Mi sono imbattuta in questo romanzo per caso, cercando una storia d'amore che non si limitasse al solito schema riduttivo di un incontro, più o meno focoso, ma volendo una trama che mescolasse anche elementi d'avventura. Rosemary Rogers viene presentata come la Regina del Romance storico e d'avventura e mi sono detta che potevo tentare questa nostra conoscenza in quest'estate di letture.
Alla fine di questo lungo viaggio durato circa 500 pagine, infarcite di colpi di scena, di attacchi apache, di comancheros, di uomini guidati dalla brama e dal desiderio di vendetta, la domanda fondamentale che mi sono posta è stata: fino a che punto un'autrice di romance può spingere la sua fantasia e una visione piuttosto semplicistica e superficiale del passato? Possibile che romance, in molti casi, debba essere sinonimo di una scrittura trasandata (che molti che apprezzano definiranno scorrevole) con un'incapacità di affrontare temi corposi e drammatici?
La storia è quella della bellissima Lady Rowena Dangerfield, cresciuta in India con il nonno, dopo il drammatico divorzio dei suoi genitori, la fuga del padre in America, e il matrimonio della madre con il suo amante. Della fastosa e seducente India, che Lucinda Riley ha magicamente rappresentato in IL PROFUMO DELLA ROSA DI MEZZANOTTE, non compare neanche una virgola, ridotta a un racconto di poche pagine, senza atmosfera o respiro, prima che la ragazza venga spedita, selvaggia e irriverente, in Inghilterra dalla madre, quando il nonno muore.
Qui, come la più classica delle eroine gotiche, viene sottoposta alle voglie del patrigno e la violenza si consuma con una superficialità narrativa che dimostra solo il tono con cui proseguirà il romanzo, da un punto di vista anche strutturale piuttosto confuso. Si passa infatti dalla terza persona del periodo indiano, a un racconto in prima che dovrebbe essere un resoconto di una vita fatto da una prospettiva poco chiara.
Da questo momento, in una folla di personaggi quasi tutti uguali, senza dimensione e profondità, Lady Rowena passa nel giro di pochi capitoli a brillare come nuova attrazione dei salotti londinesi, per poi essere mandata via dalla madre, alla scoperta della malattia del padre in America, che ne vuole fare la sua ricchissima erede.
Nella terra dei selvaggi, Rowena incontra il socio di suo padre (nel frattempo passato a miglior vita), un certo Todd Shannon, uomo dispotico ma fascinoso che esercita su di lei una certa attrazione, ma che vorrebbe sposarla soprattutto per impadronirsi della metà del ranch che il padre le ha lasciato. Ma soprattutto Rowena finisce per essere coinvolta nelle trame di un odio confuso e spiegato con racconti che si passano di bocca in bocca e che riguardano un certo Lucas Cord, mezzo sangue indiano e allo stesso tempo messicano, sui cui sembrano concentrarsi tutti i mali del mondo.
Tra aggressioni varie, donnine che si offrirebbero alla prima occasione, agguati e qualche bacio che dovrebbe essere appassionato, ma che riflette la freddezza di un personaggio come Rowena, quando siamo intorno alla metà del racconto, Lucas fa la sua comparsa come protagonista che suscita odio e amore.
Rapita dagli indiani, venduta e finita nelle mani di Cord, Rowena arriva nella valle segreta dove vive la fascinosa Elena, che come quella del mito greco, è la più bella del creato e seduce tutti gli uomini che le ruotano intorno, anche se appare un po' tardona per colpa dell'età: il padre di Rowena ne ha subito il fascino, lo stesso Lucas, figlio adottato dalla donna, Todd la odia, ma c'è una sorta di attrazione. Rowena cercherà di strapparle Lucas con tutte le sue forze.
La trama poteva presentare degli elementi interessanti, ma la superficialità con cui tutto è affrontato non permette la fruibilità di questa storia se si desidera un minimo di credibilità. Un esempio fra tutti! Come può un lettore con un minimo di raziocinio emozionarsi o lasciarsi affascinare dalla scena del salvataggio di Rowena dalle rapide di un fiume, quando l'eroe, Lucas, poche ore prima è stato colpito ripetutamente da una valanga di proiettili, sparati dal fratello Ramon, geloso di lui? Manco fosse superman capace di resistere a qualsiasi colpo ad eccezione della kryptonite!
Siamo oltre il senso del ridicolo, in quanto è già miracoloso che non sia morto dissanguato, ma addirittura dovremmo credere che è un supereroe che salva con la sua forza l'eroina dall'impeto e dalla violenza della corrente? Magari in un fantasy, cosa che qui non è! Oppure l'orripilante scelta del nome del bambino che i due avranno sul finale? Qualcuno che ha apprezzato il romanzo mi potrebbe spiegare non tanto il primo nome, Guy, messo a ricordo del padre di Rowena, ma quel Ramon, stesso uomo che ha violentato la protagonista, per averla sorpresa tra le braccia del fratello? Perché chiamare il proprio figlio con il nome di un violentatore? Non ci viene, ovviamente, spiegato.
Qualunque fosse l'intenzione dell'autrice, a mio parere non è riuscita a produrre un romanzo credibile e quando in un racconto, che si può riempire di colpi di scena, si sfiora l'inverosimile, l'emozione più probabile è il fastidio o l'ilarità. Decisamente bocciato!
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