lunedì 7 settembre 2020

HOTEL GAGARIN (Italia 2018)


Ieri sera avevo voglia di film e facendo zapping sui vari canali alla fine mi sono fermata su RAI 1 dove stavano trasmettendo una pellicola italiana con molti volti noti del cinema italiano. Sembrava una pellicola capace di strappare un sorriso e ho deciso di fermarmi a guardarla.


La trama ha tutte le premesse per una storia particolare e per una commedia che, oltre ai sorrisi, strappa anche qualche riflessione.


Tutto gira intorno a un film che dovrebbe essere finanziato da alcuni fondi della Comunità Europea e su cui vuole mettere le mani Franco Paradiso, un produttore improvvisato, in combutta con un onorevole, Pietro Turone, un europarlamentare senza scrupoli e corrotto. L'obiettivo è quello di andare in Armenia per girare questa pellicola, anche se lo scopo è solo quello di incassare i soldi.


Per risparmiare, si decide di improvvisare e come copione si sceglie il racconto "Il viaggio di Marta" del professore Nicola, insegnante di storia alle scuole superiori. Paradiso contatta il professore e ingaggia tecnici e attori a caso per mandarli in Armenia il prima possibile. Partono quindi Nicola, l'autore del racconto, Elio, un elettricista ingaggiato come tecnico delle luci, Sergio, un fotografo spiantato ingaggiato come video-operatore, Patrizia, una prostituta ingaggiata come attrice improvvisata, e Valeria, una russa dai loschi affari ingaggiata come organizzatrice.


Le prime attività sono quelle di sopralluogo accompagnati da Kira e Aram ma dopo poco il vicino Azerbaigian bombarda il paese (nell'ambito delle rivendicazioni per la regione del Nagorno Karabakh). Come conseguenza, la troupe è costretta a rimanere nell'albergo che li ospita (l'Hotel Gagarin) in attesa di nuove istruzioni e non è possibile rimpatriare perché gli aeroporti sono chiusi. Inoltre Paradiso viene arrestato dalla Guardia di Finanza, lasciando senza soldi anche la complice che confessa tutto al gruppo.


Senza lavoro e senza possibilità di tornare a casa, i protagonisti decidono di soddisfare le richieste della popolazione locale che, affascinata dalla presenza di una troupe "internazionale", chiede di poter rivivere in prima persona le gesta dei grandi attori del cinema o di realizzare i loro sogni su una pellicola. Durante una di queste giornate si presenta Conversano, un pugliese emigrato che si offre di avvisare l'ambasciata a Yerevan per farli rimpatriare.


Al momento del ritorno, Patrizia decide di seguire Aram e di rimanere in Armenia e l'elettricista Elio fa lo stesso vivendo la sua storia con una cameriera dell'hotel, consci di non avere motivi per tornare in Italia.


Il film anche se con situazioni paradossali, alla fine strappa sorrisi e riflessioni, pur, a mio parere, mancando di una svolta fondamentale o di una presa di coscienza chiara da parte dei personaggi. Nel complesso, comunque, una commedia dolce e amara che cerca di far sorridere senza scadere in battute facili e in un umorismo spicciolo. Poetica la chiusura, con tutti i filmati registrati durante il loro soggiorno all'Hotel Gagarin.

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