mercoledì 9 dicembre 2020

GENTE DI DUBLINO di James Joyce


 

 

Oggi vi voglio parlare di una raccolta di racconti che ho particolarmente amato, GENTE DI DUBLINO, che Joyce pubblicò con  lo pseudonimo di Stephen Daedalus nel 1914, offrendo un ritratto impietoso della debolezza e del fallimento della società irlandese, presentata in 15 racconti di abitanti di Dublino, che rivela, nella sua essenza più profonda, la debolezza morale e sociale nei confronti della politica, della religione.


 

 Tutti i suoi abitanti, in qualche modo, sono dei perdenti, dove i loro sogni sono falliti miseramente e ognuno di loro è come affetto da una paralisi da cui non riescono a liberarsi e l'autore li descrive, senza condanna o giudizio morale, mostrandoceli nella loro natura, con una scrittura decisamente moderna, dove abbandona il narratore onnisciente, per offrirci un ventaglio di punti di vista come sono i suoi personaggi, utilizzando anche il discorso diretto anche per i loro pensieri, dando al lettore una strada privilegiata che lo porterà a entrare profondamente nell'animo di ciascuno di loro.


 

Tra i racconti più significativi, che mi hanno colpito, ricordo ovviamente l'ultimo, I MORTI, che racconta un momento di vita famigliare e di consapevolezza di Gabriel Conroy, insegnante e scrittore, che dopo una festa a cui ha partecipato con la moglie, che lui vedeva in un certo modo, riceve dalla donna una confessione sul suo passato che lo sconvolgerà profondamente, facendogli prendere atto che la sua vita è stata in qualche modo priva di significato e di forza.

 


 Ed è anche l'unico racconto in cui il protagonista Gabriel finisce in qualche modo per raggiungere la coscienza del proprio fallimento, che potrebbe in qualche modo preludere a un possibile cambiamento. La scena finale è di quelle che si ricordano profondamente nella storia della letteratura, con un profondo vedi di tristezza e di consapevolezza.


 

Una raccolta di racconti che non si dimentica e che ha un gusto assolutamente moderno e consapevole. 

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