Dopo il corposo romanzo di WILBUR SMITH, I FUOCHI DELL'IRA, mi sono dedicata a qualcosa di più leggero, che avevo comprato diverso tempo fa, ma che, per una cosa o un'altra non ero riuscita a continuare. In quest'estate dedicata alla lettura, sono riuscita a riprenderlo e a finirlo.
La trama mi aveva attirato da una bancarella dove c'era un'offerta interessante di due libri a € 9,90 e quindi mi sono lasciata tentare, anche se poi la parte iniziale, piuttosto lenta, in qualche modo mi aveva dissuaso a continuare. Sono contenta di aver ripreso il romanzo, anche se mi sono rimasti molti punti interrogativi.
Siamo in Svezia e Bell è una giovane donna inglese che lavora come babysitter di una famiglia locale, i Morget, che hanno tre figli: Linus, di dieci anni, e due gemelline di 3. Sembrano una coppia affiatata e Bell, che si nasconde da un dolore che ha stravolto la sua vita, sembra aver trovato un certo equilibrio fino al giorno in cui il telefono di casa squilla, cercando Hanna, la sua datrice di lavoro, con la sconcertante notizia che suo marito, che non è Max, l'uomo che vive al suo fianco, si è risvegliato dal coma.
La notizia arriva come una bomba a stravolgere tutti gli equilibri, perché Emil, il padre di Linus, è un uomo fascinoso e potente, che ha amato Hanna follemente, la cui vita è stata sospesa per ben sette anni e che adesso vuole riprendersi tutto quello che gli è stato tolto.
Bell si lascia coinvolgere dalle loro vicende, soprattutto quando, senza saperlo, la sera di Midsommar cede al fascino di uno sconosciuto, senza sapere che si tratta proprio di Emil, finendo per essere trascinata in una girandola di emozioni e di sentimenti.
La storia c'è, la penna della Swan ci offre anche delle ambientazioni interessanti, ma c'è qualcosa di innegabilmente lento nel ritmo e di fastidioso nei personaggi, tutti presi da un accecante egoismo che alla fine fine anche premiato.
Hanna si comporta come una bimba immatura, pur essendo una psicologa di fama. Costringe il figlio Linus a vedere un padre che non conosce, steso su di un letto d'ospedale, quando lui ancora non ha consapevolezza neanche del tempo reale passato, cosa che non succederebbe in nessun paese civilizzato, figuriamoci in Svezia. Come minimo ci sarebbe un team di psicologi al suo fianco per permettergli di digerire un salto temporale così grande, invece qui viene risolto in maniera piuttosto semplicistica. Il modo in cui poi la donna gestisce tutto sembra farla delineare come la vera cattiva della storia, ma alla fine, con un colpo di coda o una reticenza dell'autrice, è assolta felicemente per regalare anche a lei il lieto fine.
Anche Emil che dovrebbe essere il fascinoso eroe della storia, appare solo un egoista interessato a recuperare un mondo passato, senza che si capisca chiaramente i suoi sentimenti nei confronti di Bell, testimone silenziosa di tutti i loro eccessi e quando perdiamo anche Max, scoprendo il suo ruolo nel passato, restiamo con la sensazione che qualcosa non funzioni nella trama, conclusasi con un lieto fine forzato. Non fraintendetemi! Amo i lieto fine, che spesso nella vita non si possono ottenere, ma deve essere conquistato sempre con un certa coerenza e qui si ha la sensazione di una certa fretta.
Nell'insieme la storia è carina, ma ho letto sicuramente di meglio. Consigliato a metà.
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