Oggi mi è tornato alla mente un romanzo letto diversi anni fa, durante la mia adolescenza, seguendo la fascinazione per il film del 1963 di Ludovico Visconti, IL GATTOPARDO, che dalle mie parti rappresenta un personaggio che ha segnato profondamente la storia del nostro territorio.
Il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa fu pubblicato postumo, a un anno dalla sua morte, dopo essere stato rifiutato da molte case editrici e considerato oggi uno dei più grandi romanzi della letteratura italiana e mondiale.
La storia è quella nota, racconta le vicende del principe Fabrizio Salina, il gattopardo, che vive insieme alla moglie stella e ai suoi sette figli. Fabrizio assiste con occhi disincantati allo sbarco in Sicilia di Garibaldi e all'ascesa di un nuovo ceto, quello borghese, che questo cambiamento ha portato alla ribalta.
Diversamente da lui, suo nipote Tancredi abbraccia i cambiamenti, alla ricerca del potere economico, combattendo anche tra le file dei garibaldini. Innamorato di lui, è la cucina Concetta, ma lui preferirà Angelica, la figlia del nuovo sindaco di Donnafugata, bellissima e soprattutto erede del ricco patrimonio del padre.
Attraverso le vicende dei personaggi, Tommasi di Lampedusa ci offre uno sguardo disincantato sui cambiamenti, sulla Sicilia e sullo spirito dei siciliani, abituati agli invasori e ai presunti cambiamenti, pur riuscendo a mantenere integro il loro spirito, che si presenta con un misto di cinico realismo e di rassegnazione. «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi».
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