Ho meditato qualche giorno prima di scrivere la recensione a questo libro perché, a differenza di quello che mi capita di solito quando leggo, non sono tanto sicura se SHOPPING CON JANE AUSTEN mi sia piaciuto oppure no. E pensare che c'erano tutte le premesse perché mi potesse conquistare. Adoro gli storici, ho una passione per Jane, amo il pizzico di fantasy mescolato con la realtà. Eppure alla fine della lettura, ho l'impressione che tra un paio di mesi non ricorderò niente di questo volume, cancellato senza infamia e senza lode.
Eppure l'idea alla base era carina e nasceva da un amore sincero che l'autrice nutre per la Austen. Courtney, donna moderna, alle prese con un fidanzato che la tradisce quasi sulla soglia dell'altare, un amico di lui che lo ha spalleggiato ma che in qualche modo le è sentimentalmente vicino, si risveglia in un corpo non suo, in un'epoca completamente diversa e persino in un paese, l'Inghilterra, lontana da casa sua.
Scopre che, per uno strano effetto di congiunzioni astrali e per un desiderio espresso dalla proprietaria del suo corpo, che si chiama significativamente Jane (come l'autrice) Mansfield (come Mansfield Park!), di vivere un'altra vita, Courtney si ritrova bloccata nel suo corpo di damina dei primi dell'Ottocento, mentre molto probabilmente la vera Jane si ritrova a pascolo nel XXI secolo.
Jane è corteggiata da un certo Mr Edgeworth, su cui però si concentrano sospetti di leggerezza con una cameriera poi allontanata dalla sua casa. Sembra anche che abbia alimentato una romantica amicizia con James, un valletto a lei inferiore, che aveva preso in simpatia. Ad affiancarla c'è Mary, la sorella di Edgeworth, un tempo sedotta e abbandonata da un gentiluomo poco gentiluomo, che il fratello aveva ostacolato, ma che poi si rivelerà interessato solo alla dote, un po' come la sorella di Darcy con Wickham.
Il problema però è che manca tutta la freschezza e l'ironia della Austen e il confronto tra le due epoche non basta a reggere una trama troppo esile e senza grandi svolte o introspezioni. È un racconto leggero, ma a tratti vuoto, come un puro esercizio di stile che a nulla porta. I personaggi appaiono trasparenti, come se fossero scritti su un voglio di carta velina, senza profondità e anche la scoperta di un interesse sincero tra Jane e Edgeworth appare senza passione, senza sentimento. Ho provato più interesse per il rapporto con Wes, l'amico traditore, che pur emerge come sinceramente interessato a Courtney che per quella sorta di pantomima della relazione tra Elisabeth e Darcy.
Mi resta il dubbio che forse il viaggio della vera Jane nella vita incasinata di Courtney posso offrire maggiore spunto e interesse, ma la motivazione per continuare la lettura con il secondo volume è piuttosto debole. Spero che possa crescere un po', in modo da dare una seconda possibilità all'autrice. Per quanto riguarda questo volume, posso solo dire che è stata una lettura senza infamia e senza lode.
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