L'ultimo erede perduto di Pembrook a cui Lorraine Heath dedica un romanzo è Rafe, il figlio più piccolo di Keswick, quello che Sebastian abbandona in un orfanotrofio prima di arruolarsi nell'esercito. È sicuramente tra i personaggi della Heath, di questa saga, quello più emblematico e misterioso. Mentre infatti gli altri fratelli hanno un passato che appare evidente (che sia la guerra in Crimera per Sebastian, la pirateria per Tristan), di Rafe non scopriamo nulla nei romanzi precedenti, tranne che è venuto dal nulla e si è creato un piccolo impero negli ambienti più discutibili della società.


Come è facile supporre, Rafe finisce per vincere l'asta e quando la ragazza viene trasferita nella sua monumentale residenza, toccherà a lui svelarle la vera natura dell'accordo con il fratello. Pian piano Evelyn perde la sua innocenza, ma non la sua umanità e pur accettando la proposta che Rafe le fa, garantendole un futuro sicuro, pian piano la sua dolcezza, la sua propensione al prossimo, le permetteranno di aprirsi un varco tra le feriti che Rafe nasconde, trovando la strada che la porta all'animo protetto del nostro eroe.
Ci sono tanti piccoli particolari che rendono apprezzabile anche quest'ultimo volume della saga de GLI EREDI PERDUTI DI PEMBROOK, basti pensare alla corso sotto la pioggia di Evelyn, quando scopre la natura dell'accordo con Rafe, con lui che la insegue per riportarla a casa; il terrore di Easton dei contatti fisici, frutto delle violenze subite da bambino, quella famiglia sconosciuta, oltre il muro della residenza, che trasmettono a Evelyn l'idea della felicità, che scopriremo essere molto più familiare di quanto immaginato.

I tre romanzi della saga riescono a mantenere una certa uniformità e le preferenze per un capitolo o l'altro credo che dipendano fondamentalmente solo da una questione di gusto e di affinità. Non conoscevo la Heath, ma onestamente mi ha fatto un'ottima impressione.
VOTO: 7
FRASI TRATTE DAL ROMANZO
«Ma di certo avete un nome. È forse un segreto? Rapite bambini dai loro letti? Vi chiamate Tremotino? Fatico a immaginarvi come Principe Azzurro.» Fiabe. Era cresciuta tra le favole, ma non aveva idea di stare camminando fra orchi.
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«Mi sorprende che non siamo stati aggrediti» osservò lei. «Mi conoscono.» «Per la vostra generosità?» Lui rise sotto i baffi. «No. Perché è qui che ho vissuto per molti anni durante il periodo in cui ero perduto, come tanto poeticamente ha detto Madame Charmaine.»
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Non devi sentirti in colpa.» «Non mi sento mai in colpa. Non ci si guadagna niente.» «Perché mi hai raccontato tutto questo?» «Perché, se dovessi morire, saprai che non dovrai cercarmi quando salirai in paradiso.
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