domenica 24 aprile 2016
LA ESCLAVA BLANCA - CHE SE LO PORTI IL DIAVOLO (Cap. 52)
Confesso che Victoria Quintero è una protagonista atipica che finisce per turbarmi e affascinarmi allo stesso tempo. Di eroine positive fino all'eccesso ne ho incontrate tante (alcune da amare, altre a volte decisamente ridicole), poi sono venute quelle con un pizzico di cattiveria (tipo Teresa) in cui l'avidità accecante finiva per dominare i sentimenti. Poi ecco Victoria Quintero spiccare sulle altre dominata da un desiderio di vendetta che è più forte a volte anche dell'amore.
Nicolás Parreño è in fin di vita dopo che Morales lo ha sparato, ma la moglie ha ascoltato la confessione dell'uomo sulla colpevolezza del marito per quanto riguarda la fine tragica dei Quintero e la fiammata di odio e desiderio di vendetta si è riaccesa in quello spirito combattivo che ha sempre caratterizzato questa eroina.
Il medico arrivato da Santa Marta si affanna al suo capezzale, mentre lei cerca di aiutare Milagros a salvare Julian, vita che lei reputa sicuramente più preziosa. Quando Adela arriva in cucina per parlarle, la donna è davvero sconvolta all'idea di perdere il suo unico figlio e prega disperata: "Che il Signore non se lo porti!" Ed ecco la battuta pungente della dolce Victoria: "È il Diavolo che se lo deve portare!"
L'odio per NIcolás è talmente accecante che la ragazza, rimasta sola con lui nella stanza, viene presa da un momento di assoluta follia, dove pensa che se l'uomo dovesse morire tutti i loro problemi sarebbero finiti, così cerca di ucciderlo, soffocandolo, ma quando l'uomo spalanca gli occhi, lei che non è un'assassina sconvolta fugge via.
Miguel la trova in lacrime fuori dalla casa e la ragazza gli racconta quello che era sul punto di fare. Non riesce a capire se la disperazione che prova è dovuta alla mancanza di successo in quello che stava facendo o per l'atto in sé. Ma questa è Victoria, la stessa che ha sposato Nicolás provando ad ucciderlo durante il banchetto di nozze.
Intanto gli altri personaggi danno luce e positività alla storia, o drammaticità, come la povera Bume, che si è tolta la vita nel fiume, novella Ofelia, per essere poi pianta da una disperata Eugenia.
Ho apprezzato molto anche Ana e Felipe, ormai coppia, che vivono con timore e allo stesso tempo gioia la loro nuova vita insieme, pieni di progetti e di piani. Lei lavora con Angela al mercato e malgrado l'ostracismo dei bianchi che cercano di evitarla, Ana si sente per la prima volta libera, anche se sa che solo lasciando Santa Marta potrà vivere una vita piena accanto a Felipe.
Questi è alle prese con il tunnel scavato fino al mare. Insieme a volontari, ai ragazzi della posada, ormai sono riusciti a ripulirlo e tutto sembra andare per il meglio, ma ecco nuovamente un ostacolo profilarsi all'orizzonte, uno davvero pesante: Granados.
Questi è stato risparmiato da Miguel la notte in cui il gruppo punitivo si è recato da lui. Ripresosi dal colpo, invece di meditare sui suoi errori, è rimasto come un elemento impazzito pronto a fare del male. Con l'appoggio di Nicolás Granados ormai è solo una minaccia per la serenità di Ana e Felipe e adesso di tutti gli schiavi, in quanto proprio seguendo l'avvocato ha scoperto l'esistenza del tunnel.
Dopo 52 episodi in cui abbiamo seguito le tormentate vicende e lo sforzo costato per scavare la strada verso il mare e la libertà, vedere nuovamente tutto in pericolo fa gridare al mio cuore "Che se lo porti il Diavolo!" a lui, a Nicolás e a tutti questi malvagi che sembrano sempre avere più potere di tutti gli altri. Il cuore di Victoria mi è stranamente famigliare.
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