domenica 10 aprile 2016
IL COLORE DELLA FELICITA' DI ROBERTA CIUFFI
Non l'avrei mai creduto (essendo stata per anni una esterofila convinta), ma mi sto pian piano facendo conquistare dalle autrici di casa nostra che a mio parere hanno una marcia in più, e non lo dico per piaggeria o affetto, in quanto non conosco nessuna delle scrittrici italiane che sto leggendo in questi ultimi giorni. Mi sono ritrovata per caso tra le mani un romanzo di ROBERTA CIUFFI, nome che avevo visto più volte, e mi sono detta che potevo tentare anche quest'avventura dopo il piacevole incontro con Maria Masella e Miriam Formenti.
Quello che mi è saltato agli occhi subito, fin dalle prime pagine, è la descrizione fortemente credibile, senza per questo non essere romantica, di un mondo così come doveva essere, pieno di regole, ma anche di passioni profonde, di segreti e allo steso tempo di novità verso il futuro. Una cosa che ho riscontrato nei tanti romanzi del genere (soprattutto di lingua anglosassone) è la descrizione di eroine completamente fuori contesto, eccessivamente moderne nei comportamenti e nella conoscenza anche dell'amore.
Ricordando i racconti di persone più anziane di me che mi riportavano una società alquanto rigida in costumi e morale, mi domandavo come fosse possibile che queste protagoniste vissute persino secoli prima, anche se in un altro paese, potessero essere così disinibite e soprattutto esperte prima ancora di arrivare nelle braccia di un uomo. Quando ho cominciato a leggere il romanzo della Ciuffi ero talmente emozionata dall'esattezza di certi particolari che davvero avrei promosso il romanzo anche solo per questo.
I discorsi bisbigliati, le ipotesi improbabili su come nascessero i bambini, erano divertenti e allo stesso tempo assolutamente realistici, così come l'ostracismo della cosiddetta società per bene nei confronti di una famiglia benestante, ma "scandalosa", quella dei Fox, segnata da una tragedia destinata a lasciare il suo strascico anche sulle generazioni future.
La storia infatti è ambientata a Roma, nel 1852, e ci racconta della bella Carlotta Dall'Orto, una ragazza felice ed allegra, appena uscita dal convento e desiderosa di trovare un marito e formarsi una famiglia. Quello che ignora, e che la famiglia le ha tenuto nascosto, fino a quel momento, è la tragica storia di sua sorella Maria Luigia, di cui conserva solo un ritratto sbiadito nella memoria. La ragazza, infatti, abbandonata all'altare pochi giorni prima delle nozze, si è tolta la vita.
Il suicidio ha segnato non solo l'animo della madre, ma anche la loro presenza in società. Quando Carlotta viene umiliata pubblicamente per una colpa non sua, Ruggero Armillari, un giovane alla moda e di buona famiglia, è l'unico a prendere in qualche modo le difese della giovane.
Ruggero è un uomo più moderno e pensa che non sia giusto far ricadere su Carlotta il peso di una colpa non sua. Intenerito e allo stesso tempo consapevole di dover trovare una moglie che possa dargli un erede, decide di chiedere la sua mano, senza però rinunciare ai piaceri che la bella amante sposata gli concede. Grande sarà il suo turbamento nel rendersi conto che amare sua moglie è un'impresa assolutamente semplicissima e naturale.
Carlotta è una creatura solare e positiva che entrerà nella vita degli Armillari, sconvolgendo i loro equilibri, senza sapere che la tragedia di Maria Luigia è molto diversa da quella raccontata, strettamente legata a lei e al suo passato.
Storia bellissima, commovente anche sul finale, ben scritta e ben ambientata, davvero una scoperta degna di nota.
VOTO:; 7
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