamente innocua nei confronti di Mary. Eppure i problemi esistono anche dopo il lieto fine.
Quando il romanzo inizia, vediamo tutti i fratelli rintanati in una scuola fantasma utilizzata dai lessers per addestrare le nuove reclute. È in corso uno dei soliti scontri ai quali siamo abituati, prima però che Vishous guardi con il suo sguardo bianco il nostro eroe, annunciandogli che quella morte morirà. Da quel momento la storia entra subito nel vivo ed il lettore attende palpitante l'esito della battaglia, chiedendosi se è davvero giunto il momento per il nostro guerriero di entrare nel Fado, per poi essere raggiungo dalla sua metà.
Le cose però sono in qualche modo cambiate. Uno strano vuoto si è creato tra i due innamorati e il distanziamento è qualcosa che ha creato una lacerazione. Ovviamente quando giunge la notizia che Rhage ha bisogno di lei, Mary è pronta a lasciare tutto, anche la piccola Bitty, un'orfana arrivata al Porto Sicuro insieme alla madre, dopo abusi e violenze familiari. Ora Bitty ha perso anche la donna che l'ha messa al mondo e aspetta disperatamente il ritorno di uno zio che sembra più frutto della sua fantasia che una creatura reale.
Ma Rhage sta morendo e Mary corre al suo fianco per salvarlo. Grazie al suo intervento e alla collaborazione de La Bestia che dorme dentro di lui, Rhage viene riportato sulla terra, accolto tra la gioia e l'esultanza generale, in quanto nessuno è disposto a lasciarlo andare. Questo è solo il primo di tantissimi momenti emozionanti, in quanto Mary e Rhage finiscono per affrontare il problema fondamentale che ha creato il divario tra di loro, ovvero il desiderio di Rhage di essere padre.
Il loro è un cammino di scoperta, di amore e costruzione, che li porterà a trovare chi ha bisogno di loro e che non sarà necessariamente qualcuno partorito e generato da loro, ma comunque assolutamente un figlio. La loro resta una storia tenera e generosa, come è tipico di entrambi i personaggi, che ricordano anche la nascita del loro amore offrendo a tutti i fans un tuffo nostalgico nel passato.
Come sempre, comunque, il romanzo della Ward non si esaurisce solo nella coppia principale, ma offre una folla di personaggi che già abbiamo incontrato, o creature nuove, come Markcus, lo schiavo di sangue recuperato da Assail nella casa di Naasha, e che lui recupera in un momento emozionante dove l'aristocratico vampiro si rende conto che il vero schiavo e lui e salvare quello sconosciuto diventa una forma disperata di riscatto di se stesso dalla sua vera padrona, ovvero la cocaina.
Assail resta un personaggio pieno di sfaccettature che un po' ricorda Rhevange, e il suo amore perduto, Marisol, diventa una speranza lasciata andare che concentra tutto il bello che mai crede riuscirà a recuperare nella sua vita. La scena dell'incendio e della sua telefonata sublima questo racconto d'amore che merita onestamente uno spazio tutto suo.
Per sua fortuna, sul suo cammino, ci sono i Fratelli che lo recuperano, con Manello che gli offre assistenza per uscire dal tunnel della dipendenza, e Zhadist che lo aiuta a vendicarsi e a salvarsi anche da se stesso.
Viviamo anche un altro momento significativo con Layla, Qhuinn e Blay, con la nascita sofferta e lunghissima dei due gemelli, Lyric (in onore della madre di Blay che diventa a tutti gli effetti uno dei padri) e Rhampage, così chiamato da Wrath in onore del padre Qhuinn.
Se Layla, con la sua ossessione per il nemico Xcor, ancora continua a non prendermi molto, la presenza di Qhuinn e Blay (tra i miei preferiti) mi ha permesso di godermi ogni momento in cui i personaggi compaiono sulla scena, come quello del parto drammatico.
Folla di personaggi, dove spiccano ancora Vishous e Jane, dove si affacciano nuovi interessanti personaggi (come la pseudo umano Jo con le sue inquietanti origini), che permette alla nostra Ward di progettare ancora decine di volumi per questa saga che non perde mai mordente. Capitolo assolutamente da leggere per tutti gli appassionati.
FRASI TRATTE DAL ROMANZO
Mary era l’orologio che lui portava al polso, il roast beef quando moriva di fame e la caraffa di limonata quando aveva sete. Era la sua cappella e il suo coro, la catena montuosa pronta a soddisfare la sua voglia di viaggiare, la biblioteca capace di appagare la sua curiosità e ogni alba o tramonto passato e futuro.
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Il tempo a nostra disposizione è sempre troppo breve: per quanto ne abbiamo condiviso con qualcuno a cui vogliamo bene, quando arriva la fine, non è mai abbastanza.
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Ma era così che funzionava: essendo incinta, lei era la cosa più preziosa sulla faccia della Terra, non solo per il padre dei suoi figli, ma per ogni singolo membro della confraternita.
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«Mary, quando mi hanno ferito su quel campo e stavo morendo, aspettavo che tu venissi da me. Era l’unica cosa a cui mi tenevo aggrappato. Quando vuoi bene a qualcuno e stai per andartene, aspetti che quella persona arrivi.
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«Non hai nulla di cui preoccuparti. Né ora né mai – almeno per quanto riguarda me. Ti amo… fino all’eternità e ritorno, e finché sarà così, tutto il resto non conta.»
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«Lui dice che le ragazze possono fare qualunque cosa» Bitty guardò Rhage. «Dice che le ragazze sono… forti.» «Già.» Rhage annuì. «Ecco perché le auto più veloci e più belle…» «… sono sempre ragazze» concluse Bitty al posto suo.
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Dopotutto l’odio, come l’amore, comincia a casa propria (Assail)
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Solo perché le donne possono essere madri non vuol dire che devono diventarlo per forza. (Jane)
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«Senti, non per essere sbrigativo, ma pensaci: ho un rapporto terrificante con mia madre e ho avuto un sadico per padre. Il binomio madre-padre per me ha sempre avuto delle connotazioni negative. E poi sono affettuoso più o meno come un fucile a canne mozze (Vishous a Rhage parlando del suo bisogno di paternità)
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Proprio tipico di V, cavolo: quel figlio di puttana era capace di grande gentilezza ed empatia, ma sempre a una certa distanza, quasi temesse di farsi prendere troppo dall’emozione. Però era sempre disponibile con le persone che gli stavano a cuore. Sempre.
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Mi ritrovo in una curiosa prigione. Una prigione che è tutta opera mia, per così dire. Il guaio è che nel costruirla non mi sono assolutamente reso conto delle sbarre che stavo alzando tutto intorno a me. Sbarre che si sono dimostrate piuttosto… resistenti, diciamo (Assail)
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Il mondo era un po’ così, in fondo, vasto e vuoto, a parte le persone a cui volevi bene; una versione più calda di spazio pieno di cianfrusaglie dentro cui piombavi per caso. Le fondamenta erano la tua famiglia, i tuoi amici, la tua tribù di simili.
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Sapeva con esattezza perché le aveva chiesto di ballare. Le stava rammentando che il futuro è ignoto e inconoscibile. Perciò se ti capitava l’occasione… anche senza musica né abito da sera, senza smoking né serata di gala… quando l’amore della tua vita ti chiedeva di ballare? Era importante dire di sì
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Poteva pure essere un sociopatico ex trafficante di droga, degenerato e opportunista, ma quando si muore è opportuno farlo con un certo stile, dopotutto. Dhunhd o Fado?, si chiese. Dhunhd, probabilmente (Assail)
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Ho capito che la mia Mary era la compagna della mia vita dal primo momento che l’ho vista e con la stessa chiarezza ho capito, l’altra sera, che Bitty è la mia piccolina. Se mi darai la possibilità di farle da padre.
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