Ci eravamo lasciati davanti a un baratro, con colpi inflitti da ogni parte. Kemal aveva commesso l'atrocità massima per lui (quel delitto che tutti temevano fosse capace di commettere spinto dalla sfida continua con Emir), ma anche Nihan era stata travolta dal dolore, alla scoperta della morte del fratello. La seconda stagione che Mediaset generosamente programma di seguito alla prima, senza abbandonarci a mesi di attesa che avrebbero spinto persone come me a recuperarla in turco, giapponese o qualsiasi lingua umana, ci permette di non attendere il ché si adatta perfettamente anche alle sequenze che riprendono poche ore dopo tutto quello che è stato vissuto.
Nihan si reca in carcere per vedere il fratello, stravolta dal dolore, ignorando tutte le dinamiche e convinta che a spingerlo al suicidio sia stato il carcere e non quello che la moglie gli ha fatto e qualcuno (ancora misterioso) che ha voluto colpirlo e che stranamente, questa volta, non è Emir. Qui trova la madre, l'altezzosa Vildan, praticamente annientata, che stringe tra le dita la fede di Onder senza che la figlia ancora sappia quello che è successo. Il nuovo colpo indurisce il cuore di Nihan, o comunque lo chiude nei confronti di un uomo che ha cercato di aiutarla sempre, senza che lei se ne rendesse conto, combattendo quasi da solo per un amore nel, a quanto pare, ci credeva solo lui.
Kemal è in carcere e già l'interrogatorio ci fa capire come andranno le cose. Anche se ha confessato i poliziotti sono alquanto duri con lui. Sembra che il potere di Emir arrivi anche li, nonostante l'imprenditore stia lottando con la morte pur di salvarsi. Kemal non parla. Sarà solo durante l'udienza preliminare che, pur non confessando la vera ragione dello scontro, conferma di aver sparato, ma che il colpo della pistola portata da Emir è uscito in modo accidentale.
A far pendere la bilancia contro di lui e quello che chiede il suo avvocato, che vorrebbe farlo aspettare il processo fuori dal carcere, è proprio Nihan, mossa più dal risentimento che dal desiderio di giustizia, che lei gli sbatte in faccia con cattiveria. Hai voluto l'onestà, allora sarà onesta anche io e ti farò saggiare il peso di quella giustizia che hai sempre rivendicato. Ma questa non è giustizia, cara Nihan, ma solo desiderio di vendetta!
Così la donna confessa la sua relazione con Kemal e gli scontri con il marito che portano il giudice a credere che ci siano motivi per il tentato omicidio e quindi ordina che il giovane ingegnere venga trasferito in prigione. La sua partenza è straziante, ma Nihan si impone di non cedere. Ha chiuso il suo cuore dopo la morte di Ozan e del padre e non vuole saperne più di nessuno.
Kemal arriva in carcere e il suo destino sembra essere segnato. A voler combattere per lui ci sono Asu, Leyla, Zehir e pochi altri ancora e le riflessioni di Kemal, che si sente staccato da tutti e da tutto, fondamentalmente solo, riflettono la condizione di un amore che doveva dare senso alla sua vita, ma che si è trasformato in un sentimento malato che lo sta trascinando verso la disperazione. Speriamo in un riscatto che possa salvare lui, in qualche modo, e tutti noi che, ipnotizzati, ma a tratti in modo inconscio, continuiamo a seguirli quasi potessimo trovare una luce di riscatto.
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