La guerra distrugge, cancella ogni cosa e quando è finita, spesso, nessuno si ricorda perché è cominciata. Queste sono verità di cui siamo tutti consapevoli, ma ieri, mentre guardavo una nuova manciata di episodi di questa serie, LA RAGAZZA E L'UFFICIALE, ero davanti a un mondo in disfacimento dove a pagare sono soprattutto quelli che non vogliono prendere atto che tutto è cambiato e cercare di agire di conseguenza. Ma partiamo dalla storia dei nostri due personaggi principali, che avevamo lasciato separati per un breve periodo. Infatti Seyit era partito con Celil e Petro per controllare la sicurezza delle terre circostanti.
Se in questo breve periodo la povera Sura saggia sulla sua pelle l'ostilità della famiglia del suo amato, che, in realtà, non l'avvicina per rispettare l'ordine paterno di non avere niente a che fare con lei, per il resto la donna non fa altro che muoversi dal letto di Tatya, che sembra non riprendersi pienamente dall'aborto che ha subito, e avere nostalgia di casa e della sua famiglia. Osman, il fratello piccolo, cerca anche di avvicinarla, ma l'arrivo del padre chiarisce tutti i sospetti che la bella Sura aveva cominciato a nutrire.
Certo è strano vedere una volontà paterna così netta e drammatica, al punto tale che un figlio eroe, che per una sola volta decide di fare di testa sua, seguendo il suo cuore, venga posto alla porta in questo modo, ma se si contestualizza l'epoca e il posto dove ci troviamo, possiamo anche capirlo, pur non accettandolo.
Intanto Seyit torna (dopo uno scontro armato in cui Petro è stato vicino a uccidere Celil, anche se poi si è giustificato come un errore), e quando scopre quello che è successo con Sura, decide di andare a salutare la famiglia e a dire loro che andrà via e non lo vedranno più. La sua decisione vacilla nel momento in cui, una notte, arriva Mahmut, il fratello intermedio, che aveva nel frattempo pianificato la sua fuga con la moglie verso Istanbul.
Temendo per la vita di Seyit, lo prega di prendere lui il posto sulla nave che dovrebbe salvarli, in quanto sa che i sovversivi stanno cercando proprio lui e Celil. Quando però l'ufficiale scopre che la famiglia è in pericolo, manda Sura e Tatya, insieme alla moglie di Mahmut, nel vecchio mulino e corre a casa per aiutare il padre e il fratello che sono sotto assedio. E qui scoppia una tragedia senza fine.
Nello scontro armato, per l'assenza di Petro che doveva andare a recuperare le armi (l'uomo invece è fuggito con i fucili e le pistole con cui spera di comprare la sua fuga verso l'estero), muoiono il padre e la madre di Seyit, davanti agli occhi impotenti dei tre figli.
Il dolore è accecante e Osman, disperato, si lancia all'inseguimento dei sovversivi. Durante uno scontro armato, in cui lui ha la meglio, sorprende però Petro, che era stato raggiunto da Misha, e ascoltando la loro conversazione, si rende conto che Petro ha sempre ingannato Seyit e che è dalla parte dei sovversivi.
Il ragazzo corre nella speranza di poter raggiungere il fratello, ma verrà ucciso a pochi metri dal raggiungimento del suo obiettivo. L'abile Petro, però, riuscirà a far credere a Seyit che a sparare al fratello è il traditore Misha e Seyit, accecato dal dolore, lo ucciderà sotto i suoi stessi occhi, senza dargli la possibilità di parlare.
E se le tragedie sembrano poche, bisogna anche dire che la povera Sura cerca inutilmente di salvare Tatya, che nel frattempo era peggiorata. Non riuscirà a portarla dal medico e l'amica morirà tra le sue braccia, gettando nella disperazione il povero Celil, anche se qui vedo una speranza futura, in una rossa che si è invaghita di lui al primo sguardo, Guzide, ma che adesso è partita per Istanbul, convinta che Celil mai l'amerà.
Puntata decisamente drammatica, che riflette un'epoca difficile di rottura e cambiamento. Sono curiosa per la parte che si ambienterà in Turchia. Mi chiedo cosa potrà mai succedere dopo tutte queste tragedie.
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