martedì 17 novembre 2020

IL SIGNORE DELLE MOSCHE di William Golding


 

Oggi la mia mente mi ha portato a un libro letto qualche anno fa e scoperto per caso. Avevo sentito parlare di Golding e trovandomi davanti, per caso, la sua opera più celebre, IL SIGNORE DELLE MOSCHE, su di uno scaffale di una libreria, decisi di comprarlo e provare l'avventura. La storia parte in maniera quasi favolistica, per poi pian piano assumere tinte sempre più fosche trascinando il lettore nella visione oscura e drammatica della natura umana, che veicola un messaggio chiave di Golding: "L'uomo produce il male con la stessa facilità con cui le api producono il miele!".


 

Un gruppo di bambini di un istituto britannico, stanno lasciando il vecchio continente in aereo, per sfuggire a un conflitto mondiale. L'aereo precipita su di un'isola deserta e tutti gli adulti che li accompagnano muoiono, lasciando in vita solo i ragazzi. 


 

In un primo momento sembra quasi una sorta di paradiso terrestre, dove i bambini vivono la scoperta della natura e della libertà di cui godono, senza nessun controllo adulto, ma pian piano le esigenze della loro stessa natura li porteranno a far sì che la legge del più forte, capace di procacciare il cibo e di badare agli altri, prenda il sopravvento sui più fragili e deboli, visti come un elemento da schiacciare ed eliminare. E man mano che i ragazzi cominceranno a creare una sorta di società primitiva, gli elementi più oscuri della natura umana emergeranno trascinandoli nel baratro della violenza e dell'impossibilità di sottrarsi al male insito in ognuno di loro.


 

E in questo contesto terribile e fatale, il ritorno del mondo adulto, che li salverà, rappresenta quasi il ritorno all'ordine.



 

Romanzo pubblicato nel 1954, IL SIGNORE DELLE MOSCHE, il cui titolo allude sia al Diavolo e al Male, ma anche concretamente alla testa mozzata di un maiale che i ragazzi dovranno uccidere per nutrirsi, vincendo il timore iniziale, e la cui testa poi metteranno su un piccone celebrandolo e idolatrandolo, è una sorta di Bildungsroman al contrario, dove i protagonisti ragazzini e adolescenti attraverseranno un processo che non li porterà alla maturazione e alla crescita, ma alla manifestazione degli istinti più bassi e oscuri della loro personalità. L'orrore della guerra, conclusasi meno di un decennio prima, emerge in questa visione cupa del mondo e della natura umana, offrendosi come riflessione senza speranza sul destino dell'umanità.

Nessun commento:

Posta un commento